L’uso del velocipede, così come riportato nel Codice della Strada, è attualmente molto caldeggiato dalle realtà cittadine e regionali, con corrispondente incremento di attività educativo-sociali appropriate, a volte non sufficienti a porre rimedi circa la sinistrosità stradale che vede coinvolti ciclisti non professionisti. In tal senso, il lavoro contiene la casistica autoptica raccolta presso il settorato medico-legale della città di Ferrara nel periodo compreso dal 1984 ed il 2004, analizzata per età, tipologia di sinistro (ora, giorno settimanale, stagionalità, percorso cittadino dell’avvenimento), tipologia di lesioni riportate dal ciclista, modalità di decesso, intervallo tra il sinistro ed il decesso, livelli di alcoolimetria. I risultati sono stati quindi confrontati con quelli desumibili dalla bibliografia riportata, concedendo caratteristiche e peculiarità. Sono stati differenziati i ciclisti “in sella” da quelli che conducono la bicicletta “a mano”, nelle rispettive ipotesi di tipologia traumatica. E’ sembrato utile diversificare l’incidenza delle lesioni nei diversi distretti corporei, confermando una maggiore frequenza a carico del distretto cranico, sia per quanto concerne i casi a decesso immediato, sia per i casi con decesso avvenuto in tempi più lunghi rispetto al sinistro (ipotesi di responsabilità professionale). Nell’intento di verificare una eventuale proporzionalità tra gli interventi urbanistici e la sinistrosità letifera, si riporta la numerosità degli interventi autoptici rispetto agli anni considerati, osservando una leggera flessione negli ultimi due anni, che sembra giustificare gli sforzi economici regionali promossi verso una efficace tutela sia nei confronti dei ciclisti che di coloro i quali utilizzano mezzi a motori.
incidenti con la bicicletta
GAUDIO, Rosa Maria
2004
Abstract
L’uso del velocipede, così come riportato nel Codice della Strada, è attualmente molto caldeggiato dalle realtà cittadine e regionali, con corrispondente incremento di attività educativo-sociali appropriate, a volte non sufficienti a porre rimedi circa la sinistrosità stradale che vede coinvolti ciclisti non professionisti. In tal senso, il lavoro contiene la casistica autoptica raccolta presso il settorato medico-legale della città di Ferrara nel periodo compreso dal 1984 ed il 2004, analizzata per età, tipologia di sinistro (ora, giorno settimanale, stagionalità, percorso cittadino dell’avvenimento), tipologia di lesioni riportate dal ciclista, modalità di decesso, intervallo tra il sinistro ed il decesso, livelli di alcoolimetria. I risultati sono stati quindi confrontati con quelli desumibili dalla bibliografia riportata, concedendo caratteristiche e peculiarità. Sono stati differenziati i ciclisti “in sella” da quelli che conducono la bicicletta “a mano”, nelle rispettive ipotesi di tipologia traumatica. E’ sembrato utile diversificare l’incidenza delle lesioni nei diversi distretti corporei, confermando una maggiore frequenza a carico del distretto cranico, sia per quanto concerne i casi a decesso immediato, sia per i casi con decesso avvenuto in tempi più lunghi rispetto al sinistro (ipotesi di responsabilità professionale). Nell’intento di verificare una eventuale proporzionalità tra gli interventi urbanistici e la sinistrosità letifera, si riporta la numerosità degli interventi autoptici rispetto agli anni considerati, osservando una leggera flessione negli ultimi due anni, che sembra giustificare gli sforzi economici regionali promossi verso una efficace tutela sia nei confronti dei ciclisti che di coloro i quali utilizzano mezzi a motori.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.