Il gruppo di Biologia Farmaceutica dell'Università di Parma ha avviato negli ultimi anni un percorso interdisciplinare di ricerca nell'ambito del controllo di qualità delle piante officinali, integrando competenze botaniche, farmacognostiche e di biologia molecolare, incentrando i propri sforzi sulla filiera dell'origano. La monografia Origanum in Farmacopea Europea ammette preparati ottenuti da foglie e fiori essiccati dei soli Origanum onites L. e Origanum vulgare L. subsp. hirtum (sin. subsp. viride; sin. heracleoticum), con un massimo del 2% di eventuali contaminanti [1]. Analisi microscopiche di preparati commerciali di Origanum individuano tra i più comuni contaminanti e possibili adulteranti due categorie di specie vegetali, la cui presenza oltre ad andare a detrimento della qualità del prodotto può anche precluderne la commercializzazione: 1) specie prive di un profilo aromatico come Cistus incanus (Cistaceae), Rhus coriaria (Anacardiaceae) e Rubus spp. (Rosaceae); 2)- specie aromatiche appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae, quali Origanum majorana e Satureja montana. Nell’analisi di identità e qualità dei preparati vegetali, l’impiego di marcatori molecolari genomici può rappresentare una utile integrazione se non una valida alternativa ai lunghi e laboriosi saggi macro e microscopici tradizionali consentendo, una volta ottimizzato un protocollo, una veloce procedura operativa [2][3]. Obiettivo del lavoro è stata la messa a punto di un protocollo di applicazione della tecnica RAPD-PCR, Random amplified polymorphic DNA [4][5] all’identificazione dei contaminanti vegetali non aromatici di Origanum. Definito un protocollo comune di estrazione del DNA genomico per le principali specie di Origanum e per Cistus incanus, Rhus coriaria e Rubus sp., il materiale genetico ottenuto sia da materiale fresco che da essiccato è stato amplificato con 20 primer RAPD. Dal confronto dei profili elettroforetici è stato possibile identificare marcatori caratteristici per ognuno dei contaminanti in esame. Tra i possibili marcatori sono stati scelti quelli che producevano, per le specie contaminanti, bande specifiche di dimensioni relativamente piccole e quindi più facilmente amplificabili anche da DNA estratto da campioni commerciali allo stato essiccato e pertanto potenzialmente degradato. Il primer OPA11 ha consentito di individuare per Cistus incanus e Rhus coriaria bande specifiche rispettivamente di 456 e 286 bp, mentre il primer OPA20 è stato utilizzato per l’identificazione di un amplificato di 317 bp specifico per Rubus sp.. I marcatori selezionati sono stati applicati a DNA estratto da miscele di Origanum/contaminante in percentuale del 2, 5 e 10% che hanno consentito di rintracciare la presenza delle specie in esame in tutte le condizioni considerate, confermando la validità del protocollo nell’analisi dei contaminanti dei preparati commerciali.

Individuazione di contaminanti vegetali in preparati commerciali di Origanum spp. attraverso analisi RAPD

POLI, Ferruccio;SACCHETTI, Gianni;
2008

Abstract

Il gruppo di Biologia Farmaceutica dell'Università di Parma ha avviato negli ultimi anni un percorso interdisciplinare di ricerca nell'ambito del controllo di qualità delle piante officinali, integrando competenze botaniche, farmacognostiche e di biologia molecolare, incentrando i propri sforzi sulla filiera dell'origano. La monografia Origanum in Farmacopea Europea ammette preparati ottenuti da foglie e fiori essiccati dei soli Origanum onites L. e Origanum vulgare L. subsp. hirtum (sin. subsp. viride; sin. heracleoticum), con un massimo del 2% di eventuali contaminanti [1]. Analisi microscopiche di preparati commerciali di Origanum individuano tra i più comuni contaminanti e possibili adulteranti due categorie di specie vegetali, la cui presenza oltre ad andare a detrimento della qualità del prodotto può anche precluderne la commercializzazione: 1) specie prive di un profilo aromatico come Cistus incanus (Cistaceae), Rhus coriaria (Anacardiaceae) e Rubus spp. (Rosaceae); 2)- specie aromatiche appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae, quali Origanum majorana e Satureja montana. Nell’analisi di identità e qualità dei preparati vegetali, l’impiego di marcatori molecolari genomici può rappresentare una utile integrazione se non una valida alternativa ai lunghi e laboriosi saggi macro e microscopici tradizionali consentendo, una volta ottimizzato un protocollo, una veloce procedura operativa [2][3]. Obiettivo del lavoro è stata la messa a punto di un protocollo di applicazione della tecnica RAPD-PCR, Random amplified polymorphic DNA [4][5] all’identificazione dei contaminanti vegetali non aromatici di Origanum. Definito un protocollo comune di estrazione del DNA genomico per le principali specie di Origanum e per Cistus incanus, Rhus coriaria e Rubus sp., il materiale genetico ottenuto sia da materiale fresco che da essiccato è stato amplificato con 20 primer RAPD. Dal confronto dei profili elettroforetici è stato possibile identificare marcatori caratteristici per ognuno dei contaminanti in esame. Tra i possibili marcatori sono stati scelti quelli che producevano, per le specie contaminanti, bande specifiche di dimensioni relativamente piccole e quindi più facilmente amplificabili anche da DNA estratto da campioni commerciali allo stato essiccato e pertanto potenzialmente degradato. Il primer OPA11 ha consentito di individuare per Cistus incanus e Rhus coriaria bande specifiche rispettivamente di 456 e 286 bp, mentre il primer OPA20 è stato utilizzato per l’identificazione di un amplificato di 317 bp specifico per Rubus sp.. I marcatori selezionati sono stati applicati a DNA estratto da miscele di Origanum/contaminante in percentuale del 2, 5 e 10% che hanno consentito di rintracciare la presenza delle specie in esame in tutte le condizioni considerate, confermando la validità del protocollo nell’analisi dei contaminanti dei preparati commerciali.
2008
Origanum sp.; RAPD; contaminanti
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