After the entry into force of the Treaty of Lisbon, although the European Council gained the status of an EU institution, the practice of informal meetings between the EU Member States’ Heads of State or government has not ceased, but it has grown in number, until it became a working method of the EU institution. While Scholars have identified the reasons underlying such institutional practice, its implications for EU institutional architecture and system of jurisdictional protection have still not been explored. The aim of this paper is to analyze these implications, paying due attention to the position of the Council, the Commission and Parliament, as well as to the caselaw of the ECJ regarding the “test of the authorship of act”, that was applied in the well-known case NF. Hence, it is the time to rediscover the concerns of the Scholars, when the European Council was not yet an EU Institution, about an undue influence over the supranational legal order exercised by Member States’ Heads of State or government?

Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, nonostante il Consiglio europeo sia diventato un’istituzione dell’Unione, non è cessata la pratica dei capi di Stato o di governo degli Stati membri di riunirsi a suo “margine”, bensì è aumentata, sino a diventare parte strutturale del metodo di lavoro dell’istituzione stessa. Se le ragioni che nutrono tale prassi sono già state messe in luce dalla dottrina, nel presente lavoro ci si interroga su quali siano le sue implicazioni sull’ordinamento sovranazionale, sia dal punto di vista della sua architettura istituzionale sia dalla prospettiva del sistema di tutela giurisdizionale. Si fa riferimento da una parte alla posizione del Consiglio, della Commissione e del Parlamento e dall’altra parte alla giurisprudenza della Corte di giustizia relativa al “test dell’autore dell’atto”, quale venuto in rilievo nella celebre causa NF. Dunque, conviene riscoprire le preoccupazioni della dottrina che, ben prima che il Consiglio europeo fosse un’istituzione, rifletteva sull’influenza (esterna) dei capi di Stato o di governo sull’ordinamento “comunitario”?

A Margine” dal Consiglio europeo. I vertici e le riunioni informali dei capi di Stato o di governo degli Stati membri dopo il Trattato di Lisbona: problemi di (dis)equilibrio istituzionale)?

Samuele Barbieri
2024

Abstract

After the entry into force of the Treaty of Lisbon, although the European Council gained the status of an EU institution, the practice of informal meetings between the EU Member States’ Heads of State or government has not ceased, but it has grown in number, until it became a working method of the EU institution. While Scholars have identified the reasons underlying such institutional practice, its implications for EU institutional architecture and system of jurisdictional protection have still not been explored. The aim of this paper is to analyze these implications, paying due attention to the position of the Council, the Commission and Parliament, as well as to the caselaw of the ECJ regarding the “test of the authorship of act”, that was applied in the well-known case NF. Hence, it is the time to rediscover the concerns of the Scholars, when the European Council was not yet an EU Institution, about an undue influence over the supranational legal order exercised by Member States’ Heads of State or government?
2024
Dopo l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, nonostante il Consiglio europeo sia diventato un’istituzione dell’Unione, non è cessata la pratica dei capi di Stato o di governo degli Stati membri di riunirsi a suo “margine”, bensì è aumentata, sino a diventare parte strutturale del metodo di lavoro dell’istituzione stessa. Se le ragioni che nutrono tale prassi sono già state messe in luce dalla dottrina, nel presente lavoro ci si interroga su quali siano le sue implicazioni sull’ordinamento sovranazionale, sia dal punto di vista della sua architettura istituzionale sia dalla prospettiva del sistema di tutela giurisdizionale. Si fa riferimento da una parte alla posizione del Consiglio, della Commissione e del Parlamento e dall’altra parte alla giurisprudenza della Corte di giustizia relativa al “test dell’autore dell’atto”, quale venuto in rilievo nella celebre causa NF. Dunque, conviene riscoprire le preoccupazioni della dottrina che, ben prima che il Consiglio europeo fosse un’istituzione, rifletteva sull’influenza (esterna) dei capi di Stato o di governo sull’ordinamento “comunitario”?
Consiglio europeo, prassi istituzionale, tutela giurisdizionale,equilibrio istituzionale, Unione europea
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