Il processo di insegnamento promosso nel Laboratorio di Progettzione Architettonica del terzo anno assume la forma di una visione ampia e condivisa in cui la necessità di imporre un processo critico agli studenti, ancora prima che sul progetto, fa parte della necessità di espandere le capacità decisionali, non soltanto legate al tema del design architettonico, ma a partire dal concetto di design come processo autonomo. L’introduzione di un “processo di progettazione” consente di migliorare il contributo reciproco degli studenti a questioni complesse come la rigenerazione urbana. Come molte città italiane di medie dimensioni, Prato ha subito una sostanziale trasformazione durante la fine del secolo scorso, passando da città-fabbrica, caratterizzata dalla produzione tessile e dalla moda, a un centro multietnico costretto ad affrontare l’immigrazione mono-etnica Cinese. Aree dismesse e incomplete della città hanno iniziato ad apparire a causa della recente crisi economica seguita da una diffusa insostenibilità sociale: la Macro Area 0 è una di queste realtà. Questo modello di crisi all’interno del Macrolotto 0 ha prodotto oggetti scartati da produzioni artigianali fallite (deficit funzionali). Ha anche causato lacune relazionali a causa della perdita di importanza delle forme tradizionali di aggregazione sociale, costringendo le persone a smettere di usufruire dello spazio pubblico. Lo scopo del lavoro con gli studenti è stato quello di immaginare nuovi scenari per quello che è stato identificato, da Bernardo Secchi, come il Macrolotto 0, uno dei luoghi al centro del dibattito sulla città data l’importanza strategica del suo possibile sviluppo. Il Macrolotto 0 quindi come laboratorio e riferimento per una città “flessibile” e dialogante, dove esplorare i possibili sviluppi ibridi, di natura politica, sociale e urbana nella realtà policroma e variegata del XXI secolo. La mutazione sostenibile dei luoghi creati dall’uomo che stanno affrontando oggi la crisi diventa un catalizzatore di un’opera di mediazione e contaminazione tra preesistenza, patrimonio, identità e nuovi modi di fruizione, organizzazione e partecipazione delle comunità. La comunità è il luogo in cui si incontrano storie, gruppi etnici e generazioni diverse. L’architettura è sempre stata attenta ai cambiamenti sociali. Difatti, non esiste design o forma che non sia un’interpretazione di un’idea sociale. Pertanto, l’architettura può collaborare alla riprogettazione dei luoghi della vita urbana attraverso metodi di ricondizionamento dello status quo, in cui le comunità riconoscono un valore identitario. Questo esperimento può essere possibile solo a Prato, la città della lana cardata. Questo tessuto nato dallo “scarto” di abiti rappresenta il motore del processo di rigenerazione economica dell’area. Si è deciso di confrontarci con gli studenti attraverso l’applicazione di un metodo che si riferisce al concetto di sistema circolare, ovvero un modello che rimette in circolazione risorse già utilizzate ma non totalmente obsolete, in modo tale che sia possibile ottenere non solo materiale primario (riciclaggio) ma un nuovo dispositivo, ricondizionato, in grado di produrre un risultato di scarto = valore. Un dispositivo che risulta dall’integrazione tra ciò che esiste e nuovi inserimenti, implementato con la logica del minimo intervento e traducendo il sistema circolare nell’intero processo di progettazione, definendo una mutazione circolare sostenibile.

Sovrascrivere il Macrolotto 0: Strategia e strumenti per il ricondizionamento

Alessandro Gaiani
2020

Abstract

Il processo di insegnamento promosso nel Laboratorio di Progettzione Architettonica del terzo anno assume la forma di una visione ampia e condivisa in cui la necessità di imporre un processo critico agli studenti, ancora prima che sul progetto, fa parte della necessità di espandere le capacità decisionali, non soltanto legate al tema del design architettonico, ma a partire dal concetto di design come processo autonomo. L’introduzione di un “processo di progettazione” consente di migliorare il contributo reciproco degli studenti a questioni complesse come la rigenerazione urbana. Come molte città italiane di medie dimensioni, Prato ha subito una sostanziale trasformazione durante la fine del secolo scorso, passando da città-fabbrica, caratterizzata dalla produzione tessile e dalla moda, a un centro multietnico costretto ad affrontare l’immigrazione mono-etnica Cinese. Aree dismesse e incomplete della città hanno iniziato ad apparire a causa della recente crisi economica seguita da una diffusa insostenibilità sociale: la Macro Area 0 è una di queste realtà. Questo modello di crisi all’interno del Macrolotto 0 ha prodotto oggetti scartati da produzioni artigianali fallite (deficit funzionali). Ha anche causato lacune relazionali a causa della perdita di importanza delle forme tradizionali di aggregazione sociale, costringendo le persone a smettere di usufruire dello spazio pubblico. Lo scopo del lavoro con gli studenti è stato quello di immaginare nuovi scenari per quello che è stato identificato, da Bernardo Secchi, come il Macrolotto 0, uno dei luoghi al centro del dibattito sulla città data l’importanza strategica del suo possibile sviluppo. Il Macrolotto 0 quindi come laboratorio e riferimento per una città “flessibile” e dialogante, dove esplorare i possibili sviluppi ibridi, di natura politica, sociale e urbana nella realtà policroma e variegata del XXI secolo. La mutazione sostenibile dei luoghi creati dall’uomo che stanno affrontando oggi la crisi diventa un catalizzatore di un’opera di mediazione e contaminazione tra preesistenza, patrimonio, identità e nuovi modi di fruizione, organizzazione e partecipazione delle comunità. La comunità è il luogo in cui si incontrano storie, gruppi etnici e generazioni diverse. L’architettura è sempre stata attenta ai cambiamenti sociali. Difatti, non esiste design o forma che non sia un’interpretazione di un’idea sociale. Pertanto, l’architettura può collaborare alla riprogettazione dei luoghi della vita urbana attraverso metodi di ricondizionamento dello status quo, in cui le comunità riconoscono un valore identitario. Questo esperimento può essere possibile solo a Prato, la città della lana cardata. Questo tessuto nato dallo “scarto” di abiti rappresenta il motore del processo di rigenerazione economica dell’area. Si è deciso di confrontarci con gli studenti attraverso l’applicazione di un metodo che si riferisce al concetto di sistema circolare, ovvero un modello che rimette in circolazione risorse già utilizzate ma non totalmente obsolete, in modo tale che sia possibile ottenere non solo materiale primario (riciclaggio) ma un nuovo dispositivo, ricondizionato, in grado di produrre un risultato di scarto = valore. Un dispositivo che risulta dall’integrazione tra ciò che esiste e nuovi inserimenti, implementato con la logica del minimo intervento e traducendo il sistema circolare nell’intero processo di progettazione, definendo una mutazione circolare sostenibile.
2020
9788833381084
mutazione sostenibile, sovrascrittura, ricondizionamento, innesti urbani
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