Un racconto seriale può essere tale in due modi fondamentali: da un lato ripetendo un modello, uno schema, una struttura narrativa; dall’altro suddividendosi in parti separate e consecutive. La prima modalità è forse la più antica: deriva dal meccanismo di comunicazione orale del racconto e può essere identificata già nella fiaba, nel racconto mitologico, nei cicli omerici, nelle saghe nordiche, nei cicli cavallereschi medievali, nell’epica rinascimentale (e oggi nella paraletteratura, nelle saghe cinematografiche e nelle serie televisive a episodi). La seconda emerge soprattutto nella modernità ed ha come tratto distintivo la pianificazione della suddivisione in unità discrete, pubblicate a intervalli di tempo regolari. Solo a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, in particolare in Inghilterra e in Francia, si diffonde la pratica di scrivere romanzi direttamente in funzione della serializzazione, in fascicoli o come feuilleton allegato a un giornale. In entrambe le sue forme, con le infinite ibridazioni possibili, la serialità è stata adottata da tutti i generi e da tutti i media: dal fumetto al cinema, dalla radio alla televisione, dai videogiochi al web. Si può dire che la serialità sia in un certo senso “contagiosa”: passa da un mezzo di comunicazione ad un altro, dall’oralità alla scrittura, dalla scrittura ai media elettrico-‐‑elettronici. In sostanza la serialità è intermediale e interculturale, perché appartiene sia alla cultura di élite che alla cultura popolare (e spesso mette in contatto culture diverse tra loro mediante i meccanismi delle comunicazioni di massa), perché coinvolge logiche di creazione innovative e allo stesso tempo logiche di mercato, perché i meccanismi della ripetizione o della successione che la regolano possono essere allo stesso tempo molto semplici quanto estremamente complessi e raffinati, e migrano da un medium ad un altro con estrema facilità. Il racconto seriale, inoltre, crea una complessa interazione tra narrazione, produzione e distribuzione, mettendo in dubbio i confini del testo, l’attribuzione autoriale, la separazione tra autore e fruitore, la compiutezza e a volte perfino la conoscibilità di un universo narrativo che può espandersi fino a diventare incontrollabile. Scopo del numero 11 di Between è indagare la natura e le forme della narrazione seriale, da un punto di vista storico, narratologico, culturale e mediale. Saranno particolarmente apprezzati contributi che mettano a confronto le strade intraprese dalla serialità tra media, culture e epoche diverse, anche prendendo in considerazione le possibili relazioni tra le forme narrative premoderne e la serialità contemporanea.
Forme, strategie e mutazioni del racconto seriale
BERNARDELLI, ANDREA
;Federici, Eleonora
;
2016
Abstract
Un racconto seriale può essere tale in due modi fondamentali: da un lato ripetendo un modello, uno schema, una struttura narrativa; dall’altro suddividendosi in parti separate e consecutive. La prima modalità è forse la più antica: deriva dal meccanismo di comunicazione orale del racconto e può essere identificata già nella fiaba, nel racconto mitologico, nei cicli omerici, nelle saghe nordiche, nei cicli cavallereschi medievali, nell’epica rinascimentale (e oggi nella paraletteratura, nelle saghe cinematografiche e nelle serie televisive a episodi). La seconda emerge soprattutto nella modernità ed ha come tratto distintivo la pianificazione della suddivisione in unità discrete, pubblicate a intervalli di tempo regolari. Solo a partire dagli anni Trenta dell’Ottocento, in particolare in Inghilterra e in Francia, si diffonde la pratica di scrivere romanzi direttamente in funzione della serializzazione, in fascicoli o come feuilleton allegato a un giornale. In entrambe le sue forme, con le infinite ibridazioni possibili, la serialità è stata adottata da tutti i generi e da tutti i media: dal fumetto al cinema, dalla radio alla televisione, dai videogiochi al web. Si può dire che la serialità sia in un certo senso “contagiosa”: passa da un mezzo di comunicazione ad un altro, dall’oralità alla scrittura, dalla scrittura ai media elettrico-‐‑elettronici. In sostanza la serialità è intermediale e interculturale, perché appartiene sia alla cultura di élite che alla cultura popolare (e spesso mette in contatto culture diverse tra loro mediante i meccanismi delle comunicazioni di massa), perché coinvolge logiche di creazione innovative e allo stesso tempo logiche di mercato, perché i meccanismi della ripetizione o della successione che la regolano possono essere allo stesso tempo molto semplici quanto estremamente complessi e raffinati, e migrano da un medium ad un altro con estrema facilità. Il racconto seriale, inoltre, crea una complessa interazione tra narrazione, produzione e distribuzione, mettendo in dubbio i confini del testo, l’attribuzione autoriale, la separazione tra autore e fruitore, la compiutezza e a volte perfino la conoscibilità di un universo narrativo che può espandersi fino a diventare incontrollabile. Scopo del numero 11 di Between è indagare la natura e le forme della narrazione seriale, da un punto di vista storico, narratologico, culturale e mediale. Saranno particolarmente apprezzati contributi che mettano a confronto le strade intraprese dalla serialità tra media, culture e epoche diverse, anche prendendo in considerazione le possibili relazioni tra le forme narrative premoderne e la serialità contemporanea.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.