Coolhunting: una parola misteriosa per molti, già desueta per gli addetti ai lavori. Una pratica professionale dai confini incerti, esercitata in modo multiforme da ricercatori di mercato, antropologi, sociologi, architetti, designer, stilisti, buyer, ma anche psicologi, giornalisti, consulenti moda, blogger e fotografi, una schiera di «cacciatori di tendenze» accomunati dall’abitudine a usare lo sguardo per mestiere. L’immagine del coolhunter si è sedimentata nel senso comune in due opposti stereotipi: quello «romantico» del giovane globetrotter che, armato di fotocamera digitale e innata curiosità, va alla ricerca di segnali e tendenze espressive nei luoghi frequentati dalle comunità di trendsetter; di contro, la versione «apocalittica» che addita il coolhunter come molestatore della cultura giovanile, intento a spiare le identità dei teenager per trasformarle in fenomeni commerciali. Tra queste alternative manichee si apre uno spazio vuoto che il volume cerca di esplorare, analizzando il coolhunting come «campo» di peculiari relazioni sociali e professionali nato dentro il mondo della moda come erede del fashion forecasting, ma emancipatosi ampiamente dal fashion system fino a diventare una «pratica eretica» capace di estendere a numerosi settori dell’industria culturale la nevrotica esigenza di leggere i trend socio-culturali. Attraverso le interviste a oltre 40 professionisti del settore, emerge un quadro del coolhunting come attività di intermediazione culturale, nell’accezione del sociologo francese P. Bourdieu, specializzata nell’intercettare la distinzione, vale a dire osservare le pratiche esperienziali di consumatori sempre più sofisticati e dei loro immaginari per coglierne gli aspetti distintivi e innovativi. Attraverso una posizione di mezzo tra produttori e consumatori, i coolhunter maneggiano un contenuto informativo ad alto valore culturale ed economico, ovvero le categorie di coolness, stile e lifestyle.

Coolhunting. Genesi di una pratica professionale eretica

PEDRONI ML
Primo
2010

Abstract

Coolhunting: una parola misteriosa per molti, già desueta per gli addetti ai lavori. Una pratica professionale dai confini incerti, esercitata in modo multiforme da ricercatori di mercato, antropologi, sociologi, architetti, designer, stilisti, buyer, ma anche psicologi, giornalisti, consulenti moda, blogger e fotografi, una schiera di «cacciatori di tendenze» accomunati dall’abitudine a usare lo sguardo per mestiere. L’immagine del coolhunter si è sedimentata nel senso comune in due opposti stereotipi: quello «romantico» del giovane globetrotter che, armato di fotocamera digitale e innata curiosità, va alla ricerca di segnali e tendenze espressive nei luoghi frequentati dalle comunità di trendsetter; di contro, la versione «apocalittica» che addita il coolhunter come molestatore della cultura giovanile, intento a spiare le identità dei teenager per trasformarle in fenomeni commerciali. Tra queste alternative manichee si apre uno spazio vuoto che il volume cerca di esplorare, analizzando il coolhunting come «campo» di peculiari relazioni sociali e professionali nato dentro il mondo della moda come erede del fashion forecasting, ma emancipatosi ampiamente dal fashion system fino a diventare una «pratica eretica» capace di estendere a numerosi settori dell’industria culturale la nevrotica esigenza di leggere i trend socio-culturali. Attraverso le interviste a oltre 40 professionisti del settore, emerge un quadro del coolhunting come attività di intermediazione culturale, nell’accezione del sociologo francese P. Bourdieu, specializzata nell’intercettare la distinzione, vale a dire osservare le pratiche esperienziali di consumatori sempre più sofisticati e dei loro immaginari per coglierne gli aspetti distintivi e innovativi. Attraverso una posizione di mezzo tra produttori e consumatori, i coolhunter maneggiano un contenuto informativo ad alto valore culturale ed economico, ovvero le categorie di coolness, stile e lifestyle.
2010
9788856824384
coolhunting, moda, ricerca di mercato, intermediari di cultura, fashion, market research, cultural intermediaries
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