La prospettiva di una progettazione partecipata che coinvolge le fasce più fragili della popolazione, spesso a ridotta mobilità indipendente, può apportare significativi contributi sia ai pianificatori che agli strumenti urbanistici. Tra le fasce fragili, i bambini - che non godono di rappresentatività politica - sono portatori di esigenze (mobilità autonoma, gioco, attività motoria) che interrogano questioni prettamente urbane quali la camminabilità, la percorribilità in sicurezza e, in generale, l’accessibilità e la struttura stessa degli spazi pubblici. L’obiettivo del contributo è di indagare se siano ancora valide, e in quali contesti, le ragioni che portarono a partire dagli anni ’70 del ‘900 nell’Europa centrale e del nord ad una progettazione dello spazio pubblico attenta ai bisogni dell’infanzia e caratterizzata da interventi multiformi che coinvolsero associazioni di cittadini e amministrazioni nella progettazione e ridefinizione di vari spazi pubblici. In Italia si è attenuato l’entusiasmo suscitato da un’avanzata normativa che accompagnò alcune progettualità a partire dagli anni ’90. I criteri e gli scopi che caratterizzano i processi deliberativi rimangono tuttavia, in particolare per i gruppi meno rappresentati, indispensabili per una progettazione urbana sostenibile e democratica.
Le città sostenibili dei bambini: sfide e opportunità per un’urbanistica democratica
Elena Dorato;
2017
Abstract
La prospettiva di una progettazione partecipata che coinvolge le fasce più fragili della popolazione, spesso a ridotta mobilità indipendente, può apportare significativi contributi sia ai pianificatori che agli strumenti urbanistici. Tra le fasce fragili, i bambini - che non godono di rappresentatività politica - sono portatori di esigenze (mobilità autonoma, gioco, attività motoria) che interrogano questioni prettamente urbane quali la camminabilità, la percorribilità in sicurezza e, in generale, l’accessibilità e la struttura stessa degli spazi pubblici. L’obiettivo del contributo è di indagare se siano ancora valide, e in quali contesti, le ragioni che portarono a partire dagli anni ’70 del ‘900 nell’Europa centrale e del nord ad una progettazione dello spazio pubblico attenta ai bisogni dell’infanzia e caratterizzata da interventi multiformi che coinvolsero associazioni di cittadini e amministrazioni nella progettazione e ridefinizione di vari spazi pubblici. In Italia si è attenuato l’entusiasmo suscitato da un’avanzata normativa che accompagnò alcune progettualità a partire dagli anni ’90. I criteri e gli scopi che caratterizzano i processi deliberativi rimangono tuttavia, in particolare per i gruppi meno rappresentati, indispensabili per una progettazione urbana sostenibile e democratica.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.