Premessa: L'infezione da CMV è generalmente asintomatica la cui guarigione avviene grazie all'attivazione della risposta umorale e cellulo-mediata. Quest'ultima svolgerebbe un ruolo preponderante come dimostrato dalla riattivazione dell'infezione in soggetti dotati di elevati titoli anticorpali ma con deficit dell'immunità cellulo-mediata. Obiettivi: Si descrivono 4 gravi casi di riattivazione sistemica da CMV insorti in pazienti reumatologici trattati con terapie immunosoppressive, 3 dei quali a prognosi favorevole ed 1 infausta. Tre casi (donne di 54 e 72 anni, uomo di 67) riguardano pazienti con vasculite (Granulomatosi con poliangioite, Arterite gigantocellulare, Vasculite ANCA-associata rispettivamente) trattati e.v. con steroide e ciclofosfamide che ha preluso, in tutti i casi, all'insorgenza di iperpiressia, irresponsiva agli antibiotici, tosse secca, desaturazione e pancitopenia ingravescente. La diagnosi è stata eseguita mediante ricerca di Ag precoce (>1000 polimorfonucleati su 200.000 cellule contate), PCR qualitativa su PBMC e RT-PCR attestante valori di DNA virale pari a 1.943.810 copie/ml nel primo caso, 19.400 nel secondo e 54.600 nel terzo. Le sottopolazioni linfocitarie, eseguite solo nel 1° e nel 3° caso, risultavano non tipizzabili. E' stata impostata terapia antivirale e.v. con ganciclovir 500 mg ½ fl x 2/die per circa 20 giorni nel 1° e nel 3° caso, proseguita con valganciclovir cp 450 mg x 2/die. Nel 1° caso, tale trattamento risulta ancora in corso, con negativizzazione della viremia ma persistente positività di CMV-DNA, anche se ridotto (1.829 copie/ml); nel 3°, invece, la negativizzazione della DNAemia ne ha consentito la sospensione dopo 6 mesi. Nel 2° caso, trattato con valganciclovir 450 mg x 2/die per 3 mesi, l'outcome è stato favorevole con sensibile riduzione dei valori di CMV-DNA (<500 copie/ml) e successiva sospensione della terapia specifica. Il 4° caso, infine, riguarda un paziente affetto da Morbo di Still in terapia con ciclosporina, methotrexate e deltacortene, ricoverato per epatite associata a insufficienza multi-organo e deceduto per shock settico e CID. Dalla documentazione esibita si riscontrava un elevato titolo anticorpale e positività plasmatica per CMV-DNA a basso titolo presente da circa 8 mesi, per cui non era mai stato trattato. Conclusioni: Farmaci ad azione immunomodulante ed immunosoppressiva sono utilizzati per trattare disordini autoimmunitari con effetti terapeutici soddisfacenti. Le infezioni opportunistiche costituiscono, tuttavia, il più importante effetto collaterale. Tutti i pazienti candidati a terapie immunosoppressive dovrebbero essere sottoposti a screening preliminare per infezione da CMV, e successivamente monitorati periodicamente con test di tipizzazione linfocitaria. Qualora il valore dei CD4 risultasse inferiore a 200/microL, sarebbe opportuna la determinazione dell' Ag precoce PP65 ed una PCR qualitativa su PBMC al fine di rilevare precocemente la riattivazione dell'infezione.
SEVERA RIATTIVAZIONE DI CMV IN PAZIENTI CON PATOLOGIE REUMATICHE: PROPOSTA DI SCREENING E MONITORAGGIO DURANTE REGIMI TERAPEUTICI IMMUNOSOPPRESSIVI.
Maritati Martina
Primo
Conceptualization
;Di Nuzzo MariachiaraSecondo
Methodology
;Contini CarloUltimo
Writing – Review & Editing
2014
Abstract
Premessa: L'infezione da CMV è generalmente asintomatica la cui guarigione avviene grazie all'attivazione della risposta umorale e cellulo-mediata. Quest'ultima svolgerebbe un ruolo preponderante come dimostrato dalla riattivazione dell'infezione in soggetti dotati di elevati titoli anticorpali ma con deficit dell'immunità cellulo-mediata. Obiettivi: Si descrivono 4 gravi casi di riattivazione sistemica da CMV insorti in pazienti reumatologici trattati con terapie immunosoppressive, 3 dei quali a prognosi favorevole ed 1 infausta. Tre casi (donne di 54 e 72 anni, uomo di 67) riguardano pazienti con vasculite (Granulomatosi con poliangioite, Arterite gigantocellulare, Vasculite ANCA-associata rispettivamente) trattati e.v. con steroide e ciclofosfamide che ha preluso, in tutti i casi, all'insorgenza di iperpiressia, irresponsiva agli antibiotici, tosse secca, desaturazione e pancitopenia ingravescente. La diagnosi è stata eseguita mediante ricerca di Ag precoce (>1000 polimorfonucleati su 200.000 cellule contate), PCR qualitativa su PBMC e RT-PCR attestante valori di DNA virale pari a 1.943.810 copie/ml nel primo caso, 19.400 nel secondo e 54.600 nel terzo. Le sottopolazioni linfocitarie, eseguite solo nel 1° e nel 3° caso, risultavano non tipizzabili. E' stata impostata terapia antivirale e.v. con ganciclovir 500 mg ½ fl x 2/die per circa 20 giorni nel 1° e nel 3° caso, proseguita con valganciclovir cp 450 mg x 2/die. Nel 1° caso, tale trattamento risulta ancora in corso, con negativizzazione della viremia ma persistente positività di CMV-DNA, anche se ridotto (1.829 copie/ml); nel 3°, invece, la negativizzazione della DNAemia ne ha consentito la sospensione dopo 6 mesi. Nel 2° caso, trattato con valganciclovir 450 mg x 2/die per 3 mesi, l'outcome è stato favorevole con sensibile riduzione dei valori di CMV-DNA (<500 copie/ml) e successiva sospensione della terapia specifica. Il 4° caso, infine, riguarda un paziente affetto da Morbo di Still in terapia con ciclosporina, methotrexate e deltacortene, ricoverato per epatite associata a insufficienza multi-organo e deceduto per shock settico e CID. Dalla documentazione esibita si riscontrava un elevato titolo anticorpale e positività plasmatica per CMV-DNA a basso titolo presente da circa 8 mesi, per cui non era mai stato trattato. Conclusioni: Farmaci ad azione immunomodulante ed immunosoppressiva sono utilizzati per trattare disordini autoimmunitari con effetti terapeutici soddisfacenti. Le infezioni opportunistiche costituiscono, tuttavia, il più importante effetto collaterale. Tutti i pazienti candidati a terapie immunosoppressive dovrebbero essere sottoposti a screening preliminare per infezione da CMV, e successivamente monitorati periodicamente con test di tipizzazione linfocitaria. Qualora il valore dei CD4 risultasse inferiore a 200/microL, sarebbe opportuna la determinazione dell' Ag precoce PP65 ed una PCR qualitativa su PBMC al fine di rilevare precocemente la riattivazione dell'infezione.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.