Obiettivi Migliorare le conoscenze relative ad HIV/AIDS nella popolazione dei migranti richiedenti asilo/rifugiati e residenti nella provincia di Ferrara ed incrementare il ricorso al test HIV, offrendone l’accesso gratuito e la formazione per la prevenzione del rischio. Metodi Il progetto ha previsto la collaborazione fra le U.O.C di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara e le strutture impegnate in attività di accoglienza, protezione ed integrazione di rifugiati/richiedenti asilo, facenti capo alla Cooperativa Sociale Camelot. Presso le strutture di riferimento (CSII, SPRAR (?? indicare) sono stati effettuati, con la presenza attiva del mediatore, colloqui a piccoli gruppi (5-6) con offerta del test HIV, formazione/informazione inerenti le modalità di trasmissione/prevenzione di HIV e STDs. Presso l’Ambulatorio HIV/AIDS dell’UOC MIO, hanno avuto luogo colloqui individuali con informazione sanitaria HIV specifica, offerta del test HIV e sierologia HBV, acquisizione del consenso, esecuzione del prelievo, consegna del referto con colloquio, presa in carico dei soggetti riscontrati HIV+. Risultati Il progetto ha avuto inizio nel maggio 2013. Presso il CSII, sono stati effettuati 388 colloqui della durata di 1 ora e 30’, finalizzati all’educazione sanitaria, prevenzione di HIV e SDTs, informazione su servizi sanitari e diritti degli utenti, offerta del test HIV presso l’Ambulatorio HIV/AIDS, dove l’utente, accompagnato da un mediatore culturale, ha ricevuto ulteriori informazioni dal personale sanitario. - 246/388 (63,4%) hanno accettato di partecipare al progetto: maschi, età 20-28 anni, 88% africani (Nigeria, Senegal, Mali), 12% pachistani - 2/246 (0,8%) sono risultati HIV+ - 32/246 (13%) sono risultati HBsAg+, quindi potenziali portatori di virus dell’epatite B, per cui sono stati sottoposti ad ulteriore valutazione dello stadio dell’ infezione. - 56/246 (22,7%) sono risultati anti-HBs+, quindi già protetti nei confronti di HBV - 158/246 (64,2%) sono risultati negativi per HBV ed è stata pertanto consigliata la vaccinazione per l’eventuale promiscuità con portatori di HBV Conclusioni La presenza sul territorio di individui che provengono da esperienze di vita particolarmente difficili, quali i rifugiati/richiedenti asilo, rappresenta uno stimolo alla ricerca di modalità assistenziali ed interventi di prevenzione sempre più efficaci. L’adesione al progetto è stata elevata; gli utenti hanno manifestato interesse e partecipazione alla discussione; fondamentale è stato il ruolo svolto dal mediatore culturale sia durante i colloqui che nell’accompagnamento all’ambulatorio. La bassa prevalenza di HIV nella popolazione migrante valutata, conferma quanto presente in letteratura sulla quota rilevante di immigrati che acquisiscono HIV nel paese di arrivo a differenza di HBV. Il modello di collaborazione con le strutture del territorio che seguono i rifugiati/richiedenti asilo, ha dimostrato efficacia e trasferibilità anche ad altre patologie.
INTERVENTO DI FORMAZIONE/INFORMAZIONE CIRCA LE MODALITÀ DI TRASMISSIONE/PREVENZIONE DI MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI (SDTS) AD UNA POPOLAZIONE DI MIGRANTI RICHIEDENTI ASILO/RIFUGIATI CON OFFERTA ATTIVA DEL TEST HIV. STUDIO PILOTA NELLA PROVINCIA DI FERRARA. DATI PRELIMINARI
Segala, Daniela
Conceptualization
;Libanore, MarcoMembro del Collaboration Group
;Contini, CarloWriting – Review & Editing
;
2016
Abstract
Obiettivi Migliorare le conoscenze relative ad HIV/AIDS nella popolazione dei migranti richiedenti asilo/rifugiati e residenti nella provincia di Ferrara ed incrementare il ricorso al test HIV, offrendone l’accesso gratuito e la formazione per la prevenzione del rischio. Metodi Il progetto ha previsto la collaborazione fra le U.O.C di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara e le strutture impegnate in attività di accoglienza, protezione ed integrazione di rifugiati/richiedenti asilo, facenti capo alla Cooperativa Sociale Camelot. Presso le strutture di riferimento (CSII, SPRAR (?? indicare) sono stati effettuati, con la presenza attiva del mediatore, colloqui a piccoli gruppi (5-6) con offerta del test HIV, formazione/informazione inerenti le modalità di trasmissione/prevenzione di HIV e STDs. Presso l’Ambulatorio HIV/AIDS dell’UOC MIO, hanno avuto luogo colloqui individuali con informazione sanitaria HIV specifica, offerta del test HIV e sierologia HBV, acquisizione del consenso, esecuzione del prelievo, consegna del referto con colloquio, presa in carico dei soggetti riscontrati HIV+. Risultati Il progetto ha avuto inizio nel maggio 2013. Presso il CSII, sono stati effettuati 388 colloqui della durata di 1 ora e 30’, finalizzati all’educazione sanitaria, prevenzione di HIV e SDTs, informazione su servizi sanitari e diritti degli utenti, offerta del test HIV presso l’Ambulatorio HIV/AIDS, dove l’utente, accompagnato da un mediatore culturale, ha ricevuto ulteriori informazioni dal personale sanitario. - 246/388 (63,4%) hanno accettato di partecipare al progetto: maschi, età 20-28 anni, 88% africani (Nigeria, Senegal, Mali), 12% pachistani - 2/246 (0,8%) sono risultati HIV+ - 32/246 (13%) sono risultati HBsAg+, quindi potenziali portatori di virus dell’epatite B, per cui sono stati sottoposti ad ulteriore valutazione dello stadio dell’ infezione. - 56/246 (22,7%) sono risultati anti-HBs+, quindi già protetti nei confronti di HBV - 158/246 (64,2%) sono risultati negativi per HBV ed è stata pertanto consigliata la vaccinazione per l’eventuale promiscuità con portatori di HBV Conclusioni La presenza sul territorio di individui che provengono da esperienze di vita particolarmente difficili, quali i rifugiati/richiedenti asilo, rappresenta uno stimolo alla ricerca di modalità assistenziali ed interventi di prevenzione sempre più efficaci. L’adesione al progetto è stata elevata; gli utenti hanno manifestato interesse e partecipazione alla discussione; fondamentale è stato il ruolo svolto dal mediatore culturale sia durante i colloqui che nell’accompagnamento all’ambulatorio. La bassa prevalenza di HIV nella popolazione migrante valutata, conferma quanto presente in letteratura sulla quota rilevante di immigrati che acquisiscono HIV nel paese di arrivo a differenza di HBV. Il modello di collaborazione con le strutture del territorio che seguono i rifugiati/richiedenti asilo, ha dimostrato efficacia e trasferibilità anche ad altre patologie.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.