Background: Nel corso della nostra pratica clinica abbiamo notato una stretta correlazione tra gli interventi di colecistectomia e l’insorgenza di colangiti, anche a distanza di alcuni anni dall’intervento e talvolta con tendenza alla ricorrenza. Obiettivo: Valutare la tendenza allo sviluppo di colangiti nei pazienti colecistectomizzati. Materiali e metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente i pazienti trattati presso la U.O. di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara nel triennio 2013-2015, dimessi con diagnosi di colangite. Di essi, abbiamo valutato l’eventuale pregressa colecistectomia, la tipologia di intervento chirurgico (open vs laparoscopia), la presenza o meno di complicanze intra e perioperatorie, l’andamento degli indici di colestasi nel periodo successivo all’intervento chirurgico e la tendenza alla ricorrenza degli episodi infettivi. Risultati: Tutti i 5 pazienti trattati presso la nostra U.O. per colangite presentavano febbre e rialzo della PCR; 4 pazienti (80%) mostravano incremento degli indici di colestasi, 2 (40%), ALT e bilirubina. In 4 casi (80%), è stato possibile isolare dalle emocolture l’agente eziologico (E. coli ESBL- in tutti). Le indagini strumentali hanno sempre confermato reperti compatibili con la diagnosi; solo in un caso l’ecografia non si è dimostrata valida, mentre la colangio-RM ha evidenziato dilatazione delle vie biliari ed esiti di pregresse colangiti. Tutti i pazienti avevano subito colecistectomia. Di questi, 3 (60%) erano stati trattati per via laparoscopica in assenza di complicanze intra e perioperatorie, 2 (40%) in chirurgia open, con esecuzione di anastomosi bilio-digestiva. Il periodo medio di tempo intercorso tra la colecistectomia ed il ricovero è stato di 6 anni (range: 6/ mesi-20 anni). 3 pazienti (80%) riferivano febbri ricorrenti, nel periodo compreso tra la colecistectomia ed il ricovero. Di questi, 1 paziente presentava anamnesi positiva per ascesso epatico da E. coli , un altro, per sepsi da E. coli. Tutti presentavano rialzi periodici degli indici di colestasi anche in assenza di sintomi clinici. Conclusioni: Nonostante l’esiguità della casistica esaminata e la scarsa numerosità di dati della letteratura, dal nostro lavoro emerge la stretta correlazione tra la colecistectomia e l’insorgenza di colangiti. Riteniamo pertanto opportuno sospettare un coinvolgimento infettivo delle vie biliari nei pazienti con febbre ed anamnesi positiva per colecistectomia, anche se eseguita negli anni precedenti, specialmente quando vi sia il concomitante riscontro di emocolture positive per germi intestinali e rialzo degli indici di colestasi. Nei casi in cui siano documentati ripetuti episodi febbrili, consigliamo inoltre lo studio delle vie biliari tramite Colangio-RM al fine di escludere esiti cicatriziali da insulti ripetuti.

COLECISTECTOMIA COME FATTORE DI RISCHIO PER INFEZIONI DEL TRATTO EPATOBILIARE

Maritati, Martina
Membro del Collaboration Group
;
Di Nuzzo, Mariachiara
Membro del Collaboration Group
;
Grilli, Anastasio
Membro del Collaboration Group
;
Contini Carlo
Writing – Review & Editing
2016

Abstract

Background: Nel corso della nostra pratica clinica abbiamo notato una stretta correlazione tra gli interventi di colecistectomia e l’insorgenza di colangiti, anche a distanza di alcuni anni dall’intervento e talvolta con tendenza alla ricorrenza. Obiettivo: Valutare la tendenza allo sviluppo di colangiti nei pazienti colecistectomizzati. Materiali e metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente i pazienti trattati presso la U.O. di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara nel triennio 2013-2015, dimessi con diagnosi di colangite. Di essi, abbiamo valutato l’eventuale pregressa colecistectomia, la tipologia di intervento chirurgico (open vs laparoscopia), la presenza o meno di complicanze intra e perioperatorie, l’andamento degli indici di colestasi nel periodo successivo all’intervento chirurgico e la tendenza alla ricorrenza degli episodi infettivi. Risultati: Tutti i 5 pazienti trattati presso la nostra U.O. per colangite presentavano febbre e rialzo della PCR; 4 pazienti (80%) mostravano incremento degli indici di colestasi, 2 (40%), ALT e bilirubina. In 4 casi (80%), è stato possibile isolare dalle emocolture l’agente eziologico (E. coli ESBL- in tutti). Le indagini strumentali hanno sempre confermato reperti compatibili con la diagnosi; solo in un caso l’ecografia non si è dimostrata valida, mentre la colangio-RM ha evidenziato dilatazione delle vie biliari ed esiti di pregresse colangiti. Tutti i pazienti avevano subito colecistectomia. Di questi, 3 (60%) erano stati trattati per via laparoscopica in assenza di complicanze intra e perioperatorie, 2 (40%) in chirurgia open, con esecuzione di anastomosi bilio-digestiva. Il periodo medio di tempo intercorso tra la colecistectomia ed il ricovero è stato di 6 anni (range: 6/ mesi-20 anni). 3 pazienti (80%) riferivano febbri ricorrenti, nel periodo compreso tra la colecistectomia ed il ricovero. Di questi, 1 paziente presentava anamnesi positiva per ascesso epatico da E. coli , un altro, per sepsi da E. coli. Tutti presentavano rialzi periodici degli indici di colestasi anche in assenza di sintomi clinici. Conclusioni: Nonostante l’esiguità della casistica esaminata e la scarsa numerosità di dati della letteratura, dal nostro lavoro emerge la stretta correlazione tra la colecistectomia e l’insorgenza di colangiti. Riteniamo pertanto opportuno sospettare un coinvolgimento infettivo delle vie biliari nei pazienti con febbre ed anamnesi positiva per colecistectomia, anche se eseguita negli anni precedenti, specialmente quando vi sia il concomitante riscontro di emocolture positive per germi intestinali e rialzo degli indici di colestasi. Nei casi in cui siano documentati ripetuti episodi febbrili, consigliamo inoltre lo studio delle vie biliari tramite Colangio-RM al fine di escludere esiti cicatriziali da insulti ripetuti.
2016
colangiti, infezioni apparato pepato-biliare, ESBL E.Coli, Colangio-RM
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