Il volume propone un percorso espositivo itinerante curato dal Consorzio della Bonifica Burana e dal Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto (Bologna), arricchendoli di alcuni approfondimenti che un tema così complesso e suscettibile di molteplici chiavi di lettura, come quello del governo delle acque, richiede. Il lungo processo di messa a sistema e di dominio dei regimi idrici, indispensabile al mantenimento di un equilibrio fra le caratteristiche fisiche dell’ambiente e le necessità delle comunità umane, ha radici lontane e traccia una storia complessa che, senza soluzione di continuità, unisce l’epoca protostorica ai nostri giorni, trovando nell’unificazione del Paese e nell’ammodernamento delle sue istituzioni e delle sue politiche il contesto di nascita e di sviluppo delle opere di bonifica e delle istituzioni corsorziali. Dall’età del Bronzo – momento nel quale, quasi cinque millenni fa, si cominciano ad attuare una precoce, consapevole e razionale pianificazione del territorio padano e i primi consistenti interventi di regimazione, drenaggio e sfruttamento delle acque – la rivisitazione prende le mosse per poi esaminare l’età romana, quando ha inizio il processo di appoderamento e messa a coltura delle terre praticato dai coloni. Nella seguente età medievale, l’assetto paesaggistico muta nuovamente in seguito all’insorgenza di castrum circondati da fossati e da numerosi canali, con i relativi mulini e le attività a essi collegate. Un impegnativo lavoro di esplorazione delle risorse documentali ha fatto riemergere numerosi e interessanti documenti d’archivio, riferibili all’organizzazione e al controllo delle acque nei territori alla destra e alla sinistra del Panaro. Fra essi risalta, nella sua eloquenza di fonte primaria, il trattato stipulato fra Giovanni II Bentivoglio e Ercole I d’Este per realizzare l’imponente opera di bonifica idraulica nota con il nome di “Collettore delle Acque Alte”. Per l’età contemporanea, l’affondo storico ha il suo oggetto privilegiato nel Consorzio della Bonifica Burana, operativo sul bacino idrografico del fiume Panaro, dal crinale appenninico tosco-emiliano sino all’Oltrepò, così come oggi si è venuto definendo istituzionalmente alla luce del quadro normativo e raccogliendo l’eredità delle esperienze, della strumentazione, delle opere di generazioni di bonificatori. Uomini impegnati ad assicurare ad altri uomini quella qualità ambientale che è a fondamento stesso della nostra vita.
Aquae. La gestione dell'acqua oltre l'Unità d'Italia nella pianura emiliana - Celebrazione del 525° anno dello scavo del "Cavamento Foscaglia" 1487-2012
MARVELLI, SILVIA;MARCHESINI, Marco;
2011
Abstract
Il volume propone un percorso espositivo itinerante curato dal Consorzio della Bonifica Burana e dal Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto (Bologna), arricchendoli di alcuni approfondimenti che un tema così complesso e suscettibile di molteplici chiavi di lettura, come quello del governo delle acque, richiede. Il lungo processo di messa a sistema e di dominio dei regimi idrici, indispensabile al mantenimento di un equilibrio fra le caratteristiche fisiche dell’ambiente e le necessità delle comunità umane, ha radici lontane e traccia una storia complessa che, senza soluzione di continuità, unisce l’epoca protostorica ai nostri giorni, trovando nell’unificazione del Paese e nell’ammodernamento delle sue istituzioni e delle sue politiche il contesto di nascita e di sviluppo delle opere di bonifica e delle istituzioni corsorziali. Dall’età del Bronzo – momento nel quale, quasi cinque millenni fa, si cominciano ad attuare una precoce, consapevole e razionale pianificazione del territorio padano e i primi consistenti interventi di regimazione, drenaggio e sfruttamento delle acque – la rivisitazione prende le mosse per poi esaminare l’età romana, quando ha inizio il processo di appoderamento e messa a coltura delle terre praticato dai coloni. Nella seguente età medievale, l’assetto paesaggistico muta nuovamente in seguito all’insorgenza di castrum circondati da fossati e da numerosi canali, con i relativi mulini e le attività a essi collegate. Un impegnativo lavoro di esplorazione delle risorse documentali ha fatto riemergere numerosi e interessanti documenti d’archivio, riferibili all’organizzazione e al controllo delle acque nei territori alla destra e alla sinistra del Panaro. Fra essi risalta, nella sua eloquenza di fonte primaria, il trattato stipulato fra Giovanni II Bentivoglio e Ercole I d’Este per realizzare l’imponente opera di bonifica idraulica nota con il nome di “Collettore delle Acque Alte”. Per l’età contemporanea, l’affondo storico ha il suo oggetto privilegiato nel Consorzio della Bonifica Burana, operativo sul bacino idrografico del fiume Panaro, dal crinale appenninico tosco-emiliano sino all’Oltrepò, così come oggi si è venuto definendo istituzionalmente alla luce del quadro normativo e raccogliendo l’eredità delle esperienze, della strumentazione, delle opere di generazioni di bonificatori. Uomini impegnati ad assicurare ad altri uomini quella qualità ambientale che è a fondamento stesso della nostra vita.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.