Negli ultimi anni si è manifestato, in ambito nazionale e internazionale, un rinnovato interesse nei confronti dell’architettura in terra cruda. La consapevolezza poi che circa l’80 % del patrimonio mondiale è in terra (dati ICCROM) e che quasi un terzo della popolazione mondiale risiede in case di terra, ha fatto assumere un ruolo primario al problema della conservazione, consolidamento e restauro di questo tipo di strutture. Benché però la terra sia il materiale da costruzione più diffuso al mondo, essa è anche il più vulnerabile a fenomeni di bio-deterioramento o riconducibili all’azione dell’acqua come i cicli di bagnatura/asciugatura, gelo/disgelo, risalita capillare ed erosione. La parziale coincidenza delle aree di diffusione della terra con quelle a più elevato rischio sismico poi, ha sollevato il problema della valutazione della vulnerabilità sismica di questo tipo di costruzioni, soprattutto nel tentativo di salvaguardare la sicurezza delle vite umane durante i terremoti più severi, di limitare il danno a livelli riparabili con i terremoti più forti e di minimizzare i danni durante i terremoti moderati. Ricerche condotte presso l’Università Cattolica di Lima (Perù), l’Università di Kassel (Germania) e il Getty Conservation Institute di Los Angeles (California), sono state finalizzate all’individuazione di soluzioni, più o meno invasive, valide per il nuovo o per strutture di rilevanza storica, al fine di migliorarne le prestazioni antisimiche.
Il comportamento sismico delle costruzioni in terra cruda
PERRONE, Monia;APRILE, Alessandra
2009
Abstract
Negli ultimi anni si è manifestato, in ambito nazionale e internazionale, un rinnovato interesse nei confronti dell’architettura in terra cruda. La consapevolezza poi che circa l’80 % del patrimonio mondiale è in terra (dati ICCROM) e che quasi un terzo della popolazione mondiale risiede in case di terra, ha fatto assumere un ruolo primario al problema della conservazione, consolidamento e restauro di questo tipo di strutture. Benché però la terra sia il materiale da costruzione più diffuso al mondo, essa è anche il più vulnerabile a fenomeni di bio-deterioramento o riconducibili all’azione dell’acqua come i cicli di bagnatura/asciugatura, gelo/disgelo, risalita capillare ed erosione. La parziale coincidenza delle aree di diffusione della terra con quelle a più elevato rischio sismico poi, ha sollevato il problema della valutazione della vulnerabilità sismica di questo tipo di costruzioni, soprattutto nel tentativo di salvaguardare la sicurezza delle vite umane durante i terremoti più severi, di limitare il danno a livelli riparabili con i terremoti più forti e di minimizzare i danni durante i terremoti moderati. Ricerche condotte presso l’Università Cattolica di Lima (Perù), l’Università di Kassel (Germania) e il Getty Conservation Institute di Los Angeles (California), sono state finalizzate all’individuazione di soluzioni, più o meno invasive, valide per il nuovo o per strutture di rilevanza storica, al fine di migliorarne le prestazioni antisimiche.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.