Questo saggio non si pone lo scopo di ripercorrere il dibattito bioetico che si è svolto e che si svolge, senza soluzione di continuità, tra i sostenitori della qualità della vita e i sostenitori della santità della vita. Esso, piuttosto, cerca di comprendere le ragioni che hanno indotto due tra i più importanti «legal and moral philosophers» contemporanei ad affermare il valore intrinseco della vita umana. John M. Finnis e Ronald Dworkin sostengono entrambi che «la vita umana è sacra», ma assegnano al predicato «è sacra» un significato non religioso, bensì laico e secolare, nel senso che attribuiscono alla vita umana un valore inviolabile ed irrinunciabile. Eppure, nonostante questa premessa assiologica che li accomuna, i due filosofi finiscono per giustificare in modo opposto le scelte in campo bioetico. Ad avviso di Finnis, il valore inviolabile del bene fondamentale della vita comporta l’illiceità del suicidio, dell’aborto, della fecondazione assistita e dell’eutanasia. Al contrario, ad avviso di Dworkin, la difesa dell’inviolabilità della vita umana personale presuppone che il rispetto del valore intrinseco della vita stessa implichi la liceità dell’aborto, della fecondazione assistita, del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria. La ricostruzione critica di queste due teorie filosofiche permette non solo di evidenziare la raffinatezza argomentativa che permea il pensiero bioetico di Finnis e di Dworkin ma anche di riconoscere ai due filosofi il grande merito di aver preso sul serio la vita umana e di aver colto le insidie etiche di un’epoca in cui la vita può essere biotecnicamente e biopoliticamente programmata, plasmata e fabbricata.
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Titolo: | La vita umana «presa sul serio». Uno studio sul perfezionismo bioetico di John M. Finnis e sul liberalismo bioetico di Ronald Dworkin |
Autori: | |
Data di pubblicazione: | 2009 |
Abstract: | Questo saggio non si pone lo scopo di ripercorrere il dibattito bioetico che si è svolto e che si svolge, senza soluzione di continuità, tra i sostenitori della qualità della vita e i sostenitori della santità della vita. Esso, piuttosto, cerca di comprendere le ragioni che hanno indotto due tra i più importanti «legal and moral philosophers» contemporanei ad affermare il valore intrinseco della vita umana. John M. Finnis e Ronald Dworkin sostengono entrambi che «la vita umana è sacra», ma assegnano al predicato «è sacra» un significato non religioso, bensì laico e secolare, nel senso che attribuiscono alla vita umana un valore inviolabile ed irrinunciabile. Eppure, nonostante questa premessa assiologica che li accomuna, i due filosofi finiscono per giustificare in modo opposto le scelte in campo bioetico. Ad avviso di Finnis, il valore inviolabile del bene fondamentale della vita comporta l’illiceità del suicidio, dell’aborto, della fecondazione assistita e dell’eutanasia. Al contrario, ad avviso di Dworkin, la difesa dell’inviolabilità della vita umana personale presuppone che il rispetto del valore intrinseco della vita stessa implichi la liceità dell’aborto, della fecondazione assistita, del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria. La ricostruzione critica di queste due teorie filosofiche permette non solo di evidenziare la raffinatezza argomentativa che permea il pensiero bioetico di Finnis e di Dworkin ma anche di riconoscere ai due filosofi il grande merito di aver preso sul serio la vita umana e di aver colto le insidie etiche di un’epoca in cui la vita può essere biotecnicamente e biopoliticamente programmata, plasmata e fabbricata. |
Handle: | http://hdl.handle.net/11392/536209 |
ISBN: | 9788849518191 |
Appare nelle tipologie: | 01.1 Monografia o Trattato Scientifico |