Il progetto di recupero funzionale scaturisce all’interno del tanto dibattuto conflitto tra la concezione del patrimonio moderno inteso come bene economico e l’altra, opposta, vincolata all’idea di bene culturale. In questo caso il concetto di bene economico deve essere inteso al di fuori di una logica esclusivamente utilitaristica, legata a dinamiche di tipo speculativo. Si tratta infatti di valutare le reali opportunità sociali, culturali, comunicative, ecc., che il recupero funzionale dell’oggetto potrebbe attivare. Inoltre non va dimenticato che un edificio specialistico a carattere produttivo, come il serbatoio di Piazza XXIV Maggio, non presenta naturalmente nessuna vocazione d’uso, in quanto non è possibile avvicinare nessuna funzione attuale alla funzione che in passato l’edificio svolgeva. Questo fatto, nella maggior parte dei casi, determina la crisi funzionale dell’oggetto architettonico pregiudicandone spesso la sua sopravvivenza materiale. Non è possibile a mio avviso proporre la tutela di un oggetto architettonico, come in questo caso di dimensioni molto importanti e di significativo interesse storico - artistico, senza affiancare ad essa una proposta di rifunzionalizzazione attiva. Solo partendo da questi due presupposti, mediando in chiave operativa, è possibile adottare una scelta sostenibile tra conservazione dello stato attuale (privilegiando l’idea di bene culturale ma trascurando le importanti opportunità latenti e consegnando pian piano l’oggetto ad un progressivo abbandono) e restauro conservativo e recupero funzionale in rapporto a nuove destinazioni d’uso, (privilegiando invece la rivalutazione del manufatto rispetto al valore storico - architettonico).
Proposta di valorizzazione e recupero funzionale dell’ex serbatoio di piazza XXIV Maggio (in www.archiprixitalia.it)
ZUPPIROLI, Marco
2008
Abstract
Il progetto di recupero funzionale scaturisce all’interno del tanto dibattuto conflitto tra la concezione del patrimonio moderno inteso come bene economico e l’altra, opposta, vincolata all’idea di bene culturale. In questo caso il concetto di bene economico deve essere inteso al di fuori di una logica esclusivamente utilitaristica, legata a dinamiche di tipo speculativo. Si tratta infatti di valutare le reali opportunità sociali, culturali, comunicative, ecc., che il recupero funzionale dell’oggetto potrebbe attivare. Inoltre non va dimenticato che un edificio specialistico a carattere produttivo, come il serbatoio di Piazza XXIV Maggio, non presenta naturalmente nessuna vocazione d’uso, in quanto non è possibile avvicinare nessuna funzione attuale alla funzione che in passato l’edificio svolgeva. Questo fatto, nella maggior parte dei casi, determina la crisi funzionale dell’oggetto architettonico pregiudicandone spesso la sua sopravvivenza materiale. Non è possibile a mio avviso proporre la tutela di un oggetto architettonico, come in questo caso di dimensioni molto importanti e di significativo interesse storico - artistico, senza affiancare ad essa una proposta di rifunzionalizzazione attiva. Solo partendo da questi due presupposti, mediando in chiave operativa, è possibile adottare una scelta sostenibile tra conservazione dello stato attuale (privilegiando l’idea di bene culturale ma trascurando le importanti opportunità latenti e consegnando pian piano l’oggetto ad un progressivo abbandono) e restauro conservativo e recupero funzionale in rapporto a nuove destinazioni d’uso, (privilegiando invece la rivalutazione del manufatto rispetto al valore storico - architettonico).I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.