Una linea critica di stimolo all’approccio al tema della valorizzazione, della fruizione e del progetto sui beni architettonici, assolutamente trasversale e di riferimento anche per chi si occupa di restauro architettonico, è il tema della luce. Il controllo della luce e il “progetto” della luce per la fruizione e la valorizzazione dei beni culturali (e non solo quella fruizione e valorizzazione “notturna” che implica l’utilizzo di illuminazioni artificiali esterne) non deve essere affrontato come intervento generico, spesso orientato al consumo turistico, ma percorrendo le precise funzioni della luce, senza esulare dal carattere critico-interpretativo che guida qualsiasi altro intervento materico sul bene culturale; concetti quali quello del minimo intervento, della reversibilità, della riconoscibilità, dell’unità potenziale dell’opera d’arte sono quelli che offrono al restauro un terreno di incontro e di dibattito. A seconda che si consideri l’ambito materico o immateriale, conoscitivo o critico-metodologico, cambiano le metodologie di intervento, le tecniche, i materiali applicati in ragione della materia su cui si opera e del linguaggio del bene in oggetto, ma non l’approccio critico. Di fatto, il “significato” della luce per i beni culturali, intesa sia come luce naturale che come illuminazione artificiale, assume un ruolo non solo legato alla fruzione del bene ma anche alla conservazione delle superfici (per citare un esempio, si pensi all’importanza della protezione delle superfici dipinte dai raggi ultravioletti della luce naturale per gli involucri esterni, o i materiali fotosensibili in generale) o alle condizioni di esposizione alla luce di manufatti conservati in ambienti interni.
Restauro, valorizzazone e fruizione. Note sul ruolo della luce
MAIETTI, Federica
2008
Abstract
Una linea critica di stimolo all’approccio al tema della valorizzazione, della fruizione e del progetto sui beni architettonici, assolutamente trasversale e di riferimento anche per chi si occupa di restauro architettonico, è il tema della luce. Il controllo della luce e il “progetto” della luce per la fruizione e la valorizzazione dei beni culturali (e non solo quella fruizione e valorizzazione “notturna” che implica l’utilizzo di illuminazioni artificiali esterne) non deve essere affrontato come intervento generico, spesso orientato al consumo turistico, ma percorrendo le precise funzioni della luce, senza esulare dal carattere critico-interpretativo che guida qualsiasi altro intervento materico sul bene culturale; concetti quali quello del minimo intervento, della reversibilità, della riconoscibilità, dell’unità potenziale dell’opera d’arte sono quelli che offrono al restauro un terreno di incontro e di dibattito. A seconda che si consideri l’ambito materico o immateriale, conoscitivo o critico-metodologico, cambiano le metodologie di intervento, le tecniche, i materiali applicati in ragione della materia su cui si opera e del linguaggio del bene in oggetto, ma non l’approccio critico. Di fatto, il “significato” della luce per i beni culturali, intesa sia come luce naturale che come illuminazione artificiale, assume un ruolo non solo legato alla fruzione del bene ma anche alla conservazione delle superfici (per citare un esempio, si pensi all’importanza della protezione delle superfici dipinte dai raggi ultravioletti della luce naturale per gli involucri esterni, o i materiali fotosensibili in generale) o alle condizioni di esposizione alla luce di manufatti conservati in ambienti interni.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.