Le torri di Punta Perotti a Bari se ne sono andate in 5 secondi il 2 aprile di quest’anno (2006). Anche le torri di Val Fourré a Mantes-la Jolie se ne sono andate in 5 secondi l’ultima settimana di giugno 2006. E così, non ci sono più i grattacieli di Paternoster Square a Londra, demoliti all’inizio degli anni ’90 del secolo passato. Non ci sono più le Geneva Towers a San Francisco, le torri e le stecche di Lafayette Courts a Baltimore, le grandi stecche de La Courneuve che ospitavano, ciascuna, 6.000 abitanti. Centinaia di stecche e di torri, centinaia di migliaia di metri quadrati di Slab-urbia sono stati demoliti in pochi secondi, milioni di metri cubi che diventano il simbolo di uno dei più grandi fallimenti del XX secolo: quello delle periferie moderne. Il fallimento delle periferie sub-urbane del XX secolo è ormai sotto gli occhi di tutti. Le rivolte, le violenze, le devastazioni nelle banlieues francesi non hanno fatto altro che rendere evidente la crisi generale del sistema di pianificazione basato sullo zoning e la concezione auto-centrica. Un sistema che ha creato veri e propri ghetti fisici, sociali, culturali. Si tratta del fallimento di un sistema che non ha risparmiato alcun paese europeo. Dovunque le città, cresciute nel tempo, sempre cambiate ma sempre rimaste città, nella seconda metà del secolo passato, quasi improvvisamente, hanno visto sorgere delle forme tumorali sub-urbane che hanno completamente stravolto la forma fisica e la struttura intrinsecamente mista della città europea. Un disastro ambientale ed economico senza eguali che viene sintetizzato, tecnicamente, con il famoso termine Slab-urbia. Slab-urbia viene definita come la tipica periferia modernista costruita in tutto il continente nella seconda metà del secolo passato, dopo la seconda guerra mondiale. Differisce dal Sub-urb Anglo-Americano per l’essere costruito con l’impiego di enormi lastre di conglomerato cementizio armato nella forma di stecche e torri dove sono costretti ad abitare fino a 6.000 persone, come nei casi del Corviale (Roma) e de La Courneuve (Paris). Costruite da non più di 40-50 anni, le periferie europee di Slab-urbia sono oggi in rovina. Incapaci di adattarsi ai cambiamenti, di connettersi organicamente con i quartieri della città tradizionale, enormi complessi edilizi sono diventati, oggi, un disastro ambientale, un luogo dove nessuno vuole andare ad abitare, un buco nero per le finanze pubbliche. Si tratta di un’emergenza alla scala europea. Le rivolte francesi hanno conquistato le prime pagine di tutti i quotidiani e dei telegiornali, ma tutti i paesi dell’Unione Europea soffrono, chi più chi meno, della medesima patologia. Come le tristi periferie di Evry, Aulny-sous-Bois, Ivry, La Corneuve, così in Italia ci sono altri famosi orrori urbanistico come il Gallaratese di Milano, le Lavatrici di Genova, il Pilastro di Bologna, il Corviale di Roma, le Vele di Napoli, lo ZEN di Palermo… A questo punto, la domanda d’obbligo è: che fare? Come invertire la tendenza al degrado? Come offrire una speranza ai cittadini di Slab-urbia? Fortunatamente, esistono oggi anche segnali incoraggianti di un cambiamento. Dovunque, in Europa, s’iniziano a demolire le peggiori aree periferiche e ad avviare serie operazioni di Rinascimento Urbano. Negli Stati Uniti, poi, anche i grandi centri commerciali periferici, i Malls, sono oggetto di un generale ripensamento. Dopo il successo dell’operazione di ri-urbanizzazione a Mashpee Commons dove una grande superficie commerciale è stata demolita e sostituita con un quartiere urbano integrato, le operazioni di Mall Retrofit si susseguono a ritmo sempre più elevato generando una vera e propria nuova categoria d’intervento. L’alternativa oggi esiste, ed è basata sulla struttura del quartiere integrato europeo e sulla ricchezza dell’architettura regionale capace di esprimere un carattere originale in ciascun contesto.

FROM SLAB-URBIA TO THE CITY. THE NEW REGIONAL WAY

TAGLIAVENTI, Gabriele;BUCCI, Alessandro
2006

Abstract

Le torri di Punta Perotti a Bari se ne sono andate in 5 secondi il 2 aprile di quest’anno (2006). Anche le torri di Val Fourré a Mantes-la Jolie se ne sono andate in 5 secondi l’ultima settimana di giugno 2006. E così, non ci sono più i grattacieli di Paternoster Square a Londra, demoliti all’inizio degli anni ’90 del secolo passato. Non ci sono più le Geneva Towers a San Francisco, le torri e le stecche di Lafayette Courts a Baltimore, le grandi stecche de La Courneuve che ospitavano, ciascuna, 6.000 abitanti. Centinaia di stecche e di torri, centinaia di migliaia di metri quadrati di Slab-urbia sono stati demoliti in pochi secondi, milioni di metri cubi che diventano il simbolo di uno dei più grandi fallimenti del XX secolo: quello delle periferie moderne. Il fallimento delle periferie sub-urbane del XX secolo è ormai sotto gli occhi di tutti. Le rivolte, le violenze, le devastazioni nelle banlieues francesi non hanno fatto altro che rendere evidente la crisi generale del sistema di pianificazione basato sullo zoning e la concezione auto-centrica. Un sistema che ha creato veri e propri ghetti fisici, sociali, culturali. Si tratta del fallimento di un sistema che non ha risparmiato alcun paese europeo. Dovunque le città, cresciute nel tempo, sempre cambiate ma sempre rimaste città, nella seconda metà del secolo passato, quasi improvvisamente, hanno visto sorgere delle forme tumorali sub-urbane che hanno completamente stravolto la forma fisica e la struttura intrinsecamente mista della città europea. Un disastro ambientale ed economico senza eguali che viene sintetizzato, tecnicamente, con il famoso termine Slab-urbia. Slab-urbia viene definita come la tipica periferia modernista costruita in tutto il continente nella seconda metà del secolo passato, dopo la seconda guerra mondiale. Differisce dal Sub-urb Anglo-Americano per l’essere costruito con l’impiego di enormi lastre di conglomerato cementizio armato nella forma di stecche e torri dove sono costretti ad abitare fino a 6.000 persone, come nei casi del Corviale (Roma) e de La Courneuve (Paris). Costruite da non più di 40-50 anni, le periferie europee di Slab-urbia sono oggi in rovina. Incapaci di adattarsi ai cambiamenti, di connettersi organicamente con i quartieri della città tradizionale, enormi complessi edilizi sono diventati, oggi, un disastro ambientale, un luogo dove nessuno vuole andare ad abitare, un buco nero per le finanze pubbliche. Si tratta di un’emergenza alla scala europea. Le rivolte francesi hanno conquistato le prime pagine di tutti i quotidiani e dei telegiornali, ma tutti i paesi dell’Unione Europea soffrono, chi più chi meno, della medesima patologia. Come le tristi periferie di Evry, Aulny-sous-Bois, Ivry, La Corneuve, così in Italia ci sono altri famosi orrori urbanistico come il Gallaratese di Milano, le Lavatrici di Genova, il Pilastro di Bologna, il Corviale di Roma, le Vele di Napoli, lo ZEN di Palermo… A questo punto, la domanda d’obbligo è: che fare? Come invertire la tendenza al degrado? Come offrire una speranza ai cittadini di Slab-urbia? Fortunatamente, esistono oggi anche segnali incoraggianti di un cambiamento. Dovunque, in Europa, s’iniziano a demolire le peggiori aree periferiche e ad avviare serie operazioni di Rinascimento Urbano. Negli Stati Uniti, poi, anche i grandi centri commerciali periferici, i Malls, sono oggetto di un generale ripensamento. Dopo il successo dell’operazione di ri-urbanizzazione a Mashpee Commons dove una grande superficie commerciale è stata demolita e sostituita con un quartiere urbano integrato, le operazioni di Mall Retrofit si susseguono a ritmo sempre più elevato generando una vera e propria nuova categoria d’intervento. L’alternativa oggi esiste, ed è basata sulla struttura del quartiere integrato europeo e sulla ricchezza dell’architettura regionale capace di esprimere un carattere originale in ciascun contesto.
2006
9788881258604
PERIFERIE; NEW URBANISM; SUB URBAN RETROFIT; DEMOLIZIONI; RINASCIMENTO URBANO; SOSTENIBILITA'; ECOLOGIA; URBANISTICA; ARCHITETTURA
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