Il cancro e l’AIDS rappresentano malattie molto diverse tra loro, non fosse altro che per le possibilità di guarigione presente nella pri-ma e tuttora irraggiungibile nella seconda. Eppure molti aspetti legano le due patologie. Da un punto di vista epidemiologico, il cancro si presenta in maniera ubiquitaria, ponendo-si globalmente, nonostante i progressi terapeutici, come la seconda causa di morte nella popolazione. Di converso, l’infezione da HIV ha assunto in questi anni proporzioni enormi, colpendo in maniera pan-demica milioni di persone (20 milioni di soggetti previsti entro il 2000) e divenendo in alcune aree metropolitane la prima causa di morte nei soggetti di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Da un punto di vista psicologico e sociale le due patologie presen-tano diversi punti di contatto, sia a livello individuale (la persona col-pita dalla malattia) che collettivo (la società). A livello individuale sia il cancro che l’AIDS possiedono un carattere disumanizzante, poiché determinano una trasformazione dell’individuo e ne intaccano la pro-pria dignità come persona. I significati della perdita dei propri ruoli e delle proprie funzioni, della minaccia e della sofferenza rappresentano infatti il denominatore comune alle due patologie. A livello collettivo, sia il cancro che l’AIDS, ponendosi come sfida all’onnipotenza della scienza abituata a dominare la natura, evocano angosce legate all’incontrollabilità e alla minaccia. Simili sono pure i meccanismi messi in atto nei confronti di tali angosce: innanzitutto la negazione, come indicato dal continuare a fumare, nel caso delle patologie tumo-rali, o dalla mancanza di precauzioni durante rapporti sessuali occa-sionali (quindi a rischio), nel caso della infezione da HIV; lo sposta-mento-stigmatizzazione, come indicato dal bisogno esasperato di indi-viduare fattori di rischio genetici, psicologici e comportamentali fina-lizzati a racchiudere il pericolo della malattia esclusivamente in “pa-zienti designati”. Cancro e AIDS sono comunque, indipendentemente dalle metafore individuali e collettive, patologie dell’uomo, che si trova ad affrontare il significato devastante della malattia. I risvolti psicologici e psichia-trici della diagnosi e del trattamento sia nel cancro che nell’infezione da HIV sono stati notevolmente studiati negli ultimi anni. Chi lavora in questo ambito sa quali siano l’impatto immediato e le ripercussioni a distanza sull’equilibrio emozionale nelle persone colpite da una di queste patologie. La necessità di cogliere gli aspetti connessi alla vita emotiva e spirituale del paziente e di garantirgli interventi terapeutici che preservino al massimo la qualità dell’esi-stenza, secondo quanto da tempo ha stabilito l’Organizzazione Mon-diale della Sanità, ha rappresentato la premessa per comprendere anche la frequenza e le caratteristiche dei disturbi psicologici secondari sia al cancro che all’infezione da HIV. Tra i numerosi quadri di sofferenza psichica nei pazienti colpiti da tali malattie, la depressione si pone come fenomeno estremamente fre-quente e come area problematica molto spesso centrale e difficilmente risolvibile nell’attività assistenziale. La depressione rappresenta il corrispettivo sul piano psicologico di quanto la malattia evoca sul piano collettivo: la perdita di speranza, l’esaurimento delle energie, la con-unzione, la fine. La depressione è sintomo, è reazione all’interno di una sindrome o è entità nosologica a sé stante che deve essere colta, interpretata, valutata e trattata in maniera corretta. Sul tema della depressione nella popolazione si è peraltro concentrato l’interesse di molta letteratura in questi anni. La depressione infatti rappresenta un disturbo comune, che può colpire un quarto delle persone nel corso della vita e che è diagnosticabile nel 30% dei soggetti nella popolazio-ne generale. La depressione ha alti costi sociali e comporta un’invalidità maggiore di molte patologie croniche note, come il dia-bete o i disturbi cardiovascolari. La depressione spesso non viene diagnosticata o trattata appropriatamente. Una volta guarita, la depres-sione tende a colpire nuovamente il soggetto, comportando un peggio-ramento della prognosi e una maggior necessità di trattamenti a lungo termine. La depressione infine rappresenta una frequente complicanza delle malattie somatiche, assumendo proporzioni elevate nei pazienti affetti da cancro o HIV. In tali patologie, il disturbo depressivo pre-senta una prevalenza del 30-40% e determina gravi conseguenze sulla qualità della vita, sulle relazioni interpersonali e, in via ancora ipoteti-ca, sulla stessa sopravvivenza del paziente. Per questi motivi, tutte le figure professionali del sistema sanitario, dai medici della medicina generale ai medici delle strutture ospedaliere, dalle figure infermieri-stiche a quelle dei servizi di assistenza sociale, sono coinvolte dalla necessità di comprendere la cause della depressione, le sue caratteristiche, i suoi fattori di rischio e le sue conseguenze. Solo attraverso l’acquisizione di tali conoscenze possono svilupparsi modelli di inter-vento terapeutico differenziati e specifici. Su queste premesse si muove il volume, il cui scopo principale è di delineare un panorama di quanto la letteratura ha messo in evidenza rispetto al tema della depressione in oncologia e nelle patologie HIV-correlate.

La depressione nel cancro e nell’infezione da HIV. Cause, conseguenze, trattamento. Franco Angeli Editore, Milano, 1997.

GRASSI, Luigi
1997

Abstract

Il cancro e l’AIDS rappresentano malattie molto diverse tra loro, non fosse altro che per le possibilità di guarigione presente nella pri-ma e tuttora irraggiungibile nella seconda. Eppure molti aspetti legano le due patologie. Da un punto di vista epidemiologico, il cancro si presenta in maniera ubiquitaria, ponendo-si globalmente, nonostante i progressi terapeutici, come la seconda causa di morte nella popolazione. Di converso, l’infezione da HIV ha assunto in questi anni proporzioni enormi, colpendo in maniera pan-demica milioni di persone (20 milioni di soggetti previsti entro il 2000) e divenendo in alcune aree metropolitane la prima causa di morte nei soggetti di età compresa tra i 25 e i 35 anni. Da un punto di vista psicologico e sociale le due patologie presen-tano diversi punti di contatto, sia a livello individuale (la persona col-pita dalla malattia) che collettivo (la società). A livello individuale sia il cancro che l’AIDS possiedono un carattere disumanizzante, poiché determinano una trasformazione dell’individuo e ne intaccano la pro-pria dignità come persona. I significati della perdita dei propri ruoli e delle proprie funzioni, della minaccia e della sofferenza rappresentano infatti il denominatore comune alle due patologie. A livello collettivo, sia il cancro che l’AIDS, ponendosi come sfida all’onnipotenza della scienza abituata a dominare la natura, evocano angosce legate all’incontrollabilità e alla minaccia. Simili sono pure i meccanismi messi in atto nei confronti di tali angosce: innanzitutto la negazione, come indicato dal continuare a fumare, nel caso delle patologie tumo-rali, o dalla mancanza di precauzioni durante rapporti sessuali occa-sionali (quindi a rischio), nel caso della infezione da HIV; lo sposta-mento-stigmatizzazione, come indicato dal bisogno esasperato di indi-viduare fattori di rischio genetici, psicologici e comportamentali fina-lizzati a racchiudere il pericolo della malattia esclusivamente in “pa-zienti designati”. Cancro e AIDS sono comunque, indipendentemente dalle metafore individuali e collettive, patologie dell’uomo, che si trova ad affrontare il significato devastante della malattia. I risvolti psicologici e psichia-trici della diagnosi e del trattamento sia nel cancro che nell’infezione da HIV sono stati notevolmente studiati negli ultimi anni. Chi lavora in questo ambito sa quali siano l’impatto immediato e le ripercussioni a distanza sull’equilibrio emozionale nelle persone colpite da una di queste patologie. La necessità di cogliere gli aspetti connessi alla vita emotiva e spirituale del paziente e di garantirgli interventi terapeutici che preservino al massimo la qualità dell’esi-stenza, secondo quanto da tempo ha stabilito l’Organizzazione Mon-diale della Sanità, ha rappresentato la premessa per comprendere anche la frequenza e le caratteristiche dei disturbi psicologici secondari sia al cancro che all’infezione da HIV. Tra i numerosi quadri di sofferenza psichica nei pazienti colpiti da tali malattie, la depressione si pone come fenomeno estremamente fre-quente e come area problematica molto spesso centrale e difficilmente risolvibile nell’attività assistenziale. La depressione rappresenta il corrispettivo sul piano psicologico di quanto la malattia evoca sul piano collettivo: la perdita di speranza, l’esaurimento delle energie, la con-unzione, la fine. La depressione è sintomo, è reazione all’interno di una sindrome o è entità nosologica a sé stante che deve essere colta, interpretata, valutata e trattata in maniera corretta. Sul tema della depressione nella popolazione si è peraltro concentrato l’interesse di molta letteratura in questi anni. La depressione infatti rappresenta un disturbo comune, che può colpire un quarto delle persone nel corso della vita e che è diagnosticabile nel 30% dei soggetti nella popolazio-ne generale. La depressione ha alti costi sociali e comporta un’invalidità maggiore di molte patologie croniche note, come il dia-bete o i disturbi cardiovascolari. La depressione spesso non viene diagnosticata o trattata appropriatamente. Una volta guarita, la depres-sione tende a colpire nuovamente il soggetto, comportando un peggio-ramento della prognosi e una maggior necessità di trattamenti a lungo termine. La depressione infine rappresenta una frequente complicanza delle malattie somatiche, assumendo proporzioni elevate nei pazienti affetti da cancro o HIV. In tali patologie, il disturbo depressivo pre-senta una prevalenza del 30-40% e determina gravi conseguenze sulla qualità della vita, sulle relazioni interpersonali e, in via ancora ipoteti-ca, sulla stessa sopravvivenza del paziente. Per questi motivi, tutte le figure professionali del sistema sanitario, dai medici della medicina generale ai medici delle strutture ospedaliere, dalle figure infermieri-stiche a quelle dei servizi di assistenza sociale, sono coinvolte dalla necessità di comprendere la cause della depressione, le sue caratteristiche, i suoi fattori di rischio e le sue conseguenze. Solo attraverso l’acquisizione di tali conoscenze possono svilupparsi modelli di inter-vento terapeutico differenziati e specifici. Su queste premesse si muove il volume, il cui scopo principale è di delineare un panorama di quanto la letteratura ha messo in evidenza rispetto al tema della depressione in oncologia e nelle patologie HIV-correlate.
1997
9788846400253
Depressione; Malattie a minaccia per la vita; Cancro; HIV; psichiatria
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