La misurazione delle performance organizzative è una delle necessità fondamentali di qualsiasi organizzazione dotata di finalismo. Il finalismo dell’Università, secondo Strassoldo (2001) si sostanzia in alcuni punti fondamentali: la formazione delle classi dirigenti, la formazione dei professionisti, la diffusione del sapere tramite attività di didattica e di ricerca, il con-tributo al sistema produttivo. I fini di ogni organizzazione possono essere interpretati come “stato futuro atteso”: di fatto, Cyert e March (1963), avvertono che i fini non sono delle organizzazioni ma delle persone, per cui ci può essere una convergenza forte o debole verso i fini organizzativi. La chiara distinzione introdotta da Cyert e March aiuta a far luce su un ulteriore aspetto chiave: l’approccio allo studio e al governo delle organizzazioni. Se si concorda con un approccio razionale mezzi-fini (goal-view) si definisce lo “stato futuro atteso” e si collocano le risorse disponibili in modo logico lungo il percorso per il raggiungimento di detti fini, enfatizzando contemporaneamente l’aspetto di progettazione organizzativa. Tuttavia, sono aspetti fondamentali di ogni organizzazione anche la cultura, le dinamiche di potere tra individui e i rapporti con l’esterno. L’insieme di tali aspetti induce a considerare, accanto all’approccio mezzi-fini (goal-view), l’aspetto di processo (process-view) per cui lo “stato atteso futuro” viene precisato man mano che l’azione procede e l’organizzazione modifica le proprie capacità di apprendimento verso l’ambiente ed il proprio comportamento. Definiamo struttura l’insieme delle modalità specifiche con cui ogni organizzazione governa i processi di differenziazione (o divisione del lavoro) e integrazione (o coordinamento dei compiti). Ora, una volta definita la struttura è necessario che l’organizzazione si doti di un sistema implicito o esplicito per la misurazione della performance, in quanto tale sistema garantisce la rappresentazione, l’orientamento e il controllo dei comportamenti organizzativi per il raggiungimento dei fini dell’organizzazione stessa. La misurazione delle performance organizzative ha una doppia valenza: - semantica o scientifica, di rappresentazione della realtà or-ganizzativa, - pragmatica o manageriale, di orientamento e controllo dei comportamenti organizzativi. La lettura in chiave manageriale sarà quella enfatizzata in questo capitolo, in aderenza alla visione di Flamholtz (1996), Mason e Swnston (1979). Nello specifico, l’implementazione di un sistema di misurazione delle performance risponde alla necessità di garantire: - efficacia (capacità di raggiungimento degli obiettivi), - efficienza (rapporto tra risultati ottenuti e risorse impiega-te), - economicità (capacità di rendere disponibile una remunerazione congrua e durevole ed un adeguato soddisfacimento a tutti gli attori organizzativi ed i fattori produttivi impiegati). Le Università non sfuggono alla necessità di sistemi di misurazione della performance, anche se tale bisogno, perlomeno in Italia, nasce in via prioritaria dalle recenti richieste di accountability da parte degli stakeholders, dalla diffusione del New Public Management, e da una serie di interventi legislativi, che verranno meglio contestualizzati nel capitolo successivo. Il capitolo mette quindi in luce quanto ogni sistema di misurazione della performance, per poter funzionare, debba tener conto delle diversità e complessità strutturali.
"Organizzazione, performance e processi"
MARAN, Laura
2007
Abstract
La misurazione delle performance organizzative è una delle necessità fondamentali di qualsiasi organizzazione dotata di finalismo. Il finalismo dell’Università, secondo Strassoldo (2001) si sostanzia in alcuni punti fondamentali: la formazione delle classi dirigenti, la formazione dei professionisti, la diffusione del sapere tramite attività di didattica e di ricerca, il con-tributo al sistema produttivo. I fini di ogni organizzazione possono essere interpretati come “stato futuro atteso”: di fatto, Cyert e March (1963), avvertono che i fini non sono delle organizzazioni ma delle persone, per cui ci può essere una convergenza forte o debole verso i fini organizzativi. La chiara distinzione introdotta da Cyert e March aiuta a far luce su un ulteriore aspetto chiave: l’approccio allo studio e al governo delle organizzazioni. Se si concorda con un approccio razionale mezzi-fini (goal-view) si definisce lo “stato futuro atteso” e si collocano le risorse disponibili in modo logico lungo il percorso per il raggiungimento di detti fini, enfatizzando contemporaneamente l’aspetto di progettazione organizzativa. Tuttavia, sono aspetti fondamentali di ogni organizzazione anche la cultura, le dinamiche di potere tra individui e i rapporti con l’esterno. L’insieme di tali aspetti induce a considerare, accanto all’approccio mezzi-fini (goal-view), l’aspetto di processo (process-view) per cui lo “stato atteso futuro” viene precisato man mano che l’azione procede e l’organizzazione modifica le proprie capacità di apprendimento verso l’ambiente ed il proprio comportamento. Definiamo struttura l’insieme delle modalità specifiche con cui ogni organizzazione governa i processi di differenziazione (o divisione del lavoro) e integrazione (o coordinamento dei compiti). Ora, una volta definita la struttura è necessario che l’organizzazione si doti di un sistema implicito o esplicito per la misurazione della performance, in quanto tale sistema garantisce la rappresentazione, l’orientamento e il controllo dei comportamenti organizzativi per il raggiungimento dei fini dell’organizzazione stessa. La misurazione delle performance organizzative ha una doppia valenza: - semantica o scientifica, di rappresentazione della realtà or-ganizzativa, - pragmatica o manageriale, di orientamento e controllo dei comportamenti organizzativi. La lettura in chiave manageriale sarà quella enfatizzata in questo capitolo, in aderenza alla visione di Flamholtz (1996), Mason e Swnston (1979). Nello specifico, l’implementazione di un sistema di misurazione delle performance risponde alla necessità di garantire: - efficacia (capacità di raggiungimento degli obiettivi), - efficienza (rapporto tra risultati ottenuti e risorse impiega-te), - economicità (capacità di rendere disponibile una remunerazione congrua e durevole ed un adeguato soddisfacimento a tutti gli attori organizzativi ed i fattori produttivi impiegati). Le Università non sfuggono alla necessità di sistemi di misurazione della performance, anche se tale bisogno, perlomeno in Italia, nasce in via prioritaria dalle recenti richieste di accountability da parte degli stakeholders, dalla diffusione del New Public Management, e da una serie di interventi legislativi, che verranno meglio contestualizzati nel capitolo successivo. Il capitolo mette quindi in luce quanto ogni sistema di misurazione della performance, per poter funzionare, debba tener conto delle diversità e complessità strutturali.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.