Obiettivo dell’opera è verificare se il diritto alla protezione dei dati personali sia ascrivibile al novero di quelle libertà fondamentali capaci di imporre vincoli stretti all’accertamento penale. Ancora sfuggono, difatti, gli schemi adatti a regolare un fenomeno insidioso, esaltato dalle potenzialità combinatorie della moderna tecnologia informatica: il procedimento penale in grado di funzionare, dalle prime indagini alla sentenza definitiva, quale meccanismo trasformatore di dati personali raccolti all’esterno, nell’ambito delle molteplici attività amministrative o di relazione sociale, quasi tutte ormai registrate da memorie elettroniche. La riflessione muove dalla elaborazione della dottrina e della giurisprudenza costituzionale, esamina le principali fonti sopranazionali e le decisioni d’ambito europeo, si vale della esperienza maturata in area tedesca e della sempre maggiore attenzione riservata al problema dalla nostra Autorità garante per la protezione dei dati personali, sia pure con evidenti difficoltà a indovinare la chiave d’accesso ad un ambiente giudiziario comprensibilmente geloso delle proprie conquiste. Che ne sarebbe infatti dell’accertamento penale, se dovesse rinunciare al flusso indiscriminato di notizie sulla persona reperibili negli archivi più disparati? La crescente considerazione per le prerogative del singolo, d’altronde, deve oggi fare i conti con l’allarme sociale determinato dall’espandersi della criminalità internazionale; ogni discorso sul diritto all’autodeterminazione informativa si tiene dunque in un clima difficile, più incline ad esaltare le finalità preventive e repressive che non ad incrementare la tutela delle garanzie individuali.

Protezione dei dati personali e accertamento penale

NEGRI, Daniele
2007

Abstract

Obiettivo dell’opera è verificare se il diritto alla protezione dei dati personali sia ascrivibile al novero di quelle libertà fondamentali capaci di imporre vincoli stretti all’accertamento penale. Ancora sfuggono, difatti, gli schemi adatti a regolare un fenomeno insidioso, esaltato dalle potenzialità combinatorie della moderna tecnologia informatica: il procedimento penale in grado di funzionare, dalle prime indagini alla sentenza definitiva, quale meccanismo trasformatore di dati personali raccolti all’esterno, nell’ambito delle molteplici attività amministrative o di relazione sociale, quasi tutte ormai registrate da memorie elettroniche. La riflessione muove dalla elaborazione della dottrina e della giurisprudenza costituzionale, esamina le principali fonti sopranazionali e le decisioni d’ambito europeo, si vale della esperienza maturata in area tedesca e della sempre maggiore attenzione riservata al problema dalla nostra Autorità garante per la protezione dei dati personali, sia pure con evidenti difficoltà a indovinare la chiave d’accesso ad un ambiente giudiziario comprensibilmente geloso delle proprie conquiste. Che ne sarebbe infatti dell’accertamento penale, se dovesse rinunciare al flusso indiscriminato di notizie sulla persona reperibili negli archivi più disparati? La crescente considerazione per le prerogative del singolo, d’altronde, deve oggi fare i conti con l’allarme sociale determinato dall’espandersi della criminalità internazionale; ogni discorso sul diritto all’autodeterminazione informativa si tiene dunque in un clima difficile, più incline ad esaltare le finalità preventive e repressive che non ad incrementare la tutela delle garanzie individuali.
2007
9788854810709
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