Nella letteratura economica, il concetto di disoccupazione tecnologica non sembra essere definito con sufficiente autonomia rispetto ad altre categorie di disoccupazione quali quelle di disoccupazione keynesiana e di disoccupazione strutturale: a volte viene infatti associata alla disoccupazione da carenza di domanda effettiva, altre volte viene posta in evidenza la sua natura strutturale (Coen - Hickman, 1988; Georgescu-Rogen Fitoussi, 1980; Standing, 1984). Nel primo caso, la disoccupazione viene ricondotta ad una crescita della domanda aggregata non proporzionale alla crescita della capacit… produttiva e dell'offerta potenziale di beni consentita dalle innovazioni che accrescono la produttività del lavoro. Nel secondo caso, la disoccupazione viene interpretata come determinata, in presenza di progresso tecnico, da un mutamento strutturale della capacità produttiva del sistema economico, che si riflette ad esempio in una struttura del capitale fisico non compatibile con il pieno impiego della forza lavoro disponibile. Entrambe queste possibilità non sono comunque tra loro in alternativa, ma possono presentarsi congiuntamente: infatti in presenza di ridotti tassi di crescita della domanda e di progresso tecnico che conduce a mutamenti sia della composizione della domanda sia della struttura produttiva può manifestarsi disoccupazione del lavoro che presenta entrambe le caratteristiche, strutturali e keynesiane. Il prevalere di un particolare tipo di queste caratteristiche viene a dipendere dalle intensità relative con cui operano gli effetti di compensazione da cui dipende il riassorbimento della forza lavoro divenuta inizialmente disoccupata a seguito dell'adozione di innovazioni risparmiatrici di lavoro. Se gli effetti di compensazione operano maggiormente stimolando la domanda aggregata, la disoccupazione tecnologica può principalmente assumere caratteristiche strutturali in presenza di rilevanti modificazioni della composizione della domanda e dell'offerta di beni; viceversa, se gli stimoli di domanda non sono sostenuti a seguito del progresso tecnico, ed operano invece meccanismi di compensazione che non innescano l'emergere di vincoli strutturali o favoriscono addirittura un loro superamento, la disoccupazione tecnologica si presenta con caratteristiche prevalentemente keynesiane. L'analisi della disoccupazione tecnologica e della sua specifica natura non può quindi trascurare i meccanismi di riassorbimento e le forze che presiedono gli effetti di compensazione, richiamando perciò in causa la nota teoria, o meglio teorie, delle compensazioni. Le teorie delle compensazioni si basano sul concetto che il progresso tecnico non solo implica una riduzione dei coefficienti di lavoro nei processi di produzione, ma comporta anche aggiustamenti nella combinazione ottima dei fattori di produzione e nel livello e composizione della domanda di beni al variare dei loro prezzi relativi. L'analisi degli effetti di compensazione riguarda essenzialmente le variazioni nel volume e nella composizione della domanda e quindi della produzione indotte dal cambiamento tecnologico stesso. Tali effetti di compensazione possono essere esaminati a diversi livelli di analisi. L'adozione di nuove tecnologie che risultano più efficienti di quelle tradizionali e che si riflettono in una riduzione dei costi di produzione suggerisce anzitutto una analisi di equilibrio parziale a livello di impresa e a livello di industria sui mutamenti indotti sulla domanda di beni mediante variazioni dei costi e dei prezzi. A livello di impresa, la crescita del volume di produzione e quindi della domanda di lavoro verrà a dipendere dalla forma di mercato per i beni offerti e per i fattori di produzione domandati, che si riflette nelle elasticità di domanda e di offerta dell'output e degli input. A livello di industria, alla crescita della produzione delle imprese innovative può comunque seguire una diminuzione nella produzione per le imprese non innovative cosicch‚ gli effetti occupazionali negativi dell'adozione di nuove tecnologie possono ricadere non tanto sugli occupati delle imprese che hanno innovato, ma piuttosto su quelle che non hanno innovato. Tuttavia, a mano a mano che la nuova tecnologia si diffonde nell'industria, l'effetto di compensazione nelle imprese innovative tende a sopravanzare le perdite occupazionali nelle imprese non innovative: ciò può realizzarsi mediante uno spostamento della curva di domanda dell'industria, in particolare nel caso di innovazioni di prodotto, oppure tramite uno spostamento della curva di offerta, nel caso di innovazioni di processo. Nella determinazione degli effetti di compensazione a livello di industria risultano così rilevanti non solo i particolari valori delle elasticità di domanda e di offerta, ma anche il processo di diffusione delle nuove tecnologie nella misura in cui questo influenza la posizione delle curve di domanda e di offerta. Inoltre, occorre anche considerare i possibili effetti indotti su altre industrie che producono beni complementari o sostituti a quelli offerti dall'industria innovativa. Il mutamento dei prezzi relativi infatti innesca effetti di compensazione che si realizzano mediante il mutamento della domanda di altri beni a seconda della loro elasticità incrociata di domanda. Sulle altre industrie infine risultano rilevanti anche gli effetti determinati sulla domanda dalla crescita dei redditi reali conseguenti alla diminuzione dei prezzi per quei beni interessati dal progresso tecnico: anche questi dipenderanno dalle diverse elasticità di domanda nelle varie industrie. Risulta così evidente che parte rilevante degli effetti di compensazione vengono a realizzarsi in luoghi, imprese ed industrie, diversi da quelli in cui attività innovativa ha avuto luogo inizialmente ed ha esercitato i suoi effetti d'impatto. Questo suggerisce la necessità di una analisi generale, sia essa di equilibrio o di disequilibrio, volta a catturare i differenti effetti di compensazione indotti nell'intero sistema economico dal cambiamento tecnologico stesso. In questo ambito possono essere esaminati anche aspetti di tipo macroeconomico che intervengono nella relazione tra progresso tecnico e occupazione e che non possono essere catturati da una analisi di equilibrio parziale che privilegia invece gli aspetti microeconomici.

Recenti modelli di disoccupazione tecnologica. Una rassegna critica

PINI, Paolo
1991

Abstract

Nella letteratura economica, il concetto di disoccupazione tecnologica non sembra essere definito con sufficiente autonomia rispetto ad altre categorie di disoccupazione quali quelle di disoccupazione keynesiana e di disoccupazione strutturale: a volte viene infatti associata alla disoccupazione da carenza di domanda effettiva, altre volte viene posta in evidenza la sua natura strutturale (Coen - Hickman, 1988; Georgescu-Rogen Fitoussi, 1980; Standing, 1984). Nel primo caso, la disoccupazione viene ricondotta ad una crescita della domanda aggregata non proporzionale alla crescita della capacit… produttiva e dell'offerta potenziale di beni consentita dalle innovazioni che accrescono la produttività del lavoro. Nel secondo caso, la disoccupazione viene interpretata come determinata, in presenza di progresso tecnico, da un mutamento strutturale della capacità produttiva del sistema economico, che si riflette ad esempio in una struttura del capitale fisico non compatibile con il pieno impiego della forza lavoro disponibile. Entrambe queste possibilità non sono comunque tra loro in alternativa, ma possono presentarsi congiuntamente: infatti in presenza di ridotti tassi di crescita della domanda e di progresso tecnico che conduce a mutamenti sia della composizione della domanda sia della struttura produttiva può manifestarsi disoccupazione del lavoro che presenta entrambe le caratteristiche, strutturali e keynesiane. Il prevalere di un particolare tipo di queste caratteristiche viene a dipendere dalle intensità relative con cui operano gli effetti di compensazione da cui dipende il riassorbimento della forza lavoro divenuta inizialmente disoccupata a seguito dell'adozione di innovazioni risparmiatrici di lavoro. Se gli effetti di compensazione operano maggiormente stimolando la domanda aggregata, la disoccupazione tecnologica può principalmente assumere caratteristiche strutturali in presenza di rilevanti modificazioni della composizione della domanda e dell'offerta di beni; viceversa, se gli stimoli di domanda non sono sostenuti a seguito del progresso tecnico, ed operano invece meccanismi di compensazione che non innescano l'emergere di vincoli strutturali o favoriscono addirittura un loro superamento, la disoccupazione tecnologica si presenta con caratteristiche prevalentemente keynesiane. L'analisi della disoccupazione tecnologica e della sua specifica natura non può quindi trascurare i meccanismi di riassorbimento e le forze che presiedono gli effetti di compensazione, richiamando perciò in causa la nota teoria, o meglio teorie, delle compensazioni. Le teorie delle compensazioni si basano sul concetto che il progresso tecnico non solo implica una riduzione dei coefficienti di lavoro nei processi di produzione, ma comporta anche aggiustamenti nella combinazione ottima dei fattori di produzione e nel livello e composizione della domanda di beni al variare dei loro prezzi relativi. L'analisi degli effetti di compensazione riguarda essenzialmente le variazioni nel volume e nella composizione della domanda e quindi della produzione indotte dal cambiamento tecnologico stesso. Tali effetti di compensazione possono essere esaminati a diversi livelli di analisi. L'adozione di nuove tecnologie che risultano più efficienti di quelle tradizionali e che si riflettono in una riduzione dei costi di produzione suggerisce anzitutto una analisi di equilibrio parziale a livello di impresa e a livello di industria sui mutamenti indotti sulla domanda di beni mediante variazioni dei costi e dei prezzi. A livello di impresa, la crescita del volume di produzione e quindi della domanda di lavoro verrà a dipendere dalla forma di mercato per i beni offerti e per i fattori di produzione domandati, che si riflette nelle elasticità di domanda e di offerta dell'output e degli input. A livello di industria, alla crescita della produzione delle imprese innovative può comunque seguire una diminuzione nella produzione per le imprese non innovative cosicch‚ gli effetti occupazionali negativi dell'adozione di nuove tecnologie possono ricadere non tanto sugli occupati delle imprese che hanno innovato, ma piuttosto su quelle che non hanno innovato. Tuttavia, a mano a mano che la nuova tecnologia si diffonde nell'industria, l'effetto di compensazione nelle imprese innovative tende a sopravanzare le perdite occupazionali nelle imprese non innovative: ciò può realizzarsi mediante uno spostamento della curva di domanda dell'industria, in particolare nel caso di innovazioni di prodotto, oppure tramite uno spostamento della curva di offerta, nel caso di innovazioni di processo. Nella determinazione degli effetti di compensazione a livello di industria risultano così rilevanti non solo i particolari valori delle elasticità di domanda e di offerta, ma anche il processo di diffusione delle nuove tecnologie nella misura in cui questo influenza la posizione delle curve di domanda e di offerta. Inoltre, occorre anche considerare i possibili effetti indotti su altre industrie che producono beni complementari o sostituti a quelli offerti dall'industria innovativa. Il mutamento dei prezzi relativi infatti innesca effetti di compensazione che si realizzano mediante il mutamento della domanda di altri beni a seconda della loro elasticità incrociata di domanda. Sulle altre industrie infine risultano rilevanti anche gli effetti determinati sulla domanda dalla crescita dei redditi reali conseguenti alla diminuzione dei prezzi per quei beni interessati dal progresso tecnico: anche questi dipenderanno dalle diverse elasticità di domanda nelle varie industrie. Risulta così evidente che parte rilevante degli effetti di compensazione vengono a realizzarsi in luoghi, imprese ed industrie, diversi da quelli in cui attività innovativa ha avuto luogo inizialmente ed ha esercitato i suoi effetti d'impatto. Questo suggerisce la necessità di una analisi generale, sia essa di equilibrio o di disequilibrio, volta a catturare i differenti effetti di compensazione indotti nell'intero sistema economico dal cambiamento tecnologico stesso. In questo ambito possono essere esaminati anche aspetti di tipo macroeconomico che intervengono nella relazione tra progresso tecnico e occupazione e che non possono essere catturati da una analisi di equilibrio parziale che privilegia invece gli aspetti microeconomici.
1991
Pini, Paolo
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