La quantità fa la differenza. Ci sono almeno due aspetti fondamentali che hanno la capacità di rendere interessante l’affermazione e cercherò di rendere comprensibile il ragionamento. Il primo. Una volta definito, e credo che l’esperienza fino ad ora sviluppata sul progetto Housing lo possa confermare, un metodo di acquisizione, verifica, interpretazione e rappresentazione coerente con le variazioni possibili degli oggetti appartenenti al medesimo insieme, la banca immagazzina i dati, riempie con sistematicità gli scaffali (cartelle) e, anno dopo anno, associa valutazioni e utilità. Se si passa da decine di oggetti ad alcune centinaia alcuni processi associativi nell’avvicinarsi all’insieme cambiano notevolmente. Ad esempio non c’è più nessuna possibilità di comprendere a “colpo d’occhio” il contenuto. Non c’è speranza di attribuire direttamente nomi e cognomi ai soggetti operatori, attributi, ecc. Compare l’esigenza di creare una struttura di memoria. Se da un lato è logico definire un processo di archiviazione dei dati necessario a non disperdere il già fatto o il fattibile, come un ordinato grande magazzino in cui riporre tutto quanto è stato utilizzato per la produzione (materie prime, fasi intermedie, sviluppi, sperimentazioni, componenti difettosi, prove di controllo) e poi ogni copia del prodotto secondo i protocolli, dall’altro è anche altrettanto comprensibile che la memoria non è solo un infinito archivio. E la sorgente di questo pensiero formerà il primo punto di sviluppo del presente ragionamento comparativo. Il secondo. Chiedersi perché mettere in fila le cose è sempre importante. Continuare a domandarsi se è possibile combinarle e permutarle può essere ricco di sorprese. Dato che la quantità fa la differenza, quest’ultima si rende esplicita anche attraverso un gioco relazionale che la complessità può permettere. Nel poco è facile non perdersi. Nel tanto bisogna orientarsi. Nel piccolo si procede con il microscopio. Nel grande, standoci dentro, si può navigare e percorrere. Ecco, quindi, la linea di sviluppo del secondo ragionamento: è possibile non essere solo ordinatamente coerenti con il modello creativo? Con la matrice di formazione, e (una volta abbandonato l’imprinting) porsi apertamente nel gioco di ruoli alla ricerca di altro? Il processo creativo che viene doppiamente compiuto (dal progettista e da chi lo interpreta) forma un dato storico di documenti, fonti, morfologie, ecc., ma costituisce anche un imperfetto (e per questo molto più interessante) reticolo di corrispondenze, di tessuti minori, di viottoli, di androni di collegamento, che rendono visibile (se volutamente messo a fuoco andando dal primo piano allo sfondo sfuocato) un disegno apparentemente improprio rispetto al contesto di lettura ma tutt’altro che estraneo ad esso. È una mistilinea fusione di galassie morfologiche che tutto contiene. È parte del brodo primordiale che pone ogni domanda di induzione progettuale, ogni filamento di confronto e di conflitto. È sufficiente solo avere il coraggio di immergersi in esso. Tipologie, autori progettisti, committenti, luoghi, contesti, documenti, fonti, disegni, interpretazioni, rilievi del progetto, rappresentazioni interpretative, costituiscono la gerarchia logica di campi chiave, secondo la quale è stato possibile archiviare i risultati prodotti e la serie dei volumi Housing, nella struttura di catalogo che viene proposta, ne è un parziale efficace esempio. Ora muoversi all’interno della memoria di ricordi-case presuppone di essere a conoscenza di dove si è. Sapere dove ci si trova permette di poter scegliere di andare da qualche parte. Conoscere la posizione occupata nell’ambiente (costruito o digitale) definisce una dimensione statica necessaria per la riconoscibilità del contesto e delle proprie possibili azioni in esso. In altre parole orientarsi. Forse nell’orientamento (a seconda delle esigenze) sono già insiti una predisposizione, un interesse, un desiderio a voler raggiungere una meta rispetto ad un punto di partenza. Ma non è sempre obbligatorio. Il sistema di codificazione creato risponde a questa esigenza di partenza: tutto il modello di Housing, nel percorso di realizzazione quanto nei risultati, è favorente alla definizione di una scelta di partenza. La predisposizione è indotta da connessioni facilitanti che seguono un’idea tradizionale di catalogo-archivio e che quindi non definiscono a priori un tessuto di spostamenti. Come accade per una mappa urbana che propone una gerarchia di oggetti monumentali, i luoghi deputati alla rappresentazione della documentazione sono parte di un approccio tipologico-cronologico che fonda le sue radici su criteri di disponibilità e selezione delle fonti. Orientarsi in Housing significa porsi all’interno di una scelta prima di tutto tipologica o macro-tipologica (pensando che in essa possano dipanarsi sottoinsiemi di tipologie ibride), poi anche attributiva (autori-committenti), o geografico-temporale: sono codici di orientamento superficiale (di memoria esplicita) necessari alla ricerca rapida di ricordi-case. L’orientamento superficiale permette, quindi, di guidare il soggetto a rispondere prima di tutto ad una specifica domanda: la codifica elaborativa “influenza non solo la quantità di ciò che può essere ricordato ma anche la qualità della nostra esperienza di ricordo”, ponendo comunque un problema di qualità estrattiva dei documenti nelle loro immagini. Trovare la strada è, diversamente, una dimensione dinamica di approccio, dove il navigare nell’ambiente (costruito o digitale) richiede di riuscire a raggiungere un obiettivo prefisso in maniera il più possibile semplice e naturale. Il wayfinding pone il soggetto di fronte alla domanda: come faccio ad arrivare là? E costituisce immediatamente non più solo un target posizionale ma la struttura di un viaggio mentale (nel tempo e nello spazio) in cui oggetti-frammenti possono innescare proustianamente molteplici livelli di suggestioni e penetrazioni. Si potrebbe definire, per analogia geometrica, un passaggio dalla condizione di un punto al quale è applicato un vettore direzionale (ad esempio tipologia -> autore, oppure datazione -> autore, o organizzazione distributiva -> tipologia) ad un tessuto di superficie, ad una rete relazionale o pseudorelazione in cui i ricordi-case possono essere identificati nell’integrità (corporea-costruttiva) ma anche dalla percezione dei frammenti. Un po’ come accade per la “memoria del paleontologo” per cui ricordare il dinosauro, ad esempio, significa agire su alcuni frammenti (ossei) della memoria. In questo caso si è di fronte a frammenti di esperienza (costruiti e ricostruiti nella memoria implicita) che possono anche facilmente condurre a distorsioni o modificazioni. Importante adesso è cercare di comprendere come l’approccio navigazionale all’interno di un data base come quello di Housing permetta di individuare molte letture selettive trasversali, in cui la strada da trovare è indiretta rispetto all’individuazione del singolo ricordo-casa e può far leva su un grado di frammentazione molto ampio. Il potenziale della ricerca, del viaggio nella memoria, risiede nel continuum morfologico, ovvero nella capacità dei modelli tridimensionali di possedere una fedele identità grafico-descrittiva. Fusa, coagulata, insieme, tutta la modellistica può essere interpretata come un mare in cui navigare e in cui ricondurre ogni progetto alle radici di problemi progettuali generali in un quadro comparativo che sfrutta strumenti del ricordo in modo più libero e meno condizionato. La navigazione richiede di saper operare sui modelli, di creare interfaccie di visualizzazione coerenti con il desiderio estrattivo di frammentazione e comparazione. Si ribaltano i punti di vista. Sullo sfondo ora, sfuocati ma presenti, sono visibili tutti i riferimenti oggettuali di ogni ricordo-casa estratto staticamente, di ogni singolo esempio classificato ed archiviato, mentre in primo piano, nitido e comprensibile, appare il tessuto di relazione dinamico che smonta, ritaglia, seziona, posiziona, verifica, compara non più –in - ma - tra - le cose (case). La quantità fa, ancora una volta, una grande differenza. Si provi ad attaccare qualche post-it, per vedere di ricordare meglio cosa si ha di fronte. Cosa si può chiedere alla propria memoria di estrarre. Esemplificazioni solo per ora indotte, che non sono state sistematizzate o sviluppate perché richiedono ancora di costruire un sistema di interfaccia sufficientemente pratico (semplice e naturale) come una tecnica di wayfinding richiederebbe: • immaginare di visualizzare tutte le soluzioni di “testa” e di “coda” di un’aggregazione di unità a schiera, nella stessa scala, in assonometria o in soluzioni di prospetto-sezione, per cercare di capire le soluzioni di diversificazione delle unità che delimitano il contesto all’interno dei vincoli della propria area o lotto di pertinenza; • verificare i sistemi di accesso, le soluzioni di ingresso alle unità aggregate, dove la funzione di rapporto con il piano orizzontale esplicita configurazioni non solo planimetriche ma anche spazi e luoghi interesterni, in rapporto con gli orientamenti, le giaciture, i caratteri planoaltimetrici del terreno; • immaginare di visualizzare i sistemi di chiusura superiori, i sistemi di copertura, i rapporti di aggetto, di organizzazione delle falde o dei piani orizzontali che stabiliscano uno strategico modello di percezione dell’involucro della casa a schiera, sia in rapporto ai vincoli di una “tradizione” ambientale dei contesti rurali in cui si inseriscono, sia in rapporto con diversi significati architettonici attribuibili. Sono solo alcuni esempi, che sono stati, per chi scrive, interpretati con abilità da Roberto Meschini nella costruzione delle illustrazioni a corredo del testo. Come recita il titolo, tutto quanto descritto e presentato vuole essere solamente una “prova di navigazione nel data base dell’abitazione per stimolare una lettura trasversale”. Non appare nessuna velleità esaustiva, alcuna modalità tecnologico-progettuale verificata, ma quanto innescato possegga la capacità di far indurre a credere come il potenziale di Housing sia molto più ricco di quanto, fino ad ora, è stato messo in gioco.

Wayfinding in Housing. Prove di navigazione nel database dell'abitazione per stimolare una lettura trasversale

BALZANI, Marcello
2007

Abstract

La quantità fa la differenza. Ci sono almeno due aspetti fondamentali che hanno la capacità di rendere interessante l’affermazione e cercherò di rendere comprensibile il ragionamento. Il primo. Una volta definito, e credo che l’esperienza fino ad ora sviluppata sul progetto Housing lo possa confermare, un metodo di acquisizione, verifica, interpretazione e rappresentazione coerente con le variazioni possibili degli oggetti appartenenti al medesimo insieme, la banca immagazzina i dati, riempie con sistematicità gli scaffali (cartelle) e, anno dopo anno, associa valutazioni e utilità. Se si passa da decine di oggetti ad alcune centinaia alcuni processi associativi nell’avvicinarsi all’insieme cambiano notevolmente. Ad esempio non c’è più nessuna possibilità di comprendere a “colpo d’occhio” il contenuto. Non c’è speranza di attribuire direttamente nomi e cognomi ai soggetti operatori, attributi, ecc. Compare l’esigenza di creare una struttura di memoria. Se da un lato è logico definire un processo di archiviazione dei dati necessario a non disperdere il già fatto o il fattibile, come un ordinato grande magazzino in cui riporre tutto quanto è stato utilizzato per la produzione (materie prime, fasi intermedie, sviluppi, sperimentazioni, componenti difettosi, prove di controllo) e poi ogni copia del prodotto secondo i protocolli, dall’altro è anche altrettanto comprensibile che la memoria non è solo un infinito archivio. E la sorgente di questo pensiero formerà il primo punto di sviluppo del presente ragionamento comparativo. Il secondo. Chiedersi perché mettere in fila le cose è sempre importante. Continuare a domandarsi se è possibile combinarle e permutarle può essere ricco di sorprese. Dato che la quantità fa la differenza, quest’ultima si rende esplicita anche attraverso un gioco relazionale che la complessità può permettere. Nel poco è facile non perdersi. Nel tanto bisogna orientarsi. Nel piccolo si procede con il microscopio. Nel grande, standoci dentro, si può navigare e percorrere. Ecco, quindi, la linea di sviluppo del secondo ragionamento: è possibile non essere solo ordinatamente coerenti con il modello creativo? Con la matrice di formazione, e (una volta abbandonato l’imprinting) porsi apertamente nel gioco di ruoli alla ricerca di altro? Il processo creativo che viene doppiamente compiuto (dal progettista e da chi lo interpreta) forma un dato storico di documenti, fonti, morfologie, ecc., ma costituisce anche un imperfetto (e per questo molto più interessante) reticolo di corrispondenze, di tessuti minori, di viottoli, di androni di collegamento, che rendono visibile (se volutamente messo a fuoco andando dal primo piano allo sfondo sfuocato) un disegno apparentemente improprio rispetto al contesto di lettura ma tutt’altro che estraneo ad esso. È una mistilinea fusione di galassie morfologiche che tutto contiene. È parte del brodo primordiale che pone ogni domanda di induzione progettuale, ogni filamento di confronto e di conflitto. È sufficiente solo avere il coraggio di immergersi in esso. Tipologie, autori progettisti, committenti, luoghi, contesti, documenti, fonti, disegni, interpretazioni, rilievi del progetto, rappresentazioni interpretative, costituiscono la gerarchia logica di campi chiave, secondo la quale è stato possibile archiviare i risultati prodotti e la serie dei volumi Housing, nella struttura di catalogo che viene proposta, ne è un parziale efficace esempio. Ora muoversi all’interno della memoria di ricordi-case presuppone di essere a conoscenza di dove si è. Sapere dove ci si trova permette di poter scegliere di andare da qualche parte. Conoscere la posizione occupata nell’ambiente (costruito o digitale) definisce una dimensione statica necessaria per la riconoscibilità del contesto e delle proprie possibili azioni in esso. In altre parole orientarsi. Forse nell’orientamento (a seconda delle esigenze) sono già insiti una predisposizione, un interesse, un desiderio a voler raggiungere una meta rispetto ad un punto di partenza. Ma non è sempre obbligatorio. Il sistema di codificazione creato risponde a questa esigenza di partenza: tutto il modello di Housing, nel percorso di realizzazione quanto nei risultati, è favorente alla definizione di una scelta di partenza. La predisposizione è indotta da connessioni facilitanti che seguono un’idea tradizionale di catalogo-archivio e che quindi non definiscono a priori un tessuto di spostamenti. Come accade per una mappa urbana che propone una gerarchia di oggetti monumentali, i luoghi deputati alla rappresentazione della documentazione sono parte di un approccio tipologico-cronologico che fonda le sue radici su criteri di disponibilità e selezione delle fonti. Orientarsi in Housing significa porsi all’interno di una scelta prima di tutto tipologica o macro-tipologica (pensando che in essa possano dipanarsi sottoinsiemi di tipologie ibride), poi anche attributiva (autori-committenti), o geografico-temporale: sono codici di orientamento superficiale (di memoria esplicita) necessari alla ricerca rapida di ricordi-case. L’orientamento superficiale permette, quindi, di guidare il soggetto a rispondere prima di tutto ad una specifica domanda: la codifica elaborativa “influenza non solo la quantità di ciò che può essere ricordato ma anche la qualità della nostra esperienza di ricordo”, ponendo comunque un problema di qualità estrattiva dei documenti nelle loro immagini. Trovare la strada è, diversamente, una dimensione dinamica di approccio, dove il navigare nell’ambiente (costruito o digitale) richiede di riuscire a raggiungere un obiettivo prefisso in maniera il più possibile semplice e naturale. Il wayfinding pone il soggetto di fronte alla domanda: come faccio ad arrivare là? E costituisce immediatamente non più solo un target posizionale ma la struttura di un viaggio mentale (nel tempo e nello spazio) in cui oggetti-frammenti possono innescare proustianamente molteplici livelli di suggestioni e penetrazioni. Si potrebbe definire, per analogia geometrica, un passaggio dalla condizione di un punto al quale è applicato un vettore direzionale (ad esempio tipologia -> autore, oppure datazione -> autore, o organizzazione distributiva -> tipologia) ad un tessuto di superficie, ad una rete relazionale o pseudorelazione in cui i ricordi-case possono essere identificati nell’integrità (corporea-costruttiva) ma anche dalla percezione dei frammenti. Un po’ come accade per la “memoria del paleontologo” per cui ricordare il dinosauro, ad esempio, significa agire su alcuni frammenti (ossei) della memoria. In questo caso si è di fronte a frammenti di esperienza (costruiti e ricostruiti nella memoria implicita) che possono anche facilmente condurre a distorsioni o modificazioni. Importante adesso è cercare di comprendere come l’approccio navigazionale all’interno di un data base come quello di Housing permetta di individuare molte letture selettive trasversali, in cui la strada da trovare è indiretta rispetto all’individuazione del singolo ricordo-casa e può far leva su un grado di frammentazione molto ampio. Il potenziale della ricerca, del viaggio nella memoria, risiede nel continuum morfologico, ovvero nella capacità dei modelli tridimensionali di possedere una fedele identità grafico-descrittiva. Fusa, coagulata, insieme, tutta la modellistica può essere interpretata come un mare in cui navigare e in cui ricondurre ogni progetto alle radici di problemi progettuali generali in un quadro comparativo che sfrutta strumenti del ricordo in modo più libero e meno condizionato. La navigazione richiede di saper operare sui modelli, di creare interfaccie di visualizzazione coerenti con il desiderio estrattivo di frammentazione e comparazione. Si ribaltano i punti di vista. Sullo sfondo ora, sfuocati ma presenti, sono visibili tutti i riferimenti oggettuali di ogni ricordo-casa estratto staticamente, di ogni singolo esempio classificato ed archiviato, mentre in primo piano, nitido e comprensibile, appare il tessuto di relazione dinamico che smonta, ritaglia, seziona, posiziona, verifica, compara non più –in - ma - tra - le cose (case). La quantità fa, ancora una volta, una grande differenza. Si provi ad attaccare qualche post-it, per vedere di ricordare meglio cosa si ha di fronte. Cosa si può chiedere alla propria memoria di estrarre. Esemplificazioni solo per ora indotte, che non sono state sistematizzate o sviluppate perché richiedono ancora di costruire un sistema di interfaccia sufficientemente pratico (semplice e naturale) come una tecnica di wayfinding richiederebbe: • immaginare di visualizzare tutte le soluzioni di “testa” e di “coda” di un’aggregazione di unità a schiera, nella stessa scala, in assonometria o in soluzioni di prospetto-sezione, per cercare di capire le soluzioni di diversificazione delle unità che delimitano il contesto all’interno dei vincoli della propria area o lotto di pertinenza; • verificare i sistemi di accesso, le soluzioni di ingresso alle unità aggregate, dove la funzione di rapporto con il piano orizzontale esplicita configurazioni non solo planimetriche ma anche spazi e luoghi interesterni, in rapporto con gli orientamenti, le giaciture, i caratteri planoaltimetrici del terreno; • immaginare di visualizzare i sistemi di chiusura superiori, i sistemi di copertura, i rapporti di aggetto, di organizzazione delle falde o dei piani orizzontali che stabiliscano uno strategico modello di percezione dell’involucro della casa a schiera, sia in rapporto ai vincoli di una “tradizione” ambientale dei contesti rurali in cui si inseriscono, sia in rapporto con diversi significati architettonici attribuibili. Sono solo alcuni esempi, che sono stati, per chi scrive, interpretati con abilità da Roberto Meschini nella costruzione delle illustrazioni a corredo del testo. Come recita il titolo, tutto quanto descritto e presentato vuole essere solamente una “prova di navigazione nel data base dell’abitazione per stimolare una lettura trasversale”. Non appare nessuna velleità esaustiva, alcuna modalità tecnologico-progettuale verificata, ma quanto innescato possegga la capacità di far indurre a credere come il potenziale di Housing sia molto più ricco di quanto, fino ad ora, è stato messo in gioco.
2007
978883873951
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