La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Moglia (MN), consacrata nel 1609 dal vescovo Ugo Rangone, costituisce un significativo esempio di architettura sacra di ambito padano, segnata nei secoli da eventi storici e calamità naturali che ne hanno progressivamente ridefinito l’immagine e la struttura. Edificata secondo un orientamento non canonico, l’aula ecclesiale subì nei secoli XVII e XVIII ripetuti interventi di ampliamento e rinnovamento, culminati nella configurazione barocca e nella spazialità tridentina tuttora riconoscibili. Il terremoto del maggio 2012 ha però compromesso gravemente l’edificio, provocando diffusi quadri fessurativi, il crollo del timpano di facciata e il collasso parziale delle volte della navata centrale e delle lunette presbiteriali. Il restauro successivo ha rappresentato l’occasione per riflettere sulla nozione di lacuna architettonica, intesa non solo come perdita materiale ma come tema compositivo e critico nel progetto di ricomposizione. La scelta metodologica è stata quella di distinguere tra le lacune strutturali, da reintegrare per restituire continuità statica e funzionale, e le lacune figurative, da trattare in chiave evocativa e non mimetica, secondo i principi di riconoscibilità, compatibilità e reversibilità. Attraverso un approccio integrato tra analisi storico-documentaria, rilievo diagnostico e progettazione filologica, il cantiere ha perseguito la conservazione dell’identità storica dell’edificio, evitando ricostruzioni arbitrarie e valorizzando il segno della perdita come memoria del sisma. L’esperienza di Moglia si pone così come un caso esemplare di equilibrio tra istanze conservative e necessità di restituzione liturgica, in cui la lacuna architettonica diventa occasione di dialogo tra materia antica e linguaggio contemporaneo, tra permanenza e trasformazione.

La trattazione della lacuna architettonica nel restauro post sisma della chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Moglia (MN)

Keoma Ambrogio;Francesca Tomba
2025

Abstract

La chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Moglia (MN), consacrata nel 1609 dal vescovo Ugo Rangone, costituisce un significativo esempio di architettura sacra di ambito padano, segnata nei secoli da eventi storici e calamità naturali che ne hanno progressivamente ridefinito l’immagine e la struttura. Edificata secondo un orientamento non canonico, l’aula ecclesiale subì nei secoli XVII e XVIII ripetuti interventi di ampliamento e rinnovamento, culminati nella configurazione barocca e nella spazialità tridentina tuttora riconoscibili. Il terremoto del maggio 2012 ha però compromesso gravemente l’edificio, provocando diffusi quadri fessurativi, il crollo del timpano di facciata e il collasso parziale delle volte della navata centrale e delle lunette presbiteriali. Il restauro successivo ha rappresentato l’occasione per riflettere sulla nozione di lacuna architettonica, intesa non solo come perdita materiale ma come tema compositivo e critico nel progetto di ricomposizione. La scelta metodologica è stata quella di distinguere tra le lacune strutturali, da reintegrare per restituire continuità statica e funzionale, e le lacune figurative, da trattare in chiave evocativa e non mimetica, secondo i principi di riconoscibilità, compatibilità e reversibilità. Attraverso un approccio integrato tra analisi storico-documentaria, rilievo diagnostico e progettazione filologica, il cantiere ha perseguito la conservazione dell’identità storica dell’edificio, evitando ricostruzioni arbitrarie e valorizzando il segno della perdita come memoria del sisma. L’esperienza di Moglia si pone così come un caso esemplare di equilibrio tra istanze conservative e necessità di restituzione liturgica, in cui la lacuna architettonica diventa occasione di dialogo tra materia antica e linguaggio contemporaneo, tra permanenza e trasformazione.
2025
9791221089974
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