È provato scientificamente che il clima sta cambiando ad una velocità crescente in connessione all’effetto serra per cause antropiche (IPCC, 2023 - https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/). Gli effetti sul territorio dell’Emilia Romagna sono ogni anno più drammatici In ragione delle loro frequenza. Gli eventi anche catastrofali legati al cambiamento climatico non possono più essere qualificati come un caso fortuito ed è stato anche previsto l’obbligo di legge per le imprese commerciali di stipulare una assicurazione contro le calamità naturali. E’ stata introdotta la servitù di allagamento per consentire che i terreni vengono inondati senza essere espropriati se ciò è necessario in casi di eventi avversi. Molti interventi sono programmati non solo per riparare i danni dalle inondazioni ma anche per evitare che le alluvioni e gli allagamenti si ripetano. Tutti questi interventi saranno utili in molti casi ma vi sono situazioni che non possono essere risolti con tali tipo di interventi. Si prende atto che certe zone non sono più sicure per insediamenti abitativi e che quindi le persone potranno essere delocalizzate e se non accettano di farlo i danni dovuti ad eventi climatici non verranno più essere risarciti. The Economist (https://www.economist.com/briefing/2024/04/11/homeowners-face-a-25trn-billfrom-climate-change) suggerisce che il cambiamento climatico e gli sforzi per contrastarlo potrebbero costare al mercato immobiliare mondiale la cifra di 25 trilioni di dollari entro il 2050. Questa stima include sia i danni alle proprietà causati da eventi meteorologici estremi sia gli investimenti necessari per rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico. La situazione nelle zone costiere è sicuramente più critica. Anche qui c’è evidenza scientifica che il livello del mare è destinato a salire in modo considerevole nel corso dei prossimi anni creando pericolo per gli insediamenti della zona costiera. Questo è vero in particolare per la zona del delta del po e parte della costa nelle province di Ferrara e Ravenna. Gli effetti sul territorio dell’Emilia-Romagna sono ogni anno più gravi e ricorrenti, tanto da non poter più qualificare gli eventi climatici estremi come “casi fortuiti”. A conferma di ciò, è stato introdotto un obbligo giuridico per le imprese di stipulare una polizza assicurativa contro le calamità naturali. Nel frattempo, viene riconosciuto che alcune zone del territorio non sono più sicure per l’insediamento umano: si prevede la delocalizzazione dei residenti, e per coloro che vi rinunciano, non sarà più possibile accedere a forme di risarcimento in caso di danni climatici. È stata introdotta la “servitù di allagamento”, che consente l’inondazione controllata di terreni senza necessità di esproprio, nei casi in cui ciò sia necessario per la sicurezza idraulica. Molti interventi pubblici sono pianificati non solo per riparare i danni già verificatisi, ma anche per prevenire il ripetersi di alluvioni. Tuttavia, tali strumenti si dimostrano insufficienti per affrontare una parte del problema: quello delle zone costiere, dove le previsioni scientifiche indicano un rilevante innalzamento del livello del mare nei prossimi decenni. Questo riguarda in particolare il delta del Po e le aree costiere delle province di Ferrara e Ravenna, aggravate anche dalla subsidenza. A fronte di questo scenario, le pubbliche amministrazioni italiane non sembrano voler affrontare apertamente il rischio. Né lo escludono, né adottano misure chiare per prevenirlo, perdendo così l’opportunità di impiegare fondi del PNRR per azioni di adattamento. Diversamente, altri Paesi si stanno già attrezzando: l’Indonesia, ad esempio, ha deciso di trasferire la propria capitale da Giacarta, città di 30 milioni di abitanti, a causa del pericolo legato all’innalzamento del livello del mare. L’Italia, invece, appare impreparata. L’auspicio è che non sia necessaria una tragedia per maturare la consapevolezza del problema.

Le cronache dell’alluvione e gli interventi nel mondo del diritto

Andrea Lolli
2025

Abstract

È provato scientificamente che il clima sta cambiando ad una velocità crescente in connessione all’effetto serra per cause antropiche (IPCC, 2023 - https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar6/). Gli effetti sul territorio dell’Emilia Romagna sono ogni anno più drammatici In ragione delle loro frequenza. Gli eventi anche catastrofali legati al cambiamento climatico non possono più essere qualificati come un caso fortuito ed è stato anche previsto l’obbligo di legge per le imprese commerciali di stipulare una assicurazione contro le calamità naturali. E’ stata introdotta la servitù di allagamento per consentire che i terreni vengono inondati senza essere espropriati se ciò è necessario in casi di eventi avversi. Molti interventi sono programmati non solo per riparare i danni dalle inondazioni ma anche per evitare che le alluvioni e gli allagamenti si ripetano. Tutti questi interventi saranno utili in molti casi ma vi sono situazioni che non possono essere risolti con tali tipo di interventi. Si prende atto che certe zone non sono più sicure per insediamenti abitativi e che quindi le persone potranno essere delocalizzate e se non accettano di farlo i danni dovuti ad eventi climatici non verranno più essere risarciti. The Economist (https://www.economist.com/briefing/2024/04/11/homeowners-face-a-25trn-billfrom-climate-change) suggerisce che il cambiamento climatico e gli sforzi per contrastarlo potrebbero costare al mercato immobiliare mondiale la cifra di 25 trilioni di dollari entro il 2050. Questa stima include sia i danni alle proprietà causati da eventi meteorologici estremi sia gli investimenti necessari per rendere le case più efficienti dal punto di vista energetico. La situazione nelle zone costiere è sicuramente più critica. Anche qui c’è evidenza scientifica che il livello del mare è destinato a salire in modo considerevole nel corso dei prossimi anni creando pericolo per gli insediamenti della zona costiera. Questo è vero in particolare per la zona del delta del po e parte della costa nelle province di Ferrara e Ravenna. Gli effetti sul territorio dell’Emilia-Romagna sono ogni anno più gravi e ricorrenti, tanto da non poter più qualificare gli eventi climatici estremi come “casi fortuiti”. A conferma di ciò, è stato introdotto un obbligo giuridico per le imprese di stipulare una polizza assicurativa contro le calamità naturali. Nel frattempo, viene riconosciuto che alcune zone del territorio non sono più sicure per l’insediamento umano: si prevede la delocalizzazione dei residenti, e per coloro che vi rinunciano, non sarà più possibile accedere a forme di risarcimento in caso di danni climatici. È stata introdotta la “servitù di allagamento”, che consente l’inondazione controllata di terreni senza necessità di esproprio, nei casi in cui ciò sia necessario per la sicurezza idraulica. Molti interventi pubblici sono pianificati non solo per riparare i danni già verificatisi, ma anche per prevenire il ripetersi di alluvioni. Tuttavia, tali strumenti si dimostrano insufficienti per affrontare una parte del problema: quello delle zone costiere, dove le previsioni scientifiche indicano un rilevante innalzamento del livello del mare nei prossimi decenni. Questo riguarda in particolare il delta del Po e le aree costiere delle province di Ferrara e Ravenna, aggravate anche dalla subsidenza. A fronte di questo scenario, le pubbliche amministrazioni italiane non sembrano voler affrontare apertamente il rischio. Né lo escludono, né adottano misure chiare per prevenirlo, perdendo così l’opportunità di impiegare fondi del PNRR per azioni di adattamento. Diversamente, altri Paesi si stanno già attrezzando: l’Indonesia, ad esempio, ha deciso di trasferire la propria capitale da Giacarta, città di 30 milioni di abitanti, a causa del pericolo legato all’innalzamento del livello del mare. L’Italia, invece, appare impreparata. L’auspicio è che non sia necessaria una tragedia per maturare la consapevolezza del problema.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/2599130
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