Con il termine di organismi vegetali si includono cianobatteri, microalghe, macroalghe e piante, tutti organismi in grado di effettuare la fotosintesi ossigenica, ma allo stesso tempo estremamente diversificati fra loro, in grado di vivere in svariati habitat e nicchie ecologiche. Molti di questi organismi presentano un’elevata plasticità fenotipica, che rende la loro morfologia estremamente influenzabile dall’ambiente in cui vivono, e/o appartengono a taxa criptici o semi-criptici, la cui identificazione e distinzione è impossibile o molto difficile basandosi sulla sola morfologia. Inoltre, alcuni taxa vegetali presentano morfologie molto semplici, apparentemente prive di caratteri diagnostici. Per questo, la corretta identificazione degli organismi vegetali spesso non è un compito facile, anche se lo studio della loro biodiversità è il primo fondamentale step in molti progetti di ricerca, visti l’importante ruolo ecologico da essi svolto negli ecosistemi e le loro molteplici potenzialità biotecnologiche. Ormai da anni, diverse tecniche molecolari vengono applicate in svariati settori di ricerca e anche la sistematica e l’ecologia vegetale sono state rivoluzionate dall’utilizzo di questo tipo di approcci. Tra queste, il metodo del DNA barcoding, inizialmente sviluppato per gli animali, è ormai largamente impiegato anche per gli organismi vegetali, soprattutto durante gli screening iniziali sulla biodiversità di certi ambienti e per monitoraggi di routine. Le analisi filogenetiche, con i loro continui sviluppi, sono fondamentali per identificare nuove specie e tracciare i confini dei taxa. Infine, per certi organismi, è utilizzata a fini diagnostici l’analisi delle strutture secondarie di determinate regioni genomiche. È comunque importante sottolineare come i metodi molecolari, pur con le loro enormi potenzialità, non possano tuttavia prescindere da un approccio integrato, che includa anche metodi di indagine classica. Verranno qui presentati alcuni esempi, derivanti dall’attività di ricerca degli autori negli anni in ambienti costieri e di transizione italiani, in cui le tecniche molecolari hanno avuto un loro contributo.
Approcci molecolari per svelare la biodiversità vegetale degli ambienti costieri e di transizione
Sciuto Katia
Primo
;Wolf Marion AdelheidSecondo
;Sfriso Andrea Augusto;Munari CristinaPenultimo
;Mistri MicheleUltimo
2024
Abstract
Con il termine di organismi vegetali si includono cianobatteri, microalghe, macroalghe e piante, tutti organismi in grado di effettuare la fotosintesi ossigenica, ma allo stesso tempo estremamente diversificati fra loro, in grado di vivere in svariati habitat e nicchie ecologiche. Molti di questi organismi presentano un’elevata plasticità fenotipica, che rende la loro morfologia estremamente influenzabile dall’ambiente in cui vivono, e/o appartengono a taxa criptici o semi-criptici, la cui identificazione e distinzione è impossibile o molto difficile basandosi sulla sola morfologia. Inoltre, alcuni taxa vegetali presentano morfologie molto semplici, apparentemente prive di caratteri diagnostici. Per questo, la corretta identificazione degli organismi vegetali spesso non è un compito facile, anche se lo studio della loro biodiversità è il primo fondamentale step in molti progetti di ricerca, visti l’importante ruolo ecologico da essi svolto negli ecosistemi e le loro molteplici potenzialità biotecnologiche. Ormai da anni, diverse tecniche molecolari vengono applicate in svariati settori di ricerca e anche la sistematica e l’ecologia vegetale sono state rivoluzionate dall’utilizzo di questo tipo di approcci. Tra queste, il metodo del DNA barcoding, inizialmente sviluppato per gli animali, è ormai largamente impiegato anche per gli organismi vegetali, soprattutto durante gli screening iniziali sulla biodiversità di certi ambienti e per monitoraggi di routine. Le analisi filogenetiche, con i loro continui sviluppi, sono fondamentali per identificare nuove specie e tracciare i confini dei taxa. Infine, per certi organismi, è utilizzata a fini diagnostici l’analisi delle strutture secondarie di determinate regioni genomiche. È comunque importante sottolineare come i metodi molecolari, pur con le loro enormi potenzialità, non possano tuttavia prescindere da un approccio integrato, che includa anche metodi di indagine classica. Verranno qui presentati alcuni esempi, derivanti dall’attività di ricerca degli autori negli anni in ambienti costieri e di transizione italiani, in cui le tecniche molecolari hanno avuto un loro contributo.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.