Nel settore della Conservazione e del Restauro dei Beni Culturali, discipline scientifiche quali la Fisica e la Chimica svolgono ormai da anni un ruolo fondamentale, contribuendo ad ampliare le conoscenze sulle opere investigate. Numerose infatti sono le indagini scientifiche di tipo fisico o chimico in grado di fornire indicazioni utili per identificare i materiali originali che costituiscono un’opera d’arte, studiare la tecnica esecutiva, determinare lo stato di conservazione e localizzare in maniera precisa gli interventi di restauro precedenti. La maggior parte di queste tecniche sono assolutamente non distruttive, altre invece richiedono dei microprelievi. La radiografia è una delle più antiche tecniche diagnostiche non invasive che siano state applicate ai Beni Culturali 1: i raggi X attraversando la materia, in virtù del loro alto potere penetrante, riescono a fornire un’immagine della struttura interna dell’oggetto investigato, grazie alla diversa radiopacità che i materiali presentano nei confronti di tale radiazione. Nel caso specifico di dipinti su tavola o tela, la radiografia può essere utilizzata per studi strutturali (essenza lignea, tipo di tela, lavorazione, stuccatura, consolidamento, presenza di gallerie causate da insetti xilofagi, screpolature e distacchi di colore) o stilistici (informazioni sulla tecnica pittorica e sui pigmenti utilizzati). Se la radiografia è utilizzata da decenni per l’analisi dei dipinti, sicuramente più recente è l’introduzione in questo campo della Tomografia Computerizzata con raggi X, più comunemente nota come TAC o CT (Computed Tomography). Tale tecnica rappresenta la naturale evoluzione della radiografia, poiché, a differenza di quest’ultima, è in grado di visualizzare in maniera tridimensionale la struttura interna degli oggetti investigati. La metodica alla base della TAC fu ideata e realizzata dall’ingegnere inglese Godfrey Hounsfield e dal fisico di origine sudafricana Allan Cormack, che per le loro scoperte vinsero il premio Nobel per la Medicina nel 1979. Il primo tomografo computerizzato consentiva esclusivamente lo studio delle strutture del cranio e fu installato presso l’Atkinson Morley Hospital di Londra nel 1971. Da allora ci sono stati enormi progressi in questa tecnica, che hanno portato allo sviluppo di generazioni di scanner tomografici medicali sempre più veloci per quanto riguarda i tempi di acquisizione e di ricostruzione delle immagini. Di conseguenza, quando si parla di TAC, solitamente si pensa alla diagnostica in campo medico. Tuttavia, in questi ultimi anni sono divenute sempre più evidenti l’importanza e le potenzialità di questa tecnica anche in altri ambiti, come quello industriale e, più recentemente, quello dei Beni Culturali 2. Mentre le prime applicazioni della TAC all’analisi di opere d’arte e reperti archeologici hanno visto generalmente l’utilizzo di scanner medicali, più di recente si è assistito ad un notevole sviluppo di sistemi tomografici dedicati, dotati di caratteristiche molto diverse fra loro in termini di campo di vista del rivelatore, risoluzione spaziale, energia massima del fascio di raggi X, etc. Anche il nostro gruppo di ricerca, presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, ormai da quindici anni si dedica alla progettazione e allo sviluppo di sistemi tomografici innovativi 3, in grado di effettuare, se necessario, le analisi in situ, al fine di garantire la sicurezza delle opere e limitarne gli spostamenti, fattore che si è spesso rivelato fonte di rischio per le opere stesse. L’attività svolta dal nostro gruppo spazia dalla micro-tomografia ad elevata risoluzione spaziale di campioni con dimensioni ridotte, a TAC di grandi oggetti 4. Uno degli apparati tomografici realizzati dal nostro gruppo, nel mese di maggio 2007 è stato trasportato presso il bunker radiografico dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, allo scopo di effettuare una campagna di misure su importanti opere d’arte in corso di restauro, tra cui il Ritratto di Leonello d’Este del Pisanello.

Indagine tomografica del Ritratto di Leonello d’Este

Maria Pia Morigi;Rosa Brancaccio;
2016

Abstract

Nel settore della Conservazione e del Restauro dei Beni Culturali, discipline scientifiche quali la Fisica e la Chimica svolgono ormai da anni un ruolo fondamentale, contribuendo ad ampliare le conoscenze sulle opere investigate. Numerose infatti sono le indagini scientifiche di tipo fisico o chimico in grado di fornire indicazioni utili per identificare i materiali originali che costituiscono un’opera d’arte, studiare la tecnica esecutiva, determinare lo stato di conservazione e localizzare in maniera precisa gli interventi di restauro precedenti. La maggior parte di queste tecniche sono assolutamente non distruttive, altre invece richiedono dei microprelievi. La radiografia è una delle più antiche tecniche diagnostiche non invasive che siano state applicate ai Beni Culturali 1: i raggi X attraversando la materia, in virtù del loro alto potere penetrante, riescono a fornire un’immagine della struttura interna dell’oggetto investigato, grazie alla diversa radiopacità che i materiali presentano nei confronti di tale radiazione. Nel caso specifico di dipinti su tavola o tela, la radiografia può essere utilizzata per studi strutturali (essenza lignea, tipo di tela, lavorazione, stuccatura, consolidamento, presenza di gallerie causate da insetti xilofagi, screpolature e distacchi di colore) o stilistici (informazioni sulla tecnica pittorica e sui pigmenti utilizzati). Se la radiografia è utilizzata da decenni per l’analisi dei dipinti, sicuramente più recente è l’introduzione in questo campo della Tomografia Computerizzata con raggi X, più comunemente nota come TAC o CT (Computed Tomography). Tale tecnica rappresenta la naturale evoluzione della radiografia, poiché, a differenza di quest’ultima, è in grado di visualizzare in maniera tridimensionale la struttura interna degli oggetti investigati. La metodica alla base della TAC fu ideata e realizzata dall’ingegnere inglese Godfrey Hounsfield e dal fisico di origine sudafricana Allan Cormack, che per le loro scoperte vinsero il premio Nobel per la Medicina nel 1979. Il primo tomografo computerizzato consentiva esclusivamente lo studio delle strutture del cranio e fu installato presso l’Atkinson Morley Hospital di Londra nel 1971. Da allora ci sono stati enormi progressi in questa tecnica, che hanno portato allo sviluppo di generazioni di scanner tomografici medicali sempre più veloci per quanto riguarda i tempi di acquisizione e di ricostruzione delle immagini. Di conseguenza, quando si parla di TAC, solitamente si pensa alla diagnostica in campo medico. Tuttavia, in questi ultimi anni sono divenute sempre più evidenti l’importanza e le potenzialità di questa tecnica anche in altri ambiti, come quello industriale e, più recentemente, quello dei Beni Culturali 2. Mentre le prime applicazioni della TAC all’analisi di opere d’arte e reperti archeologici hanno visto generalmente l’utilizzo di scanner medicali, più di recente si è assistito ad un notevole sviluppo di sistemi tomografici dedicati, dotati di caratteristiche molto diverse fra loro in termini di campo di vista del rivelatore, risoluzione spaziale, energia massima del fascio di raggi X, etc. Anche il nostro gruppo di ricerca, presso il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università di Bologna, ormai da quindici anni si dedica alla progettazione e allo sviluppo di sistemi tomografici innovativi 3, in grado di effettuare, se necessario, le analisi in situ, al fine di garantire la sicurezza delle opere e limitarne gli spostamenti, fattore che si è spesso rivelato fonte di rischio per le opere stesse. L’attività svolta dal nostro gruppo spazia dalla micro-tomografia ad elevata risoluzione spaziale di campioni con dimensioni ridotte, a TAC di grandi oggetti 4. Uno degli apparati tomografici realizzati dal nostro gruppo, nel mese di maggio 2007 è stato trasportato presso il bunker radiografico dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, allo scopo di effettuare una campagna di misure su importanti opere d’arte in corso di restauro, tra cui il Ritratto di Leonello d’Este del Pisanello.
2016
978-88-7970-544-8
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