Tra le malattie cardiovascolari, l'infarto miocardico acuto (IMA) rimane la principale causa di morte ed è associato ad un rilevante impatto sanitario ed economico a livello globale. Questa situazione ha evidenziato l'importanza di sviluppare strategie più complete per ridurre il rischio di ospedalizzazione e mortalità. I programmi di riabilitazione cardiologica e prevenzione secondaria (RC/PS) offrono contributi significativi al percorso terapeutico di questi pazienti e sono classificati come raccomandazione IA. Tuttavia, essi sono poco utilizzati e raccomandati durante la pratica clinica comune, con basse percentuali di partecipazione e alti tassi di abbandono. I fattori limitanti riguardano aspetti socioeconomici, logistici, fisici o cognitivi. Secondo la letteratura, inoltre, svolgere regolarmente esercizio fisico gioca un ruolo cruciale nella riduzione del rischio di ospedalizzazione, e dunque la promozione di programmi di attività fisica dovrebbe essere parte fondamentale della RC/PS. Tuttavia, c'è una percentuale significativa di inattività, specialmente tra i pazienti più anziani, che rappresentano la maggioranza dei pazienti con diagnosi di IMA e potrebbero beneficiare maggiormente di questo intervento. Pertanto, sono stati proposti modelli alternativi. Analizzare l'efficacia di un programma di PS basato sull'esercizio fisico in pazienti anziani con IMA. L'obiettivo primario era la promozione di un cambiamento comportamentale sostenibile, con il mantenimento stabile di uno stile di vita attivo e miglioramenti attesi nel tasso di adesione, nei livelli di attività fisica e nei parametri funzionali. Altri obiettivi includevano il miglioramento della capacità di esercizio; il mantenimento stabile di livelli più elevati di attività fisica; l'analisi del tasso di adesione ad un anno dall'evento; una valutazione qualitativa delle percezioni ed esperienze dei pazienti, e la valutazione economica del modello di intervento. È stato analizzato un campione di 92 pazienti (età 75 ± 7 anni) che hanno completato il primo anno di follow-up. Il programma consisteva in sei sessioni individuali in supervisione comprendenti valutazioni funzionali e un approccio motivazionale per raggiungere gli obiettivi preposti. La prescrizione di esercizio a domicilio era basata sui risultati di un test di cammino di un chilometro (1km-TWT). L'attività fisica, la velocità di cammino e il VO2picco sono stati valutati durante ogni visita a 1, 2, 3, 4, 6 e 12 mesi dopo la dimissione. L'analisi qualitativa è stata eseguita attraverso interviste semi-strutturate. Infine, l'impatto economico dell'intervento è stato investigato tramite un'analisi costi-benefici, analizzando l'associazione tra attività fisica e ospedalizzazione nel primo anno dopo l'evento. Il tasso di adesione è variato dal 100% al 68,7% dopo un anno. L'attività fisica settimanale è aumentata significativamente durante il periodo di follow-up, passando da una mediana di 6.0 a 12.0 MET/h-settimana (p<0.0001). Questo è stato associato all'aumento della velocità di cammino (da 3.1 a 4.5 km/h, p<0.0001) e del VO2picco (da 17.4 a 21.9 ml/kg/min, p<0.0001). Per quanto riguarda l'analisi qualitativa, sono stati identificati tre temi principali: sensazioni dopo l'evento; cambiamento dello stile di vita e percezione delle barriere; rapporti con i familiari. L’analisi ha fornito informazioni preziose evidenziando fiducia nella fattibilità del programma e nella capacità dei pazienti di raggiungere un cambiamento stabile dello stile di vita. Infine, la valutazione economica ha evidenziato potenziali effetti positivi dell'intervento, che potrebbe avere considerevoli implicazioni per la sanità pubblica riducendo i costi complessivi dell'assistenza sanitaria. Questi risultati ci permettono di ipotizzare l'efficacia e la fattibilità di questo approccio, fornendo preziose informazioni per i professionisti della salute nello sviluppo di modelli di intervento più sostenibili.
Among cardiovascular diseases, acute myocardial infarction (AMI) remains the leading cause of morbidity and mortality, and it is associated with a major health and economic burden globally. This situation has emphasized the importance of more comprehensive strategies to reduce the long-term risk of hospitalization and mortality. Cardiac rehabilitation and secondary prevention (CR/SP) programs make significant contributions to the continuum of care in these patients and are a class IA recommendation. However, they are not consistently recommended and appear to be severely underused, with low percentages of eligible patients and high drop-out rates. Reasons for this low attendance rate involve socioeconomic factors, along with logistic, physical, or cognitive limitations. Another important aspect is related to physical activity. According to the literature performing regular exercise plays a crucial role in reducing the risk of all-cause hospitalization and mortality. Thus, the promotion of physical activity programs should be core part of CR/SP. Nevertheless, there is a significant percentage of inactivity, especially among older patients, who represents the majority of patients with AMI, and may benefit the most form this intervention. Therefore, alternative models of intervention have been advocated. The purpose of this thesis was to investigate the efficacy of an early and tailored exercise-based secondary prevention program in older patients with AMI. Primary outcome was the promotion of a sustainable change in behavior, with a stable maintenance of an active lifestyle and expected improvements in adherence rate, physical activity levels and functional parameters. Other outcomes included the improvement of exercise capacity; the stable maintenance of higher physical activity levels; the analysis of the adherence rate after one year from the event; a qualitative evaluation of patients’ perceptions and experiences after the event, and the economic evaluation of the intervention model. A sample of 92 patients (age 75 ± 7 years) who completed the first year of follow-up was analyzed. The program consisted of six individual on-site sessions including functional evaluations and motivational approach to reach exercise goals. Home-based exercise prescription was based on the results of a standardized moderate and perceptually regulated one-km treadmill walking test (1k-TWT). Physical activity, walking speed and VO2peak were assessed during each visit at 1 (baseline), 2, 3, 4, 6, and 12 months after discharge. Qualitative analysis was performed through semi-structured interviews. Finally, the economic impact of the exercise-based intervention was investigated through a cost-benefit analysis, analyzing the association between physical activity and hospitalization in the first year after the index event. Adherence rate remained high ranging from 100% to 68.7% after one year. Weekly physical activity significantly increased during the follow-up period, from a median 6.0 to 12.0 MET/h-week (p<0.0001). This was associated with increasing median walking speed (from 3.1 to 4.5 km/h, p < 0.0001), and VO2peak (from 17.4 to 21.9 ml/kg/min, p < 0.0001). As regards the qualitative analysis three main themes were identified: personal feelings after the event; lifestyle change and perception of barriers; and relationships with familiars. It provided valuable information highlighting a common confidence in the feasibility of the program and the ability of patients to achieve a stable lifestyle change. Finally, the economic evaluation revealed potential positive effects of the intervention, suggesting it could have considerable implications for public health by reducing overall healthcare costs. These findings allow us to hypothesize the effectiveness and the feasibility of this approach, providing valuable insights for health professionals in developing more sustainable models of intervention.
Behavioral sustainability: An interdisciplinary challenge for the wellbeing of older cardiac patients
RAISI, ANDREA
2024
Abstract
Tra le malattie cardiovascolari, l'infarto miocardico acuto (IMA) rimane la principale causa di morte ed è associato ad un rilevante impatto sanitario ed economico a livello globale. Questa situazione ha evidenziato l'importanza di sviluppare strategie più complete per ridurre il rischio di ospedalizzazione e mortalità. I programmi di riabilitazione cardiologica e prevenzione secondaria (RC/PS) offrono contributi significativi al percorso terapeutico di questi pazienti e sono classificati come raccomandazione IA. Tuttavia, essi sono poco utilizzati e raccomandati durante la pratica clinica comune, con basse percentuali di partecipazione e alti tassi di abbandono. I fattori limitanti riguardano aspetti socioeconomici, logistici, fisici o cognitivi. Secondo la letteratura, inoltre, svolgere regolarmente esercizio fisico gioca un ruolo cruciale nella riduzione del rischio di ospedalizzazione, e dunque la promozione di programmi di attività fisica dovrebbe essere parte fondamentale della RC/PS. Tuttavia, c'è una percentuale significativa di inattività, specialmente tra i pazienti più anziani, che rappresentano la maggioranza dei pazienti con diagnosi di IMA e potrebbero beneficiare maggiormente di questo intervento. Pertanto, sono stati proposti modelli alternativi. Analizzare l'efficacia di un programma di PS basato sull'esercizio fisico in pazienti anziani con IMA. L'obiettivo primario era la promozione di un cambiamento comportamentale sostenibile, con il mantenimento stabile di uno stile di vita attivo e miglioramenti attesi nel tasso di adesione, nei livelli di attività fisica e nei parametri funzionali. Altri obiettivi includevano il miglioramento della capacità di esercizio; il mantenimento stabile di livelli più elevati di attività fisica; l'analisi del tasso di adesione ad un anno dall'evento; una valutazione qualitativa delle percezioni ed esperienze dei pazienti, e la valutazione economica del modello di intervento. È stato analizzato un campione di 92 pazienti (età 75 ± 7 anni) che hanno completato il primo anno di follow-up. Il programma consisteva in sei sessioni individuali in supervisione comprendenti valutazioni funzionali e un approccio motivazionale per raggiungere gli obiettivi preposti. La prescrizione di esercizio a domicilio era basata sui risultati di un test di cammino di un chilometro (1km-TWT). L'attività fisica, la velocità di cammino e il VO2picco sono stati valutati durante ogni visita a 1, 2, 3, 4, 6 e 12 mesi dopo la dimissione. L'analisi qualitativa è stata eseguita attraverso interviste semi-strutturate. Infine, l'impatto economico dell'intervento è stato investigato tramite un'analisi costi-benefici, analizzando l'associazione tra attività fisica e ospedalizzazione nel primo anno dopo l'evento. Il tasso di adesione è variato dal 100% al 68,7% dopo un anno. L'attività fisica settimanale è aumentata significativamente durante il periodo di follow-up, passando da una mediana di 6.0 a 12.0 MET/h-settimana (p<0.0001). Questo è stato associato all'aumento della velocità di cammino (da 3.1 a 4.5 km/h, p<0.0001) e del VO2picco (da 17.4 a 21.9 ml/kg/min, p<0.0001). Per quanto riguarda l'analisi qualitativa, sono stati identificati tre temi principali: sensazioni dopo l'evento; cambiamento dello stile di vita e percezione delle barriere; rapporti con i familiari. L’analisi ha fornito informazioni preziose evidenziando fiducia nella fattibilità del programma e nella capacità dei pazienti di raggiungere un cambiamento stabile dello stile di vita. Infine, la valutazione economica ha evidenziato potenziali effetti positivi dell'intervento, che potrebbe avere considerevoli implicazioni per la sanità pubblica riducendo i costi complessivi dell'assistenza sanitaria. Questi risultati ci permettono di ipotizzare l'efficacia e la fattibilità di questo approccio, fornendo preziose informazioni per i professionisti della salute nello sviluppo di modelli di intervento più sostenibili.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.