Lo spunto del titolo viene da un’espressione di Paulo Freire, che ci è cara da molto tempo. L’educatore brasiliano impiega il verbo essere: la coscienza è metodo e cammino che si orienta intenzionalmente verso l’esterno, coscientizzazione quindi, perché “Il sapere esiste solo nell’invenzione, nella reinvenzione, nella ricerca inquieta, impaziente, permanente che gli uomini fanno nel mondo, col mondo e con gli altri. Ricerca che è anche sostanziata di speranza” (1972, p. 82). Una potente sintesi del peso che la formazione può avere per gli ultimi, gli oppressi che sono i destinatari del suo messaggio; ma accomunati da quel verbo fare, che abbiamo rimarcato con convinzione, vi sono altri tre uomini che lasciano traccia della loro vocazione umanistica progressiva nella trama del concetto di liberazione. Stiamo parlando di Gustavo Gutiérrez e Leonardo Boff, teologi della liberazione, e Enrique Dussel, filosofo della liberazione. La pratica educativa di Freire ha avuto il suo banco di prova nel “Nordest” del Brasile, che contava negli anni Sessanta 15 milioni di analfabeti su 25 milioni di abitanti. La pedagogia degli oppressi viene scritta nell’esilio cileno, sul finire di quegli anni, con lo scopo di “dare la parola al popolo”, per favorire la partecipazione di coloro cui il colonialismo aveva imposto la “cultura del silenzio”. I suoi punti di riferimento passano dalla fenomenologia all’esistenzialismo, dal personalismo di Mounier al marxismo, alla stessa teologia della liberazione che gli è contemporanea per un ampio tratto di vita. Il suo famoso testo avanza tra contrapposizioni di termini di ampia portata simbolica: ad esempio ogni uomo, essere inconcluso, vive tra disumanizzazione e umanizzazione. Oppure: la lotta degli oppressi è un atto d’amore connotato dalla forma critica del dialogo; gli oppressori rispondo con gli strumenti della conquista e dell’antidialogo.
Postafazione. Coscienza e metodo
Anita Gramigna
2023
Abstract
Lo spunto del titolo viene da un’espressione di Paulo Freire, che ci è cara da molto tempo. L’educatore brasiliano impiega il verbo essere: la coscienza è metodo e cammino che si orienta intenzionalmente verso l’esterno, coscientizzazione quindi, perché “Il sapere esiste solo nell’invenzione, nella reinvenzione, nella ricerca inquieta, impaziente, permanente che gli uomini fanno nel mondo, col mondo e con gli altri. Ricerca che è anche sostanziata di speranza” (1972, p. 82). Una potente sintesi del peso che la formazione può avere per gli ultimi, gli oppressi che sono i destinatari del suo messaggio; ma accomunati da quel verbo fare, che abbiamo rimarcato con convinzione, vi sono altri tre uomini che lasciano traccia della loro vocazione umanistica progressiva nella trama del concetto di liberazione. Stiamo parlando di Gustavo Gutiérrez e Leonardo Boff, teologi della liberazione, e Enrique Dussel, filosofo della liberazione. La pratica educativa di Freire ha avuto il suo banco di prova nel “Nordest” del Brasile, che contava negli anni Sessanta 15 milioni di analfabeti su 25 milioni di abitanti. La pedagogia degli oppressi viene scritta nell’esilio cileno, sul finire di quegli anni, con lo scopo di “dare la parola al popolo”, per favorire la partecipazione di coloro cui il colonialismo aveva imposto la “cultura del silenzio”. I suoi punti di riferimento passano dalla fenomenologia all’esistenzialismo, dal personalismo di Mounier al marxismo, alla stessa teologia della liberazione che gli è contemporanea per un ampio tratto di vita. Il suo famoso testo avanza tra contrapposizioni di termini di ampia portata simbolica: ad esempio ogni uomo, essere inconcluso, vive tra disumanizzazione e umanizzazione. Oppure: la lotta degli oppressi è un atto d’amore connotato dalla forma critica del dialogo; gli oppressori rispondo con gli strumenti della conquista e dell’antidialogo.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.