«Se la mia presenza nella storia non è neutra, devo farmi carico, con spirito critico, della natura politica della mia presenza. Se, in effetti, non esisto semplicemente per adattarmi al mondo, ma per trasformarlo, se non è possibile cambiare il mondo senza sognarne o progettarne uno diverso, allora devo approfittare di ogni opportunità, non solo per parlare della mia utopia, ma anche per partecipare attivamente a pratiche coerenti con questa utopia» (Freire, 2021, p.33). I professionisti dell’educazione sono costantemente chiamati a confrontarsi con situazioni problematiche. In questo devono essere sostenuti da due forme di razionalità: quella euristico-riflessiva e quella critico-emancipativa. La prima guida il professionista nell’indagare l’esperienza al fine di costruire conoscenza funzionale alla sua adeguata interpretazione e gestione. La seconda lo rende un agente di trasformazione e cambiamento. Perché questo accada, occorre innanzitutto maturare la consapevolezza e la capacità di riconoscere «tutti quegli elementi di condizionamento «Se la mia presenza nella storia non è neutra, devo farmi carico, con spirito critico, della natura politica della mia presenza. Se, in effetti, non esisto semplicemente per adattarmi al mondo, ma per trasformarlo, se non è possibile cambiare il mondo senza sognarne o progettarne uno diverso, allora devo approfittare di ogni opportunità, non solo per parlare della mia utopia, ma anche per partecipare attivamente a pratiche coerenti con questa utopia» (Freire, 2021, p.33). I professionisti dell’educazione sono costantemente chiamati a confrontarsi con situazioni problematiche. In questo devono essere sostenuti da due forme di razionalità: quella euristico-riflessiva e quella critico-emancipativa. La prima guida il professionista nell’indagare l’esperienza al fine di costruire conoscenza funzionale alla sua adeguata interpretazione e gestione. La seconda lo rende un agente di trasformazione e cambiamento. Perché questo accada, occorre innanzitutto maturare la consapevolezza e la capacità di riconoscere «tutti quegli elementi di condizionamento e di distorsione che impediscono una piena ed efficace articolazione dell’agire educativo o che lo indirizzano verso direzioni non adeguatamente rispondenti agli effettivi bisogni dei soggetti» (Striano, 2022, pos.146). Dalle narrazioni dei tirocinanti in ambito educativo, raccolte nel corso degli anni sotto forma di incidenti critici, emerge il tema del maltrattamento nei servizi educativi e di istruzione, oggetto di numerosi studi scientifici (Paradiso, 2018). Alcuni di questi adottano una prospettiva di analisi incentrata sulle responsabilità collettive e non solo su quelle individuali, ponendo l’accento sui contesti e sui processi che determinano i fenomeni di maltrattamento. Se si adotta questo approccio, si deve riflettere sulle concezioni educative distorte che, da un lato, generano tali fenomeni e, dall’altro, impediscono di estirparli. Nella formazione dei futuri educatori, quindi, è essenziale promuovere interventi incentrati sulla riflessività per costruire la consapevolezza che educare implica «stare dalla parte dell’essere umano» ed essere sempre pronti a rispondere «all’imperativo categorico di non abbassare lo sguardo» (Bastianoni, 2021, pp. 204-205). L’analisi di incidenti critici (Flanagan, 1954) è una strategia formativa che aiuta le persone ad esplicitare i propri assunti e a comprendere, attraverso il confronto con prospettive diverse, i presupposti valoriali che orientano i propri e gli altrui comportamenti. La riflessione sugli incidenti critici presentati dai tirocinanti del corso di laurea in Scienze filosofiche e dell’educazione dell’Università di Ferrara, che avviene durante incontri organizzati settimanalmente in piccoli gruppi e in presenza di un docente moderatore, contribuisce a sviluppare conoscenza e consapevolezza sui diritti relazionali di ogni individuo e sulla necessità di saperli tradurre in responsabilità individuali e collettive, in azioni e strumenti di intervento volti a migliorare il benessere delle persone.
“Non esisto semplicemente per adattarmi al mondo, ma per trasformarlo” (Paulo Freire). I diritti relazionali nella formazione degli educatori
Silvia Zanazzi
Primo
2023
Abstract
«Se la mia presenza nella storia non è neutra, devo farmi carico, con spirito critico, della natura politica della mia presenza. Se, in effetti, non esisto semplicemente per adattarmi al mondo, ma per trasformarlo, se non è possibile cambiare il mondo senza sognarne o progettarne uno diverso, allora devo approfittare di ogni opportunità, non solo per parlare della mia utopia, ma anche per partecipare attivamente a pratiche coerenti con questa utopia» (Freire, 2021, p.33). I professionisti dell’educazione sono costantemente chiamati a confrontarsi con situazioni problematiche. In questo devono essere sostenuti da due forme di razionalità: quella euristico-riflessiva e quella critico-emancipativa. La prima guida il professionista nell’indagare l’esperienza al fine di costruire conoscenza funzionale alla sua adeguata interpretazione e gestione. La seconda lo rende un agente di trasformazione e cambiamento. Perché questo accada, occorre innanzitutto maturare la consapevolezza e la capacità di riconoscere «tutti quegli elementi di condizionamento «Se la mia presenza nella storia non è neutra, devo farmi carico, con spirito critico, della natura politica della mia presenza. Se, in effetti, non esisto semplicemente per adattarmi al mondo, ma per trasformarlo, se non è possibile cambiare il mondo senza sognarne o progettarne uno diverso, allora devo approfittare di ogni opportunità, non solo per parlare della mia utopia, ma anche per partecipare attivamente a pratiche coerenti con questa utopia» (Freire, 2021, p.33). I professionisti dell’educazione sono costantemente chiamati a confrontarsi con situazioni problematiche. In questo devono essere sostenuti da due forme di razionalità: quella euristico-riflessiva e quella critico-emancipativa. La prima guida il professionista nell’indagare l’esperienza al fine di costruire conoscenza funzionale alla sua adeguata interpretazione e gestione. La seconda lo rende un agente di trasformazione e cambiamento. Perché questo accada, occorre innanzitutto maturare la consapevolezza e la capacità di riconoscere «tutti quegli elementi di condizionamento e di distorsione che impediscono una piena ed efficace articolazione dell’agire educativo o che lo indirizzano verso direzioni non adeguatamente rispondenti agli effettivi bisogni dei soggetti» (Striano, 2022, pos.146). Dalle narrazioni dei tirocinanti in ambito educativo, raccolte nel corso degli anni sotto forma di incidenti critici, emerge il tema del maltrattamento nei servizi educativi e di istruzione, oggetto di numerosi studi scientifici (Paradiso, 2018). Alcuni di questi adottano una prospettiva di analisi incentrata sulle responsabilità collettive e non solo su quelle individuali, ponendo l’accento sui contesti e sui processi che determinano i fenomeni di maltrattamento. Se si adotta questo approccio, si deve riflettere sulle concezioni educative distorte che, da un lato, generano tali fenomeni e, dall’altro, impediscono di estirparli. Nella formazione dei futuri educatori, quindi, è essenziale promuovere interventi incentrati sulla riflessività per costruire la consapevolezza che educare implica «stare dalla parte dell’essere umano» ed essere sempre pronti a rispondere «all’imperativo categorico di non abbassare lo sguardo» (Bastianoni, 2021, pp. 204-205). L’analisi di incidenti critici (Flanagan, 1954) è una strategia formativa che aiuta le persone ad esplicitare i propri assunti e a comprendere, attraverso il confronto con prospettive diverse, i presupposti valoriali che orientano i propri e gli altrui comportamenti. La riflessione sugli incidenti critici presentati dai tirocinanti del corso di laurea in Scienze filosofiche e dell’educazione dell’Università di Ferrara, che avviene durante incontri organizzati settimanalmente in piccoli gruppi e in presenza di un docente moderatore, contribuisce a sviluppare conoscenza e consapevolezza sui diritti relazionali di ogni individuo e sulla necessità di saperli tradurre in responsabilità individuali e collettive, in azioni e strumenti di intervento volti a migliorare il benessere delle persone.File | Dimensione | Formato | |
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