Muovendo dal rinnovato interesse storiografico per il metodo casistico e valorizzando alcuni scritti di Paolo Grossi in chiave penalistica, l’articolo propone un’interpretazione del passaggio da una concezione casistica della responsabilità penale nel periodo del diritto comune alla sua normativizzazione come regola generale di imputabilità a partire dall’età moderna. Il ragionamento per casi è utilizzato tanto dai teologi nelle somme penitenziali quanto dai giuristi per differenziare gradi e intensità dell’animus sia del peccatore sia del reo. Nell’assenza di regole generali su forme e implicazioni probatorie della responsabilità, rinvenibili nel diritto romano, in quello canonico o in altre fonti del pluralistico sistema dello ius commune, a partire dal XII secolo i giuristi gradualmente elaborano nozioni di dolo e colpa attraverso un procedimento induttivo che parte dall’analisi delle singolarità. Dal XVI secolo inizia a delinearsi un nuovo ordine discorsivo che valorizza l’elaborazione di regole generali in tema di colpevolezza operanti entro un sistema di diritto penale. Il contributo analizza le tappe di questo passaggio con riferimento a due esperienze in particolare: la prima concerne l’influenza dell’umanesimo giuridico, l’impatto delle lecturae criminalium ed i primi trattati che cercano di organizzare in modo deduttivo i generalia delictorum. La seconda riguarda l’apporto della Seconda scolastica all’esaltazione del momento individualistico-volitivo che ha come conseguenze sia la valorizzazione dell’elemento soggettivo come elemento generale di ogni reato, sia l’accentuazione del profilo volontaristico della legge penale del sovrano.

Dalla casistica alle regole: la normativizzazione della responsabilità penale tra medioevo ed età moderna

M. Pifferi
Primo
2023

Abstract

Muovendo dal rinnovato interesse storiografico per il metodo casistico e valorizzando alcuni scritti di Paolo Grossi in chiave penalistica, l’articolo propone un’interpretazione del passaggio da una concezione casistica della responsabilità penale nel periodo del diritto comune alla sua normativizzazione come regola generale di imputabilità a partire dall’età moderna. Il ragionamento per casi è utilizzato tanto dai teologi nelle somme penitenziali quanto dai giuristi per differenziare gradi e intensità dell’animus sia del peccatore sia del reo. Nell’assenza di regole generali su forme e implicazioni probatorie della responsabilità, rinvenibili nel diritto romano, in quello canonico o in altre fonti del pluralistico sistema dello ius commune, a partire dal XII secolo i giuristi gradualmente elaborano nozioni di dolo e colpa attraverso un procedimento induttivo che parte dall’analisi delle singolarità. Dal XVI secolo inizia a delinearsi un nuovo ordine discorsivo che valorizza l’elaborazione di regole generali in tema di colpevolezza operanti entro un sistema di diritto penale. Il contributo analizza le tappe di questo passaggio con riferimento a due esperienze in particolare: la prima concerne l’influenza dell’umanesimo giuridico, l’impatto delle lecturae criminalium ed i primi trattati che cercano di organizzare in modo deduttivo i generalia delictorum. La seconda riguarda l’apporto della Seconda scolastica all’esaltazione del momento individualistico-volitivo che ha come conseguenze sia la valorizzazione dell’elemento soggettivo come elemento generale di ogni reato, sia l’accentuazione del profilo volontaristico della legge penale del sovrano.
2023
Pifferi, M.
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