Molti elementi comuni ricorrono nelle biografie dei giuristi ferraresi, in particolare avvocati, durante gli anni precedenti l’Unità italiana. La generazione di legali nati all’inizio del XIX secolo espresse infatti gran parte del gruppo dirigente liberale che operò per orientare l’opinione pubblica e attuare le caute riforme possibili sotto il restaurato governo pontificio. In una prima fase alcuni di loro animarono la scena culturale cittadina, esaltando la creatività del popolo italiano in polemica implicita con la presenza oppressiva degli austriaci; altri si attivarono per introdurre nuove forme di progresso, ad esempio le istituzioni laiche per la gioventù o per gli anziani. I professionisti e docenti erano anche coinvolti nell’amministrazione delle istituzioni pubbliche, delle quali furono allo stesso tempo i critici più consapevoli: grazie alle loro conoscenze giuridiche si batterono, stavolta apertamente, per avviare la stagione riformatrice inaugurata dall’elezione di Pio IX e drammaticamente sfociata negli avvenimenti del 1848-49. Per una breve e sfortunata ma intensa parentesi, i migliori giuristi cittadini (Carlo e Francesco Mayr, Luigi Borsari, Camillo Laderchi) rappresentarono la città nell’Assemblea legislativa e le dettero voce fondando “la Gazzetta di Ferrara”, dalle cui colonne espressero la loro fede patriottica. “Io credo nel progresso umano” fu il motto di Luigi Borsari, al quale non rinunciò neanche finita la fase rivoluzionaria: dal 1850 egli si dedicò a importanti monografie giuridiche su temi (l’enfiteusi, le ipoteche) nevralgici per lo sviluppo economico della società italiana e, in prospettiva, del nuovo Stato unitario.

Giuristi e progresso civile a Ferrara prima dell'Unità d'Italia

Francesco D'Urso
Primo
2022

Abstract

Molti elementi comuni ricorrono nelle biografie dei giuristi ferraresi, in particolare avvocati, durante gli anni precedenti l’Unità italiana. La generazione di legali nati all’inizio del XIX secolo espresse infatti gran parte del gruppo dirigente liberale che operò per orientare l’opinione pubblica e attuare le caute riforme possibili sotto il restaurato governo pontificio. In una prima fase alcuni di loro animarono la scena culturale cittadina, esaltando la creatività del popolo italiano in polemica implicita con la presenza oppressiva degli austriaci; altri si attivarono per introdurre nuove forme di progresso, ad esempio le istituzioni laiche per la gioventù o per gli anziani. I professionisti e docenti erano anche coinvolti nell’amministrazione delle istituzioni pubbliche, delle quali furono allo stesso tempo i critici più consapevoli: grazie alle loro conoscenze giuridiche si batterono, stavolta apertamente, per avviare la stagione riformatrice inaugurata dall’elezione di Pio IX e drammaticamente sfociata negli avvenimenti del 1848-49. Per una breve e sfortunata ma intensa parentesi, i migliori giuristi cittadini (Carlo e Francesco Mayr, Luigi Borsari, Camillo Laderchi) rappresentarono la città nell’Assemblea legislativa e le dettero voce fondando “la Gazzetta di Ferrara”, dalle cui colonne espressero la loro fede patriottica. “Io credo nel progresso umano” fu il motto di Luigi Borsari, al quale non rinunciò neanche finita la fase rivoluzionaria: dal 1850 egli si dedicò a importanti monografie giuridiche su temi (l’enfiteusi, le ipoteche) nevralgici per lo sviluppo economico della società italiana e, in prospettiva, del nuovo Stato unitario.
2022
D'Urso, Francesco
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