Il periodo napoleonico in Italia, pur nella sua brevità, fu denso di riforme che ebbero grande influenza nei periodi successivi. Assieme ad altre riforme della vita economica e sociale, esso vide in particolare un generale riordino dell’amministrazione delle acque. L’unificazione politica realizzata con la Repubblica Cisalpina (1797), trasformata in Repubblica Italiana (1802) e quindi Regno d’Italia (1805), con l’annessione del Veneto e successivamente delle Marche, permise di affrontare in un’ottica globale vari problemi idraulici, impossibili a risolversi quando il bacino del Po era diviso tra stati diversi. a i maggiori progetti sviluppati vi furono la sistemazione di tutto il corso del Po con i suoi affluenti e diramazioni, la creazione di un canale navigabile che collegasse il mare Adriatico con il Tirreno (Canal d’Adriatique), la bonifica delle Valli Grandi Veronesi, la sistemazione degli scoli del Polesine, del sistema idraulico Brenta-Bacchiglione e della laguna di Venezia, del sistema Reno-Po e dei torrenti appenninici collegati. Quando il Piemonte, la Toscana e i territori dello Stato della Chiesa entrarono a far parte dell’impero francese (1810), vennero affrontati anche la bonifica delle paludi Pontine, della Valdichiana e gli interventi sul corso del Tevere. Inizialmente, la progettazione degli interventi più urgenti fu affidata ad apposite commissioni idrauliche, che operarono per alcuni anni e che raccoglievano il meglio delle competenze matematiche e tecniche italiane. Parallelamente procedette la legislazione organica in materia d’acque con una prima legge generale della Repubblica d’Italia (20 aprile 1804) che istituiva due “idraulici nazionali” nel governo centrale e un magistrato d’acque in ogni dipartimento. Dopo la creazione del Regno d’Italia fu istituito un Dipartimento governativo dei Ponti, Argini e Strade (6 maggio 1806), e un Corpo di ingegneri di Acque e Strade, per i quali era prevista la formazione universitaria di quattro anni. I progetti d’interesse strategico (porti, ponti, vie di comunicazione con l’estero) furono in realtà sottratti da Napoleone alle competenze degli idraulici e ingegneri italiani, e affidati agli ingegneri dei Ponts et Chaussées. Tra questi un ruolo predominante ebbe Gaspard Riche de Prony, che fu in Italia per un periodo complessivo di circa due anni, distribuito in almeno tre missioni successive. La collaborazione tra idraulici italiani e francesi fu assai produttiva in alcuni casi, ma non priva di polemiche in altri, in cui gli ingegneri italiani giudicavano i principi dell’idrodinamica inapplicabili alla realtà dei fiumi e rivendicavano la superiorità della propria tradizione nella conoscenza delle leggi empiriche. Tra gli scienziati italiani più importanti coinvolti nella generale ristrutturazione del territorio vi furono Simone Stratico, Giovanni Antonio Tadini, Giovanni Battista Guglielmini, Teodoro Bonati, Agostino Masetti, Luigi Brandolini e Vittorio Fossombroni. Alla luce di numerosi documenti ritrovati negli archivi italiani e francesi, verranno illustrate le principali riforme introdotte e i principali progetti elaborati, con particolare riguardo a quelli che interessarono il territorio ferrarese.
Le riforme e i progetti idraulici dell’Italia napoleonica
Maria Teresa Borgato
2023
Abstract
Il periodo napoleonico in Italia, pur nella sua brevità, fu denso di riforme che ebbero grande influenza nei periodi successivi. Assieme ad altre riforme della vita economica e sociale, esso vide in particolare un generale riordino dell’amministrazione delle acque. L’unificazione politica realizzata con la Repubblica Cisalpina (1797), trasformata in Repubblica Italiana (1802) e quindi Regno d’Italia (1805), con l’annessione del Veneto e successivamente delle Marche, permise di affrontare in un’ottica globale vari problemi idraulici, impossibili a risolversi quando il bacino del Po era diviso tra stati diversi. a i maggiori progetti sviluppati vi furono la sistemazione di tutto il corso del Po con i suoi affluenti e diramazioni, la creazione di un canale navigabile che collegasse il mare Adriatico con il Tirreno (Canal d’Adriatique), la bonifica delle Valli Grandi Veronesi, la sistemazione degli scoli del Polesine, del sistema idraulico Brenta-Bacchiglione e della laguna di Venezia, del sistema Reno-Po e dei torrenti appenninici collegati. Quando il Piemonte, la Toscana e i territori dello Stato della Chiesa entrarono a far parte dell’impero francese (1810), vennero affrontati anche la bonifica delle paludi Pontine, della Valdichiana e gli interventi sul corso del Tevere. Inizialmente, la progettazione degli interventi più urgenti fu affidata ad apposite commissioni idrauliche, che operarono per alcuni anni e che raccoglievano il meglio delle competenze matematiche e tecniche italiane. Parallelamente procedette la legislazione organica in materia d’acque con una prima legge generale della Repubblica d’Italia (20 aprile 1804) che istituiva due “idraulici nazionali” nel governo centrale e un magistrato d’acque in ogni dipartimento. Dopo la creazione del Regno d’Italia fu istituito un Dipartimento governativo dei Ponti, Argini e Strade (6 maggio 1806), e un Corpo di ingegneri di Acque e Strade, per i quali era prevista la formazione universitaria di quattro anni. I progetti d’interesse strategico (porti, ponti, vie di comunicazione con l’estero) furono in realtà sottratti da Napoleone alle competenze degli idraulici e ingegneri italiani, e affidati agli ingegneri dei Ponts et Chaussées. Tra questi un ruolo predominante ebbe Gaspard Riche de Prony, che fu in Italia per un periodo complessivo di circa due anni, distribuito in almeno tre missioni successive. La collaborazione tra idraulici italiani e francesi fu assai produttiva in alcuni casi, ma non priva di polemiche in altri, in cui gli ingegneri italiani giudicavano i principi dell’idrodinamica inapplicabili alla realtà dei fiumi e rivendicavano la superiorità della propria tradizione nella conoscenza delle leggi empiriche. Tra gli scienziati italiani più importanti coinvolti nella generale ristrutturazione del territorio vi furono Simone Stratico, Giovanni Antonio Tadini, Giovanni Battista Guglielmini, Teodoro Bonati, Agostino Masetti, Luigi Brandolini e Vittorio Fossombroni. Alla luce di numerosi documenti ritrovati negli archivi italiani e francesi, verranno illustrate le principali riforme introdotte e i principali progetti elaborati, con particolare riguardo a quelli che interessarono il territorio ferrarese.File | Dimensione | Formato | |
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