Sin dall’antichità, le civiltà hanno affrontato varie ondate epidemiche di malattie infettive che si sono spesso protratte per molti anni. La peste nera, devastando l’Europa dal 1347 al 1352, ha sterminato tra il 25 e il 50% della popolazione generando cambiamenti economici, geopolitici e religiosi; poi ancora il colera, il vaiolo e infine il tifo per menzionare le più tristemente famose. Accompagnando carestie e guerre e fluttuando con i periodi del grande freddo, queste malattie contagiose hanno imperversato apparendo e scomparendo con il trascorrere dei secoli. Al tempo in cui non esistevano mezzi veloci quali treni e aerei, i viaggi sulle lunghe distanze avvenivano via mare: germi e malattie entravano con le navi nei porti, punti d’ingresso delle epidemie, venendo poi in contatto con l’uomo. Negli ultimi 100 anni numerosi virus riemergenti o emergenti, hanno causato epidemie in diverse zone del pianeta soprattutto in Asia, in quell’area estremamente vasta compresa tra Russia siberiana e Cina occidentale in cui le condizioni igieniche precarie e la stretta coabitazione tra pollame, suini e uomo, ha consentito l’insorgenza delle più rilevanti pandemie influenzali per motivazioni solo in parte conosciute ma non disgiunte dai meccanismi evolutivi degli stessi virus (mutazioni e instabilità genetica), attività antropiche, alterazioni di ecosistemi e spillover. In tale contesto, gli uccelli, migratori o stanziali, le modalità diffusive e il contagio interumano diretto hanno giocato un ruolo essenziale nelle pandemie, complice la globalizzazione di persone, merci e microrganismi. L’influenza ‘spagnola’ definita “la madre di tutte le pandemie” e l’H1N1 “il virus patriarca”, sono stati al pari della peste nera, il secondo olocausto più grande della storia, anche se spesso relegata a piè pagina nei libri di storia. Nella sola Italia, la spagnola contagiò circa il 12% della popolazione. Vi furono circa 600 mila morti e la letalità fu del 2.5%. Come altrove, l’influenza pandemica colpì in tre ondate successive e ravvicinate. Il virus arrivò attanagliò il paese in una morsa epidemica da sud a nord. La concomitante prima guerra mondiale come una grande Idra, assorbì e asservì a se ogni risorsa, depauperando soprattutto la già precaria organizzazione sanitaria. La guerra richiamò a sé le energie migliori di personale, di congegni, di mezzi, in difesa di interessi superiori. Quando l’influenza colpì Ferrara, la città poteva contare su strutture d’avanguardia e su medici e scienziati destinati a lasciare il segno nel campo della medicina applicato alle arti militari. Nel 1918-19 infatti, Ferrara fece molto per contenere gli effetti devastanti della guerra; fu costruita la più grande unità della Croce Rossa in Italia e poi ancora il famoso Ospedale Militare Neurologico di Villa del Seminario, primo ospedale neurologico italiano della ‘Grande guerra’ per i reduci del fronte, destinato alla cura specializzata delle malattie nervose e delle psicosi causate dalla guerra. Non posso non menzionare altri virus zoonotici quali l’HIV, apparso nel 1981, l’H5N1 (influenza aviaria) nel 1997, la variante “suina” H1N1 nel 2009, l’H7N9 nel 2013, tutti esempi di malattie influenzali a carattere epidemico/pandemico; non ultimi, i coronavirus responsabili della SARS (SARS-CoV-1) nel 2003 e della MERS (MERS-CoV) del 2012, la cui diffusione è stata interrotta grazie alle tempestive misure di sorveglianza e alla collaborazione internazionale, agli innovativi mezzi diagnostici che hanno permesso di contenere ed evitare l’estendersi a livello globale. Non così è stato per l’attuale pandemia da COVID-19. Le epidemie hanno avuto un ruolo rilevante nella storia dell’umanità sul piano sanitario, demografico, sociale ed economico. Non si deve disperdere il patrimonio di conoscenze e di valori acquisiti attraverso secoli di lotta alle grandi pandemie del passato. “Chi non conosce il proprio passato rimane un bambino”, scriveva nel 460 a.C. Ippocrate di Kos, padre della medicina. Imparare dunque dall’esperienza, per gestire con successo il presente.

Anatomia delle Pandemie Recenti e Passate. Risvolti Clinici, Economici e Sociali

Contini, Carlo
2023

Abstract

Sin dall’antichità, le civiltà hanno affrontato varie ondate epidemiche di malattie infettive che si sono spesso protratte per molti anni. La peste nera, devastando l’Europa dal 1347 al 1352, ha sterminato tra il 25 e il 50% della popolazione generando cambiamenti economici, geopolitici e religiosi; poi ancora il colera, il vaiolo e infine il tifo per menzionare le più tristemente famose. Accompagnando carestie e guerre e fluttuando con i periodi del grande freddo, queste malattie contagiose hanno imperversato apparendo e scomparendo con il trascorrere dei secoli. Al tempo in cui non esistevano mezzi veloci quali treni e aerei, i viaggi sulle lunghe distanze avvenivano via mare: germi e malattie entravano con le navi nei porti, punti d’ingresso delle epidemie, venendo poi in contatto con l’uomo. Negli ultimi 100 anni numerosi virus riemergenti o emergenti, hanno causato epidemie in diverse zone del pianeta soprattutto in Asia, in quell’area estremamente vasta compresa tra Russia siberiana e Cina occidentale in cui le condizioni igieniche precarie e la stretta coabitazione tra pollame, suini e uomo, ha consentito l’insorgenza delle più rilevanti pandemie influenzali per motivazioni solo in parte conosciute ma non disgiunte dai meccanismi evolutivi degli stessi virus (mutazioni e instabilità genetica), attività antropiche, alterazioni di ecosistemi e spillover. In tale contesto, gli uccelli, migratori o stanziali, le modalità diffusive e il contagio interumano diretto hanno giocato un ruolo essenziale nelle pandemie, complice la globalizzazione di persone, merci e microrganismi. L’influenza ‘spagnola’ definita “la madre di tutte le pandemie” e l’H1N1 “il virus patriarca”, sono stati al pari della peste nera, il secondo olocausto più grande della storia, anche se spesso relegata a piè pagina nei libri di storia. Nella sola Italia, la spagnola contagiò circa il 12% della popolazione. Vi furono circa 600 mila morti e la letalità fu del 2.5%. Come altrove, l’influenza pandemica colpì in tre ondate successive e ravvicinate. Il virus arrivò attanagliò il paese in una morsa epidemica da sud a nord. La concomitante prima guerra mondiale come una grande Idra, assorbì e asservì a se ogni risorsa, depauperando soprattutto la già precaria organizzazione sanitaria. La guerra richiamò a sé le energie migliori di personale, di congegni, di mezzi, in difesa di interessi superiori. Quando l’influenza colpì Ferrara, la città poteva contare su strutture d’avanguardia e su medici e scienziati destinati a lasciare il segno nel campo della medicina applicato alle arti militari. Nel 1918-19 infatti, Ferrara fece molto per contenere gli effetti devastanti della guerra; fu costruita la più grande unità della Croce Rossa in Italia e poi ancora il famoso Ospedale Militare Neurologico di Villa del Seminario, primo ospedale neurologico italiano della ‘Grande guerra’ per i reduci del fronte, destinato alla cura specializzata delle malattie nervose e delle psicosi causate dalla guerra. Non posso non menzionare altri virus zoonotici quali l’HIV, apparso nel 1981, l’H5N1 (influenza aviaria) nel 1997, la variante “suina” H1N1 nel 2009, l’H7N9 nel 2013, tutti esempi di malattie influenzali a carattere epidemico/pandemico; non ultimi, i coronavirus responsabili della SARS (SARS-CoV-1) nel 2003 e della MERS (MERS-CoV) del 2012, la cui diffusione è stata interrotta grazie alle tempestive misure di sorveglianza e alla collaborazione internazionale, agli innovativi mezzi diagnostici che hanno permesso di contenere ed evitare l’estendersi a livello globale. Non così è stato per l’attuale pandemia da COVID-19. Le epidemie hanno avuto un ruolo rilevante nella storia dell’umanità sul piano sanitario, demografico, sociale ed economico. Non si deve disperdere il patrimonio di conoscenze e di valori acquisiti attraverso secoli di lotta alle grandi pandemie del passato. “Chi non conosce il proprio passato rimane un bambino”, scriveva nel 460 a.C. Ippocrate di Kos, padre della medicina. Imparare dunque dall’esperienza, per gestire con successo il presente.
2023
Contini, Carlo
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