Questo lavoro rappresenta il secondo tentativo di una xenologia attuata attraverso lo strumento di una "ermeneutica filosofica del testo filmico". In questo caso, l’altro è indagato nella sua veste di “marginale”, “ultimo”. A partire da una disamina del film Le Havre di Aki Kaurismaki – tentativo di inscenare una possibile "resistenza dell'umano” –, il presente lavoro pone in rilievo un complessivo cortocircuito (sia teoretico, che etico, che politico) intrinseco all'interpretazione dell'alterità declinata come “marginalità”. Cortocircuito esemplificato dall'equazione tra marginalità ed angelicità. Costretta a forza entro una gabbia di purezza con cui si pretenderebbe di tutelarla, obbligata ad essere eticamente “sovraumana”, questa umanità marginale – la cui attuale incarnazione emblematica è quella del clandestino/migrante – si vede paradossalmente sottratto il proprio diritto ad essere “semplicemente umana”.
La resistenza dell’umano. "Le Havre" di Aki Kaurismaki
Cera A
2013
Abstract
Questo lavoro rappresenta il secondo tentativo di una xenologia attuata attraverso lo strumento di una "ermeneutica filosofica del testo filmico". In questo caso, l’altro è indagato nella sua veste di “marginale”, “ultimo”. A partire da una disamina del film Le Havre di Aki Kaurismaki – tentativo di inscenare una possibile "resistenza dell'umano” –, il presente lavoro pone in rilievo un complessivo cortocircuito (sia teoretico, che etico, che politico) intrinseco all'interpretazione dell'alterità declinata come “marginalità”. Cortocircuito esemplificato dall'equazione tra marginalità ed angelicità. Costretta a forza entro una gabbia di purezza con cui si pretenderebbe di tutelarla, obbligata ad essere eticamente “sovraumana”, questa umanità marginale – la cui attuale incarnazione emblematica è quella del clandestino/migrante – si vede paradossalmente sottratto il proprio diritto ad essere “semplicemente umana”.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.