A fronte di una secolare tradizione di studio di carattere topografico e delle architetture che caratterizzano il paesaggio della Caffarella, i più recenti quadri di sintesi degli indizi archeologici dimostrano come in quest'area (Dubbini 2015, Ead. 2017) l'assenza di indagini sul campo abbia comportato una sostanziale ignoranza dei contesti archeologici. Gli studi sui singoli monumenti non chiariscono questioni archeologiche e topografiche fondamentali per la ricostruzione di un quadro documentario coerente. Il tracciato del primo miglio della via Appia e il fiume Almone costruiscono il limite ovest e nord del sito definito dalla presenza di un monumentale sepolcro del III secolo, il Sepolcro cd. di Geta (SITAR = OI 10271). Gli studi fino ad ora condotti, si sono focalizzati: a) sulla corretta identificazione del monumento funerario sulla base delle fonti testuali ed epigrafiche note; b) sull’evoluzione architettonica del monumento sulla base delle fonti iconografiche. L'area intorno a esso non è mai stata indagata e, ancora oggi, mancano i dati scientifici necessari a contestualizzare il monumento funerario nel suo contesto topografico e cronologico di riferimento. A pregiudicare la possibilità di svolgere indagini approfondite e complete ha pesantemente contribuito l'occupazione illecita del suolo. A oggi l’unico saggio di scavo che riguarda l’area limitrofa a quella in oggetto è quello condotto nel 1970 nel contesto del Fienile Cartoni. Gli scavi hanno messo in luce un edificio monumentale di epoca medio-repubblicana con decorazioni parietali e musive, verosimilmente smontato prima dell’età imperiale e quindi sigillato in antichità (SITAR = OI 2419). La struttura, posta all’interno del santuario di Marte Gradivo, è stata per lungo tempo “dimenticata” e solo recentemente è stata re-interpretata come un tempio a doppia cella. Tali ritrovamenti costituiscono validi indizi del potenziale archeologico dell'area e ne testimoniano la complessa evoluzione, sollevando numerosi quesiti di carattere storico e topografico al quale solo un programma sistematico di ricerca può offrire una risposta scientifica in merito a: 1) l’individuazione delle strutture riferibili all’area necropolare testimoniata dalla presenza del cd. sepolcro di Geta; 2) le tracce relative alla più antica presenza di un luogo di culto come suggeriscono le altre evidenze note nell’area (vedi struttura templare di epoca repubblicana) di cui non è nota l’estensione prima della progressiva espansione delle necropoli; 3) il limite orientale dell’antica sede stradale della via Appia.

Appia Antica 39

Rachele Dubbini
2022

Abstract

A fronte di una secolare tradizione di studio di carattere topografico e delle architetture che caratterizzano il paesaggio della Caffarella, i più recenti quadri di sintesi degli indizi archeologici dimostrano come in quest'area (Dubbini 2015, Ead. 2017) l'assenza di indagini sul campo abbia comportato una sostanziale ignoranza dei contesti archeologici. Gli studi sui singoli monumenti non chiariscono questioni archeologiche e topografiche fondamentali per la ricostruzione di un quadro documentario coerente. Il tracciato del primo miglio della via Appia e il fiume Almone costruiscono il limite ovest e nord del sito definito dalla presenza di un monumentale sepolcro del III secolo, il Sepolcro cd. di Geta (SITAR = OI 10271). Gli studi fino ad ora condotti, si sono focalizzati: a) sulla corretta identificazione del monumento funerario sulla base delle fonti testuali ed epigrafiche note; b) sull’evoluzione architettonica del monumento sulla base delle fonti iconografiche. L'area intorno a esso non è mai stata indagata e, ancora oggi, mancano i dati scientifici necessari a contestualizzare il monumento funerario nel suo contesto topografico e cronologico di riferimento. A pregiudicare la possibilità di svolgere indagini approfondite e complete ha pesantemente contribuito l'occupazione illecita del suolo. A oggi l’unico saggio di scavo che riguarda l’area limitrofa a quella in oggetto è quello condotto nel 1970 nel contesto del Fienile Cartoni. Gli scavi hanno messo in luce un edificio monumentale di epoca medio-repubblicana con decorazioni parietali e musive, verosimilmente smontato prima dell’età imperiale e quindi sigillato in antichità (SITAR = OI 2419). La struttura, posta all’interno del santuario di Marte Gradivo, è stata per lungo tempo “dimenticata” e solo recentemente è stata re-interpretata come un tempio a doppia cella. Tali ritrovamenti costituiscono validi indizi del potenziale archeologico dell'area e ne testimoniano la complessa evoluzione, sollevando numerosi quesiti di carattere storico e topografico al quale solo un programma sistematico di ricerca può offrire una risposta scientifica in merito a: 1) l’individuazione delle strutture riferibili all’area necropolare testimoniata dalla presenza del cd. sepolcro di Geta; 2) le tracce relative alla più antica presenza di un luogo di culto come suggeriscono le altre evidenze note nell’area (vedi struttura templare di epoca repubblicana) di cui non è nota l’estensione prima della progressiva espansione delle necropoli; 3) il limite orientale dell’antica sede stradale della via Appia.
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