Nella sua ricchissima produzione scientifica, Fede Berti ha curato – tra le altre cose – lo studio della raccolta archeologica conservata presso la casa museo di Remo Brindisi a Comacchio: una collezione composta da una cinquantina di oggetti antichi (o presunti tali) che l’artista esponeva in un armadio-vetrina, accanto alla ben più amata collezione di giocattoli meccanici. Nella raccolta, composta essenzialmente da ceramica, da un paio di esemplari di coroplastica votiva di dubbia produzione e datazione e da oggetti vari in metallo (anse, anelli, un asse tardo repubblicano…) spiccano due thymiateria in bronzo di epoca ellenistica e un ritratto maschile in marmo, di piccole dimensioni, che hanno suscitato in Fede Berti «stupore e interesse» per la loro «singolarità o rarità». La sincera passione per la conoscenza di Fede è d’altronde universalmente nota: con questo contributo si intende rispondere alla sua vivace curiosità con l’approfondimento dello studio di uno dei pezzi che l’hanno particolarmente colpita, proponendo la rilettura del piccolo ritratto di epoca imperiale alla luce dei più recenti approcci interpretativi sulla ritrattistica romana.
Ritratto domizianeo in piccolo formato dalla collezione Remo Brindisi a Comacchio: vecchie problematiche e una nuova lettura
Rachele Dubbini
Primo
2022
Abstract
Nella sua ricchissima produzione scientifica, Fede Berti ha curato – tra le altre cose – lo studio della raccolta archeologica conservata presso la casa museo di Remo Brindisi a Comacchio: una collezione composta da una cinquantina di oggetti antichi (o presunti tali) che l’artista esponeva in un armadio-vetrina, accanto alla ben più amata collezione di giocattoli meccanici. Nella raccolta, composta essenzialmente da ceramica, da un paio di esemplari di coroplastica votiva di dubbia produzione e datazione e da oggetti vari in metallo (anse, anelli, un asse tardo repubblicano…) spiccano due thymiateria in bronzo di epoca ellenistica e un ritratto maschile in marmo, di piccole dimensioni, che hanno suscitato in Fede Berti «stupore e interesse» per la loro «singolarità o rarità». La sincera passione per la conoscenza di Fede è d’altronde universalmente nota: con questo contributo si intende rispondere alla sua vivace curiosità con l’approfondimento dello studio di uno dei pezzi che l’hanno particolarmente colpita, proponendo la rilettura del piccolo ritratto di epoca imperiale alla luce dei più recenti approcci interpretativi sulla ritrattistica romana.File | Dimensione | Formato | |
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