All'interno di una complessiva ricognizione relativa ad alcuni caratteri identitari del pensiero filosofico nella loro evoluzione storica, il presente contributo si propone di indagarne un momento di svolta decisivo: quello legato all'epoca moderna. Lo fa impiegando la prospettiva peculiare adottata da Karl Löwith, nella quale la modernità in quanto tempo nuovo (Neuzeit) viene fatta coincidere interamente con la vicenda del Cristianesimo, ossia con la disposizione da esso imposta ai tre enti della metaphysica specialis: Dio, uomo e mondo. Seguendo l’evoluzione del loro reciproco rapporto nella sua fase conclusiva (quella che va da Cartesio a Nietzsche), si assiste all’erosione dell’ente divino a vantaggio di una situazione a due termini: uomo e mondo, in cui quest’ultimo si risolve in ente totalmente a disposizione del primo, a sua volta postosi al vertice di una tale gerarchia ontologica. Indagato opportunamente, però, questo antropocentrismo conclamato rivela al proprio fondo un’inconfessata aporia: l’ente uomo sostiene la propria primazia appoggiandosi a quella visione cristiana del mondo che pretenderebbe di aver accantonato. A partire da questo cortocircuito, diventa possibile una rilettura di alcuni esiti, filosofici e non, dello spirito europeo nel corso del XX secolo.
Анмрополоѕця Певцма ц «Боѕ, человек, мцр» (Dio, uomo e mondo: il paradigma della modernità nella ricostruzione löwithiana)
Cera A
2012
Abstract
All'interno di una complessiva ricognizione relativa ad alcuni caratteri identitari del pensiero filosofico nella loro evoluzione storica, il presente contributo si propone di indagarne un momento di svolta decisivo: quello legato all'epoca moderna. Lo fa impiegando la prospettiva peculiare adottata da Karl Löwith, nella quale la modernità in quanto tempo nuovo (Neuzeit) viene fatta coincidere interamente con la vicenda del Cristianesimo, ossia con la disposizione da esso imposta ai tre enti della metaphysica specialis: Dio, uomo e mondo. Seguendo l’evoluzione del loro reciproco rapporto nella sua fase conclusiva (quella che va da Cartesio a Nietzsche), si assiste all’erosione dell’ente divino a vantaggio di una situazione a due termini: uomo e mondo, in cui quest’ultimo si risolve in ente totalmente a disposizione del primo, a sua volta postosi al vertice di una tale gerarchia ontologica. Indagato opportunamente, però, questo antropocentrismo conclamato rivela al proprio fondo un’inconfessata aporia: l’ente uomo sostiene la propria primazia appoggiandosi a quella visione cristiana del mondo che pretenderebbe di aver accantonato. A partire da questo cortocircuito, diventa possibile una rilettura di alcuni esiti, filosofici e non, dello spirito europeo nel corso del XX secolo.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.