Disavventure della critica. Il caso del Political Anthropocene

This paper aims to emphasize the risks of a hypertrophic critique, in particular a hypertrophic historical critique. More precisely, I deal with the critique as «hypertrophic virtue», according to Nietzsche’s Second Untimely Meditation. I will “test” my thesis with reference to a concrete case, related to the topic “Anthropocene”. It is the Political Anthropocene, whose historical approach equates to a hypertrophic critique (a rejection) of the modern paradigm. On the basis of this Destruktion of the modern paradigm, the Political Anthropocene defines this new epoch Capitalocene (or Oliganthropocene). In my view this (hyper)critique finally gives birth to a historical evenementialism: an approach which turns the historical novum into a creatio ex nihilo or an Ereignis. As a result, the Political Anthropocene seems to move from a paradoxical anti-political (un-political, at least) assumption. The goal of this paper is also an untimely apology of universalism (as transcendental need of human being as zoon politikon), namely its defense against the risk of an idio-verse: a universal monadism, where everyone lives within a “self-made reality”. Within his/her own personal world.

Ispirandosi al concetto di "virtù ipertrofica" elaborato nella Seconda inattuale nietzscheana, il presente contributo tematizza l'attuale rischio di una critica ipertrofica, in particolare di un critica storia ipertrofica. Questa ipotesi verrà testata sul campo con riferimento al tema dell'Antropocene ovvero al cosiddetto "Political Anthropocene", il cui approccio alla storia si fonda su una critica radicale (fino al rigetto) del paradigma moderno culminante nella definizione della nostra epoca come "Capitalocene". La mia tesi è che questo approccio ipercritico contenga un'aporia di fondo che sfocia in un evenemenzialismo storico: qualcosa che fa del novum storico una creatio ex nihilo, ossia un Ereignis (nell'accezione heideggeriana del termine). Il risultato è che il Political Anthropocene muove da un inconsapevole presupposto anti-politico. Quale possibile antidoto a questa critica storica ipertrofica (e all'annesso rischio dell'avvento di un idioverso), ci si richiamerà al valore dell'universalismo: un presupposto ineludibile per l'essere umano in quanto zoon politikon.