INTRODUZIONE Le società contemporanee, in particolare quelle occidentali tra cui quella italiana, sono caratterizzate da crescente diversità etnica e culturale. Tale diversità non è però necessariamente accompagnata da tolleranza verso gruppi di minoranza (ad esempio, persone immigrate o minoranze etniche). Infatti, se da un lato alcune ricerche sociologiche e psicosociali hanno dimostrato come la diversità etnica e culturale possa essere associata a riduzione del pregiudizio da parte delle maggioranze nazionali (ad esempio, Visintin et al., 2016; Wagner et al., 2006), altri studi hanno trovato che la diversità può aumentare l’intolleranza (ed esempio, Scheepers et al., 2002) Il presente programma di ricerca ha l’obiettivo di identificare strategie di promozione della tolleranza e dell’inclusività verso minoranze, principalmente immigrate ed etniche. Tali strategie possono contribuire a promuovere effetti benefici della diversità etnica e culturale in termini di riduzione dei pregiudizi. A livello teorico, il progetto è volto ad integrare la teoria del contatto intergruppi (Allport, 1954; Pettigrew & Tropp, 2006), una delle più prominenti teorie sulle strategie di riduzione del pregiudizio, e la recente letteratura sull’umiltà culturale (ad es. Hook et al., 2013), una predisposizione individuale ad un approccio umile e aperto verso altre culture. La teoria del contatto intergruppi propone che i contatti intergruppi, ovvero gli incontri e le interazioni con membri di un gruppo esterno (outgroup), possano ridurre il pregiudizio verso tale gruppo. Infatti, conoscere membri di un outgroup permette di ridurre stereotipi ed emozioni negative, e conseguentemente di diminuire i pregiudizi. Nonostante l’efficacia del contatto positivo per la riduzione dei pregiudizi sia ampiamente supportata (Pettigrew & Tropp, 2006), ci sono alcuni limiti nell’applicazione del contatto intergruppi come strategia di riduzione del pregiudizio. Innanzitutto, il contatto intergruppi che avviene in modo naturale e spontaneo può anche essere vissuto e percepito come spiacevole, negativo e competitivo, e il contatto negativo ha effetti opposti a quello positivo, ovvero aumenta i pregiudizi (ad esempio, Barlow et al., 2012; Visintin et al., 2017). Secondo, nonostante le società contemporanee caratterizzate da diversità offrano opportunità di contatto, membri di gruppi diversi tendono a non entrare in contatto e a restare segregati (ad es., Al Ramiah et al., 2013). È quindi necessario identificare strategie che promuovano i contatti positivi e riducano quelli negativi. Terzo, l’efficacia del contatto positivo nella riduzione del pregiudizio potrebbe dipendere da disposizioni e caratteristiche di personalità. Ad esempio, mentre Allport (1954, vedere anche, ad es., Schmid et al., 2012) proponeva che il contatto potesse essere meno efficace per persone con predisposizioni e ideologie intolleranti, la ricerca più recente ha dimostrato che il contatto può essere particolarmente efficace per persone con ideologie intolleranti e anti-egalitarie (Hodson, 2011). È quindi importante identificare caratteristiche personali che promuovono o riducono l’efficacia del contatto. Risposte ai limiti della teoria del contatto intergruppi potrebbero arrivare dallo sviluppo dell’umiltà culturale. L’umiltà culturale è la predisposizione ad entrare in relazione con persone appartenenti ad altre culture con un approccio umile, non giudicante, e aperto alle differenze. Tale predisposizione nasce da una riflessione critica su sé stessi e su ciò che ancora non si conosce (Tervalon & Murray-Garcia, 1998; Hook et al., 2013). Ricerche recenti hanno dimostrato come l’umiltà culturale sia associata a riduzione dei pregiudizi verso vari gruppi minoritari quali ad esempio immigrati (Captari et al., 2019; Milani & Rullo, 2021) e persone omosessuali (ad es., Choe et al., 2019). PROGRAMMA DI RICERCA Il presente programma è suddiviso in due assi di ricerca, entrambi volte ad indagare strategie per promuovere società inclusive e ridurre pregiudizi e ostilità tra gruppi. Il primo asse di ricerca riguarda la promozione del contatto positivo e la riduzione del contatto negativo attraverso l’umiltà culturale. Integrando la letteratura sul contatto intergruppi e sull’umiltà culturale, questo progetto propone che avere un approccio culturalmente umile potrebbe favorire la percezione degli incontri con membri di outgroup come positivi e piacevoli piuttosto che come negativi. L’umiltà culturale potrebbe quindi ridurre le possibilità di avere contatti intergruppi negativi e favorire invece i contatti positivi, contribuendo alla riduzione della segregazione. Per poter entrare in contatto con membri di gruppi esterni, è necessaria la presenza di tali outgroup nelle zone in cui si vive e che si frequentano. La diversità è infatti un prerequisito per lo sviluppo sia di contatto positivo sia di contatto negativo (Laurence et al., 2018). Questo progetto propone che un approccio culturalmente umile potrebbe favorire effetti benefici della diversità: gli effetti della diversità sui contatti positivi e negativi potrebbero essere influenzati dal livello di umiltà culturale delle persone, e nello specifico la diversità potrebbe favorire il contatto positivo per persone con alta umiltà culturale, mentre che la diversità potrebbe favorire il contatto negativo per persone con bassa umiltà culturale. Il secondo asse di ricerca riguarda gli effetti congiunti di contatto e umiltà culturale sul pregiudizio. Ricerche psicosociali hanno infatti dimostrato che predisposizioni e caratteristiche individuali possono influenzare gli effetti del contatto intergruppi sulla riduzione del pregiudizio. In questo programma di ricerca testerò quindi se gli effetti del contatto intergruppi variano in funzione dei livelli di umiltà culturale. È possibile che un approccio culturalmente umile, aperto e curioso alle differenze culturali possa favorire gli effetti di riduzione del pregiudizio del contatto positivo. È possibile però anche formulare un’ipotesi alternativa: le persone con alti livelli di umiltà culturale potrebbero avere bassi livelli di pregiudizio indipendentemente dalle loro esperienze di contatto con membri di gruppi esterni, mentre il contatto intergruppi, se percepito e vissuto come positivo, potrebbe essere particolarmente efficace per persone con bassa umiltà culturale, in quanto tali persone potrebbero partire con preconcetti durante le interazioni con membri di gruppi esterni, ma tali preconcetti possono essere disconfermati da contatti positivi. Il contatto positivo potrebbe quindi essere particolarmente efficace nella riduzione del pregiudizio per persone con bassa umiltà culturale. Questo progetto testerà quindi se gli effetti del contatto positivo sulla riduzione dei pregiudizi variano in funzione dell’umiltà culturale, e se il contatto è più efficace a ridurre i pregiudizi per persone con alta oppure bassa umiltà culturale. Il programma è basato su una ricerca preliminare già condotta e su quattro studi futuri programmati. RICERCA PRELIMINARE In collaborazione con la dott.ssa Marika Rullo (Università di Siena), ho condotto una ricerca correlazionale in cui ho indagato umiltà culturale, contatti e pregiudizi verso immigrati e verso Musulmani di 405 partecipanti italiani (non Musulmani). Tale ricerca è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario che ha misurato l’umiltà culturale, le opportunità di contatto, i contatti positivi e negativi ed i pregiudizi. In linea con le premesse del programma di ricerca, l’umiltà culturale è risultata associata a più contatti positivi e a meno contatti negativi. Inoltre, le opportunità di contatto sono risultate associate a contatti negativi solo per i partecipanti con bassi livelli di umiltà culturale. Questi risultati sostengono quindi le premesse del programma di ricerca e il ruolo dell’umiltà culturale come promotrice di contatto positivo e come possibile contrasto del contatto negativo. L’umiltà culturale è anche risultata associata a minore pregiudizio, e sono emersi effetti congiunti di umiltà culturale e contatto positivo sui pregiudizi. Nello specifico, l’umiltà culturale è risultata associata a minore pregiudizio soprattutto per i partecipanti con bassi livelli di contatto positivo: l’umiltà culturale potrebbe quindi contrastare l’assenza di contatto positivo, e permettere a partecipanti che non hanno contatti diretti positivi con membri di gruppi esterni di avere comunque atteggiamenti intergruppi positivi. Tale studio preliminare ha quindi confermato le premesse del programma di ricerca e supporta la fattibilità del programma. PRIMO ASSE DI RICERCA Il primo asse di ricerca sarà basato su una ricerca correlazionale volta a replicare ed estendere i risultati dello studio preliminare in un contesto diverso, e su un esperimento volto a testare se l’umiltà culturale possa aumentare le intenzioni di contatto positivo con membri di gruppi esterni. La ricerca correlazionale si svolgerà tramite la somministrazione di un questionario a circa 500 partecipanti britannici, e misurerà umiltà culturale, opportunità di contatto e contatti positivi e negativi con immigrati, e pregiudizi verso gli immigrati. L’obiettivo è replicare le associazioni emerse nella ricerca preliminare estendendole ad un contesto nazionale diverso, per poter generalizzare i risultati oltre il contesto italiano. L’esperimento sarà basato su una manipolazione sperimentale dell’umiltà culturale creata ad hoc per questo progetto. I partecipanti (circa 100) saranno assegnati in modo casuale ad una tra due condizioni: umiltà culturale vs. controllo. I partecipanti nella condizione di umiltà culturale verranno incoraggiati a riflettere su sé stessi e a quello che ancora non conoscono ma potrebbero conoscere grazie alle altre culture. Per rafforzare la manipolazione di umiltà culturale, ai partecipanti verrà anche chiesto di scrivere i loro pensieri. I partecipanti nella condizione di controllo svolgeranno invece un compito di riflessione non legato all’umiltà culturale. In seguito a tali compiti, i partecipanti risponderanno a domande sulle loro intenzioni di contatto futuro con vari gruppi sociali (ad esempio, immigrati, persone con diversa appartenenza religiosa, persone omosessuali). Questo esperimento testerà quindi se un’induzione sperimentale di umiltà culturale può aumentare le intenzioni di contatto intergruppi futuro. SECONDO ASSE DI RICERCA Il secondo asse di ricerca sarà basato su due esperimenti, e su analisi dei dati della ricerca correlazionale che verrà condotta nel Regno Unito (vedere primo asse), per testare se gli effetti congiunti di contatto positivo e umiltà culturale (emersi nello studio preliminare) replicano in un contesto nazionale diverso. I due esperimenti sono basati sul paradigma del contatto immaginato, che ha proposto e dimostrato che immaginare un incontro positivo con un membro di un outgroup può ridurre il pregiudizio, in modo simile al contatto diretto (Crisp & Turner, 2012). Nel primo esperimento, i partecipanti (circa 100) compileranno una misura di umiltà culturale, ed in seguito saranno assegnati in modo casuale alla condizione di contatto immaginato (in cui verranno invitati ad immaginare un contatto positivo con un immigrato) o alla condizione di controllo (in cui verranno invitati ad immaginare una scena all’aperto). Infine, i partecipanti compileranno misure di pregiudizi verso gli immigrati. L’esperimento permetterà quindi di testare se l’efficacia del contatto immaginato varia in funzione dell’umiltà culturale. Il secondo esperimento (circa 100 partecipanti) sarà una replica del primo, cambiando però il gruppo target del contatto immaginato, che sarà costituito da persone omosessuali. L’obiettivo del secondo esperimento è quindi replicare gli effetti del primo esperimento in un altro rapporto intergruppi. MODALITÀ DI RACCOLTA DATI, RECLUTAMENTO DEI PARTECIPANTI, E ANALISI DEI DATI A causa della crisi sanitaria legata al covid-19, i questionari verranno somministrati principalmente online. Per la ricerca sperimentale, in cui i partecipanti sono assegnati in modo casuale ad una tra più condizioni sperimentali, è indispensabile usare una piattaforma che consenta tale funzione, come SurveyMonkey. Il reclutamento dei partecipanti avverrà principalmente tramite la piattaforma Prolific che consente di reclutare facilmente partecipanti fornendo ad ogni partecipante un piccolo compenso. I dati verranno analizzati con analisi di regressione svolte con i software SPSS e Mplus. DURATA E TIMELINE DEL PROGETTO Il progetto durerà due anni. I primi tre mesi saranno dedicati alla review della letteratura e alla costruzione degli strumenti di misura e delle manipolazioni sperimentali (di umiltà culturale e di contatto immaginato) sulla base della letteratura rilevante. I successivi dodici mesi saranno dedicati alle raccolte e analisi dei dati. Gli ultimi nove mesi saranno dedicati alla stesura di almeno due articoli scientifici e di articoli divulgativi, e alla presentazione dei risultati a conferenze nazionali e internazionali e ad eventi destinati al pubblico non accademico. INTEGRAZIONE TRA IL PROGETTO E LA DIDATTICA A partire dal prossimo anno accademico, il proponente del progetto sarà titolare di un insegnamento intitolato “Psicologia sociale dell'inclusione e della riduzione dei pregiudizi” proposto a studenti e studentesse di Scienze dell’Educazione. Le tematiche esaminate durante il progetto sono rilevanti per l’insegnamento, i risultati del progetto saranno disseminati durante l’insegnamento, e gli studenti e le studentesse avranno la possibilità di partecipare ad attività legate al progetto. Inoltre, studenti e studentesse avranno la possibilità di svolgere un tirocinio interno di ricerca e/o la tesi di laurea su attività legate al progetto (ad esempio, collaborando alla somministrazione dei questionari, ad analisi e interpretazione dei dati).

Umiltà culturale, promozione del contatto intergruppi e riduzione del pregiudizio

Emilio Paolo Visintin
Primo
2021

Abstract

INTRODUZIONE Le società contemporanee, in particolare quelle occidentali tra cui quella italiana, sono caratterizzate da crescente diversità etnica e culturale. Tale diversità non è però necessariamente accompagnata da tolleranza verso gruppi di minoranza (ad esempio, persone immigrate o minoranze etniche). Infatti, se da un lato alcune ricerche sociologiche e psicosociali hanno dimostrato come la diversità etnica e culturale possa essere associata a riduzione del pregiudizio da parte delle maggioranze nazionali (ad esempio, Visintin et al., 2016; Wagner et al., 2006), altri studi hanno trovato che la diversità può aumentare l’intolleranza (ed esempio, Scheepers et al., 2002) Il presente programma di ricerca ha l’obiettivo di identificare strategie di promozione della tolleranza e dell’inclusività verso minoranze, principalmente immigrate ed etniche. Tali strategie possono contribuire a promuovere effetti benefici della diversità etnica e culturale in termini di riduzione dei pregiudizi. A livello teorico, il progetto è volto ad integrare la teoria del contatto intergruppi (Allport, 1954; Pettigrew & Tropp, 2006), una delle più prominenti teorie sulle strategie di riduzione del pregiudizio, e la recente letteratura sull’umiltà culturale (ad es. Hook et al., 2013), una predisposizione individuale ad un approccio umile e aperto verso altre culture. La teoria del contatto intergruppi propone che i contatti intergruppi, ovvero gli incontri e le interazioni con membri di un gruppo esterno (outgroup), possano ridurre il pregiudizio verso tale gruppo. Infatti, conoscere membri di un outgroup permette di ridurre stereotipi ed emozioni negative, e conseguentemente di diminuire i pregiudizi. Nonostante l’efficacia del contatto positivo per la riduzione dei pregiudizi sia ampiamente supportata (Pettigrew & Tropp, 2006), ci sono alcuni limiti nell’applicazione del contatto intergruppi come strategia di riduzione del pregiudizio. Innanzitutto, il contatto intergruppi che avviene in modo naturale e spontaneo può anche essere vissuto e percepito come spiacevole, negativo e competitivo, e il contatto negativo ha effetti opposti a quello positivo, ovvero aumenta i pregiudizi (ad esempio, Barlow et al., 2012; Visintin et al., 2017). Secondo, nonostante le società contemporanee caratterizzate da diversità offrano opportunità di contatto, membri di gruppi diversi tendono a non entrare in contatto e a restare segregati (ad es., Al Ramiah et al., 2013). È quindi necessario identificare strategie che promuovano i contatti positivi e riducano quelli negativi. Terzo, l’efficacia del contatto positivo nella riduzione del pregiudizio potrebbe dipendere da disposizioni e caratteristiche di personalità. Ad esempio, mentre Allport (1954, vedere anche, ad es., Schmid et al., 2012) proponeva che il contatto potesse essere meno efficace per persone con predisposizioni e ideologie intolleranti, la ricerca più recente ha dimostrato che il contatto può essere particolarmente efficace per persone con ideologie intolleranti e anti-egalitarie (Hodson, 2011). È quindi importante identificare caratteristiche personali che promuovono o riducono l’efficacia del contatto. Risposte ai limiti della teoria del contatto intergruppi potrebbero arrivare dallo sviluppo dell’umiltà culturale. L’umiltà culturale è la predisposizione ad entrare in relazione con persone appartenenti ad altre culture con un approccio umile, non giudicante, e aperto alle differenze. Tale predisposizione nasce da una riflessione critica su sé stessi e su ciò che ancora non si conosce (Tervalon & Murray-Garcia, 1998; Hook et al., 2013). Ricerche recenti hanno dimostrato come l’umiltà culturale sia associata a riduzione dei pregiudizi verso vari gruppi minoritari quali ad esempio immigrati (Captari et al., 2019; Milani & Rullo, 2021) e persone omosessuali (ad es., Choe et al., 2019). PROGRAMMA DI RICERCA Il presente programma è suddiviso in due assi di ricerca, entrambi volte ad indagare strategie per promuovere società inclusive e ridurre pregiudizi e ostilità tra gruppi. Il primo asse di ricerca riguarda la promozione del contatto positivo e la riduzione del contatto negativo attraverso l’umiltà culturale. Integrando la letteratura sul contatto intergruppi e sull’umiltà culturale, questo progetto propone che avere un approccio culturalmente umile potrebbe favorire la percezione degli incontri con membri di outgroup come positivi e piacevoli piuttosto che come negativi. L’umiltà culturale potrebbe quindi ridurre le possibilità di avere contatti intergruppi negativi e favorire invece i contatti positivi, contribuendo alla riduzione della segregazione. Per poter entrare in contatto con membri di gruppi esterni, è necessaria la presenza di tali outgroup nelle zone in cui si vive e che si frequentano. La diversità è infatti un prerequisito per lo sviluppo sia di contatto positivo sia di contatto negativo (Laurence et al., 2018). Questo progetto propone che un approccio culturalmente umile potrebbe favorire effetti benefici della diversità: gli effetti della diversità sui contatti positivi e negativi potrebbero essere influenzati dal livello di umiltà culturale delle persone, e nello specifico la diversità potrebbe favorire il contatto positivo per persone con alta umiltà culturale, mentre che la diversità potrebbe favorire il contatto negativo per persone con bassa umiltà culturale. Il secondo asse di ricerca riguarda gli effetti congiunti di contatto e umiltà culturale sul pregiudizio. Ricerche psicosociali hanno infatti dimostrato che predisposizioni e caratteristiche individuali possono influenzare gli effetti del contatto intergruppi sulla riduzione del pregiudizio. In questo programma di ricerca testerò quindi se gli effetti del contatto intergruppi variano in funzione dei livelli di umiltà culturale. È possibile che un approccio culturalmente umile, aperto e curioso alle differenze culturali possa favorire gli effetti di riduzione del pregiudizio del contatto positivo. È possibile però anche formulare un’ipotesi alternativa: le persone con alti livelli di umiltà culturale potrebbero avere bassi livelli di pregiudizio indipendentemente dalle loro esperienze di contatto con membri di gruppi esterni, mentre il contatto intergruppi, se percepito e vissuto come positivo, potrebbe essere particolarmente efficace per persone con bassa umiltà culturale, in quanto tali persone potrebbero partire con preconcetti durante le interazioni con membri di gruppi esterni, ma tali preconcetti possono essere disconfermati da contatti positivi. Il contatto positivo potrebbe quindi essere particolarmente efficace nella riduzione del pregiudizio per persone con bassa umiltà culturale. Questo progetto testerà quindi se gli effetti del contatto positivo sulla riduzione dei pregiudizi variano in funzione dell’umiltà culturale, e se il contatto è più efficace a ridurre i pregiudizi per persone con alta oppure bassa umiltà culturale. Il programma è basato su una ricerca preliminare già condotta e su quattro studi futuri programmati. RICERCA PRELIMINARE In collaborazione con la dott.ssa Marika Rullo (Università di Siena), ho condotto una ricerca correlazionale in cui ho indagato umiltà culturale, contatti e pregiudizi verso immigrati e verso Musulmani di 405 partecipanti italiani (non Musulmani). Tale ricerca è stata condotta tramite la somministrazione di un questionario che ha misurato l’umiltà culturale, le opportunità di contatto, i contatti positivi e negativi ed i pregiudizi. In linea con le premesse del programma di ricerca, l’umiltà culturale è risultata associata a più contatti positivi e a meno contatti negativi. Inoltre, le opportunità di contatto sono risultate associate a contatti negativi solo per i partecipanti con bassi livelli di umiltà culturale. Questi risultati sostengono quindi le premesse del programma di ricerca e il ruolo dell’umiltà culturale come promotrice di contatto positivo e come possibile contrasto del contatto negativo. L’umiltà culturale è anche risultata associata a minore pregiudizio, e sono emersi effetti congiunti di umiltà culturale e contatto positivo sui pregiudizi. Nello specifico, l’umiltà culturale è risultata associata a minore pregiudizio soprattutto per i partecipanti con bassi livelli di contatto positivo: l’umiltà culturale potrebbe quindi contrastare l’assenza di contatto positivo, e permettere a partecipanti che non hanno contatti diretti positivi con membri di gruppi esterni di avere comunque atteggiamenti intergruppi positivi. Tale studio preliminare ha quindi confermato le premesse del programma di ricerca e supporta la fattibilità del programma. PRIMO ASSE DI RICERCA Il primo asse di ricerca sarà basato su una ricerca correlazionale volta a replicare ed estendere i risultati dello studio preliminare in un contesto diverso, e su un esperimento volto a testare se l’umiltà culturale possa aumentare le intenzioni di contatto positivo con membri di gruppi esterni. La ricerca correlazionale si svolgerà tramite la somministrazione di un questionario a circa 500 partecipanti britannici, e misurerà umiltà culturale, opportunità di contatto e contatti positivi e negativi con immigrati, e pregiudizi verso gli immigrati. L’obiettivo è replicare le associazioni emerse nella ricerca preliminare estendendole ad un contesto nazionale diverso, per poter generalizzare i risultati oltre il contesto italiano. L’esperimento sarà basato su una manipolazione sperimentale dell’umiltà culturale creata ad hoc per questo progetto. I partecipanti (circa 100) saranno assegnati in modo casuale ad una tra due condizioni: umiltà culturale vs. controllo. I partecipanti nella condizione di umiltà culturale verranno incoraggiati a riflettere su sé stessi e a quello che ancora non conoscono ma potrebbero conoscere grazie alle altre culture. Per rafforzare la manipolazione di umiltà culturale, ai partecipanti verrà anche chiesto di scrivere i loro pensieri. I partecipanti nella condizione di controllo svolgeranno invece un compito di riflessione non legato all’umiltà culturale. In seguito a tali compiti, i partecipanti risponderanno a domande sulle loro intenzioni di contatto futuro con vari gruppi sociali (ad esempio, immigrati, persone con diversa appartenenza religiosa, persone omosessuali). Questo esperimento testerà quindi se un’induzione sperimentale di umiltà culturale può aumentare le intenzioni di contatto intergruppi futuro. SECONDO ASSE DI RICERCA Il secondo asse di ricerca sarà basato su due esperimenti, e su analisi dei dati della ricerca correlazionale che verrà condotta nel Regno Unito (vedere primo asse), per testare se gli effetti congiunti di contatto positivo e umiltà culturale (emersi nello studio preliminare) replicano in un contesto nazionale diverso. I due esperimenti sono basati sul paradigma del contatto immaginato, che ha proposto e dimostrato che immaginare un incontro positivo con un membro di un outgroup può ridurre il pregiudizio, in modo simile al contatto diretto (Crisp & Turner, 2012). Nel primo esperimento, i partecipanti (circa 100) compileranno una misura di umiltà culturale, ed in seguito saranno assegnati in modo casuale alla condizione di contatto immaginato (in cui verranno invitati ad immaginare un contatto positivo con un immigrato) o alla condizione di controllo (in cui verranno invitati ad immaginare una scena all’aperto). Infine, i partecipanti compileranno misure di pregiudizi verso gli immigrati. L’esperimento permetterà quindi di testare se l’efficacia del contatto immaginato varia in funzione dell’umiltà culturale. Il secondo esperimento (circa 100 partecipanti) sarà una replica del primo, cambiando però il gruppo target del contatto immaginato, che sarà costituito da persone omosessuali. L’obiettivo del secondo esperimento è quindi replicare gli effetti del primo esperimento in un altro rapporto intergruppi. MODALITÀ DI RACCOLTA DATI, RECLUTAMENTO DEI PARTECIPANTI, E ANALISI DEI DATI A causa della crisi sanitaria legata al covid-19, i questionari verranno somministrati principalmente online. Per la ricerca sperimentale, in cui i partecipanti sono assegnati in modo casuale ad una tra più condizioni sperimentali, è indispensabile usare una piattaforma che consenta tale funzione, come SurveyMonkey. Il reclutamento dei partecipanti avverrà principalmente tramite la piattaforma Prolific che consente di reclutare facilmente partecipanti fornendo ad ogni partecipante un piccolo compenso. I dati verranno analizzati con analisi di regressione svolte con i software SPSS e Mplus. DURATA E TIMELINE DEL PROGETTO Il progetto durerà due anni. I primi tre mesi saranno dedicati alla review della letteratura e alla costruzione degli strumenti di misura e delle manipolazioni sperimentali (di umiltà culturale e di contatto immaginato) sulla base della letteratura rilevante. I successivi dodici mesi saranno dedicati alle raccolte e analisi dei dati. Gli ultimi nove mesi saranno dedicati alla stesura di almeno due articoli scientifici e di articoli divulgativi, e alla presentazione dei risultati a conferenze nazionali e internazionali e ad eventi destinati al pubblico non accademico. INTEGRAZIONE TRA IL PROGETTO E LA DIDATTICA A partire dal prossimo anno accademico, il proponente del progetto sarà titolare di un insegnamento intitolato “Psicologia sociale dell'inclusione e della riduzione dei pregiudizi” proposto a studenti e studentesse di Scienze dell’Educazione. Le tematiche esaminate durante il progetto sono rilevanti per l’insegnamento, i risultati del progetto saranno disseminati durante l’insegnamento, e gli studenti e le studentesse avranno la possibilità di partecipare ad attività legate al progetto. Inoltre, studenti e studentesse avranno la possibilità di svolgere un tirocinio interno di ricerca e/o la tesi di laurea su attività legate al progetto (ad esempio, collaborando alla somministrazione dei questionari, ad analisi e interpretazione dei dati).
2021
2023
Locale (anche progetti interni a UNIFE)
Coordinatore
UNIFE - FIR 2021
Visintin, Emilio Paolo
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