La tesi che mi propongo di sostenere riguarda il concetto normativo (etico e giuridico) di laicità che sembra aver subito un ampliamento (anziché un affinamento) dello spettro semantico e normativo rispetto al suo significato originario, con la conseguenza che la parola «laicità» è diventata una nozione vaga sotto il profilo semantico ed insaziabile sotto il profilo normativo. Il processo di secolarizzazione, incessantemente in atto, ha prodotto il passaggio da una concezione minimalista ad una massimalista della laicità. Infatti, la laicità denota, nel suo significato originario, la rappresentazione (concettualmente aproblematica) del venir meno del grado di autorevolezza della religione e della rilevanza degli argomenti teologici nelle manifestazioni istituzionali e nella sfera pubblica; ora, invece, si assiste all’ampliamento del nucleo di significato della laicità con l’inclusione-escludente del riferimento alla pluralità delle visioni culturali ed etiche del mondo, delle concezioni sostantive del bene, delle forme di vita e dei valori morali comuni. In questo modo, la laicità assume la forma di un concetto normativo complesso e stratificato per effetto di continue ondate di pretese secolari: ciò, però, conduce al noto «paradosso di Böckenförde», secondo il quale la laicità dello stato liberale vive di presupposti (diritti, neutralità, imparzialità, equidistanza, ecc.) che non può garantire. Alla secolarizzazione del sacro si è aggiunta, grazie al processo di razionalizzazione della modernità e di costituzionalizzazione degli Stati odierni, la secolarizzazione sia della morale, sia della politica e sia del diritto, connotando la laicità come un concetto normativamente insaziabile e come un programma politicamente impossibile da realizzare. Paradossalmente, alla massima espansione semantica del concetto di laicità corrisponde un angusto spazio di operatività, poiché, in qualunque modo si definisca la nozione di laicità, l’esclusione fittizia al riferimento ai valori comuni o ad una concezione antropologica condivisa dell’uomo chiude lo spazio pubblico e la democrazia, in ultima analisi, in una «gabbia d’acciaio».
Laicità insaziabile e valori comuni
E. Maestri
Primo
2022
Abstract
La tesi che mi propongo di sostenere riguarda il concetto normativo (etico e giuridico) di laicità che sembra aver subito un ampliamento (anziché un affinamento) dello spettro semantico e normativo rispetto al suo significato originario, con la conseguenza che la parola «laicità» è diventata una nozione vaga sotto il profilo semantico ed insaziabile sotto il profilo normativo. Il processo di secolarizzazione, incessantemente in atto, ha prodotto il passaggio da una concezione minimalista ad una massimalista della laicità. Infatti, la laicità denota, nel suo significato originario, la rappresentazione (concettualmente aproblematica) del venir meno del grado di autorevolezza della religione e della rilevanza degli argomenti teologici nelle manifestazioni istituzionali e nella sfera pubblica; ora, invece, si assiste all’ampliamento del nucleo di significato della laicità con l’inclusione-escludente del riferimento alla pluralità delle visioni culturali ed etiche del mondo, delle concezioni sostantive del bene, delle forme di vita e dei valori morali comuni. In questo modo, la laicità assume la forma di un concetto normativo complesso e stratificato per effetto di continue ondate di pretese secolari: ciò, però, conduce al noto «paradosso di Böckenförde», secondo il quale la laicità dello stato liberale vive di presupposti (diritti, neutralità, imparzialità, equidistanza, ecc.) che non può garantire. Alla secolarizzazione del sacro si è aggiunta, grazie al processo di razionalizzazione della modernità e di costituzionalizzazione degli Stati odierni, la secolarizzazione sia della morale, sia della politica e sia del diritto, connotando la laicità come un concetto normativamente insaziabile e come un programma politicamente impossibile da realizzare. Paradossalmente, alla massima espansione semantica del concetto di laicità corrisponde un angusto spazio di operatività, poiché, in qualunque modo si definisca la nozione di laicità, l’esclusione fittizia al riferimento ai valori comuni o ad una concezione antropologica condivisa dell’uomo chiude lo spazio pubblico e la democrazia, in ultima analisi, in una «gabbia d’acciaio».File | Dimensione | Formato | |
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