In queste brevi pagine cercheremo di mettere a fuoco i congegni formativi ed epistemici delle ninna-nanne quale primigenio spazio esperienziale di incontro fra mamma e bambino. Tali congegni verranno cercati nelle immagini, nella struttura, nelle reiterazioni, nelle metafore, nelle assonanze di significato, nelle similitudini, negli attributi, nelle invocazioni e soprattutto negli impliciti. Paura, disperazione, tristezza, sono questi i sentimenti che le nenie esprimono, trasformando in prodotto sociale un vissuto personale di difficoltà ed emarginazione.E allora le nanas ritmano con malinconia il disincanto nei confronti della vita grama delle donne del popolo. Disincanto che si volge in risentimento, oggetto di una “miserabile” infelicità. E infatti, come racconta Garcia Lorca, sono le donne del popolo che hanno inventato queste ninna-nanne struggenti e sono sempre loro che le cantano ai figli propri o a quelli dei ricchi di cui sono umilissime nutrici. E quel tono, ben oltre il senso delle parole, incanta i bimbi e, si spera, li induce a dormire. Lo spazio della parola di queste nenie è il grido di una donna stanca e disillusa, quello del bambino, invece, è la monotonia sorda del ritmo e il movimento esausto del cullare. Qui parlerò soprattutto delle ninna-nanne spagnole o di derivazione ispanica, cercando di sondare fra i loro meandri tutto quello che sfugge all’ideologia del bimbo beato che dorme felice fra le braccia di una mamma gioiosa. Si tratta di liriche di tradizione infantile molto antiche ma ancora presenti nell’immaginario contemporaneo.
Paura, angustia e orrore nei canti della culla
Gramigna, Anita
Primo
2022
Abstract
In queste brevi pagine cercheremo di mettere a fuoco i congegni formativi ed epistemici delle ninna-nanne quale primigenio spazio esperienziale di incontro fra mamma e bambino. Tali congegni verranno cercati nelle immagini, nella struttura, nelle reiterazioni, nelle metafore, nelle assonanze di significato, nelle similitudini, negli attributi, nelle invocazioni e soprattutto negli impliciti. Paura, disperazione, tristezza, sono questi i sentimenti che le nenie esprimono, trasformando in prodotto sociale un vissuto personale di difficoltà ed emarginazione.E allora le nanas ritmano con malinconia il disincanto nei confronti della vita grama delle donne del popolo. Disincanto che si volge in risentimento, oggetto di una “miserabile” infelicità. E infatti, come racconta Garcia Lorca, sono le donne del popolo che hanno inventato queste ninna-nanne struggenti e sono sempre loro che le cantano ai figli propri o a quelli dei ricchi di cui sono umilissime nutrici. E quel tono, ben oltre il senso delle parole, incanta i bimbi e, si spera, li induce a dormire. Lo spazio della parola di queste nenie è il grido di una donna stanca e disillusa, quello del bambino, invece, è la monotonia sorda del ritmo e il movimento esausto del cullare. Qui parlerò soprattutto delle ninna-nanne spagnole o di derivazione ispanica, cercando di sondare fra i loro meandri tutto quello che sfugge all’ideologia del bimbo beato che dorme felice fra le braccia di una mamma gioiosa. Si tratta di liriche di tradizione infantile molto antiche ma ancora presenti nell’immaginario contemporaneo.File | Dimensione | Formato | |
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