La crisi pandemica che ancora sta perdurando ci confina chiudendoci nelle nostre case introducendo una discontinuità che capovolge totalmente le relazioni tra le persone e gli spazi in cui abitiamo colpendo l’uomo nel valore più immateriale della propria vita reale: la relazione con il prossimo. Nella storia recente, questi periodi sono stati un formidabile impulso nel riconfigurare la società e lo spazio in cui viviamo, dalla crisi del sistema economico ottocentesco che ha generato la città moderna, produttrice di merci, a quella finanziaria del 2008 fino a quella della comunicazione globalizzata, che ha contrapposto lo spazio digitale a quello fisico. Ci troviamo quindi in una situazione di crisi che però può divenire, se opportunamente trasformata, una risorsa per adeguare i metodi e gli strumenti del progetto di architettura al nuovo mondo che va riconfigurandosi. Ci possiamo rapportare al nuovo, al futuro secondo due approcci: l’uno che intravvede nel rapporto consequenziale con il passato, il futuro, che nasce quindi sull’intrigo, l’altro che ne fa una venuta al mondo, un inizio di un nuovo percorso. Il primo ci mette in relazione con il tempo, attraverso una lettura retrospettiva della storia, che proprio perché in relazione con quest’ultima vede il futuro come un qualcosa che non è completamente nuovo, “presuppone che la chiave del futuro dipenda sempre dal passato” sviluppando una narrazione dell’intrigo che si districa attraverso un insieme di relazioni la cui chiave di lettura si basa sul il concetto di traduzione e ospitalità. In entrambi i concetti è presente una interpretazione del tempo che si proietta in spazi differenti al contrario di quello che avviene oggi, dove la società capitalistica con la tecnoscienza e gli apparati digitali, ci mantiene sempre in un costante presente, non volendoci far ragionare né sul passato né sul futuro. Come poter allora interpretare la contemporaneità e il progetto di architettura in quest’epoca individuata dagli storici come epoca del capitolocene, che ci ha portato ad un non ritorno? Attraverso l’interstizio, che è uno spazio di relazione umane e spaziali, costituito da plurime realtà e differenti saperi, contraddittori, frazionati, ibridi, che si oppongono ad un’idea di cultura intesa come verità unica, oggettiva, scientifica per suggerire verità dovute alle relazioni fra cose, spazi e persone, ovvero altre possibilità di scambio rispetto a quelle in vigore, nasce proprio, nell’era della complessità, dall’intersezione fra i due concetti di intrigo e nuovo inizio: uno spazio in cui il tempo è sia passato ma anche futuro nella prospettiva di un nuovo inizio. Per operare nello spazio interstiziale, dobbiamo aggiornare i metodi e i tools propri del progetto di architettura utilizzando un nuovo alfabeto che ”inserisca” e “sostenga” gli elementi presenti e futuri, sintetizzandoli fino a farli propri attraverso meccanismi di mutazione dell’esistente, basato su un nuovo sistema complesso di relazioni: un ecosistema, che si fonda sul rapporto trasversale tra l’intrigo e il nuovo inizio.

L’interstizio come risorsa progettuale per realizzare nuovi spazi di relazione

alessandro gaiani
2021

Abstract

La crisi pandemica che ancora sta perdurando ci confina chiudendoci nelle nostre case introducendo una discontinuità che capovolge totalmente le relazioni tra le persone e gli spazi in cui abitiamo colpendo l’uomo nel valore più immateriale della propria vita reale: la relazione con il prossimo. Nella storia recente, questi periodi sono stati un formidabile impulso nel riconfigurare la società e lo spazio in cui viviamo, dalla crisi del sistema economico ottocentesco che ha generato la città moderna, produttrice di merci, a quella finanziaria del 2008 fino a quella della comunicazione globalizzata, che ha contrapposto lo spazio digitale a quello fisico. Ci troviamo quindi in una situazione di crisi che però può divenire, se opportunamente trasformata, una risorsa per adeguare i metodi e gli strumenti del progetto di architettura al nuovo mondo che va riconfigurandosi. Ci possiamo rapportare al nuovo, al futuro secondo due approcci: l’uno che intravvede nel rapporto consequenziale con il passato, il futuro, che nasce quindi sull’intrigo, l’altro che ne fa una venuta al mondo, un inizio di un nuovo percorso. Il primo ci mette in relazione con il tempo, attraverso una lettura retrospettiva della storia, che proprio perché in relazione con quest’ultima vede il futuro come un qualcosa che non è completamente nuovo, “presuppone che la chiave del futuro dipenda sempre dal passato” sviluppando una narrazione dell’intrigo che si districa attraverso un insieme di relazioni la cui chiave di lettura si basa sul il concetto di traduzione e ospitalità. In entrambi i concetti è presente una interpretazione del tempo che si proietta in spazi differenti al contrario di quello che avviene oggi, dove la società capitalistica con la tecnoscienza e gli apparati digitali, ci mantiene sempre in un costante presente, non volendoci far ragionare né sul passato né sul futuro. Come poter allora interpretare la contemporaneità e il progetto di architettura in quest’epoca individuata dagli storici come epoca del capitolocene, che ci ha portato ad un non ritorno? Attraverso l’interstizio, che è uno spazio di relazione umane e spaziali, costituito da plurime realtà e differenti saperi, contraddittori, frazionati, ibridi, che si oppongono ad un’idea di cultura intesa come verità unica, oggettiva, scientifica per suggerire verità dovute alle relazioni fra cose, spazi e persone, ovvero altre possibilità di scambio rispetto a quelle in vigore, nasce proprio, nell’era della complessità, dall’intersezione fra i due concetti di intrigo e nuovo inizio: uno spazio in cui il tempo è sia passato ma anche futuro nella prospettiva di un nuovo inizio. Per operare nello spazio interstiziale, dobbiamo aggiornare i metodi e i tools propri del progetto di architettura utilizzando un nuovo alfabeto che ”inserisca” e “sostenga” gli elementi presenti e futuri, sintetizzandoli fino a farli propri attraverso meccanismi di mutazione dell’esistente, basato su un nuovo sistema complesso di relazioni: un ecosistema, che si fonda sul rapporto trasversale tra l’intrigo e il nuovo inizio.
2021
979-12-80379-00-9
relazione, interstizio, spazio marginale, strumenti adattivi
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