Il contributo pone all’attenzione cinque costrutti (fatica, educazione, necessità, valore, inattualità) di grande complessità, sia che li si consideri uno ad uno sia, maggiormente, nel loro intersecarsi e nella loro significazione dialettica. Presa nella sua accezione più immediata e superficiale, la inattualità di una questione non si connota positivamente: l’estraneità, la non rispondenza, la non conformità alle tendenze più macroscopiche e trainanti del contesto in cui ci si pone paiono, infatti, caratteristiche che scoraggiano, di primo acchito, dall’investire risorse in una proposta che, addirittura, può porsi controcorrente rispetto a concezioni e obiettivi ritenuti comuni e dominanti o – per introdurre una nota provocatoria – alla moda e vincenti. In questa prospettiva, poi, è oltremodo manifesto che individuare nella fatica un tema di rilevanza educativa in termini di necessità, quando buona parte della storia umana e delle sue invenzioni coincide con la progressiva tensione ad affrancarsi da essa, risulta disorientante. Ancora più disorientante è l’attributo di valore che qui si dà alla fatica: se la necessità, infatti, può essere in qualche modo ricondotta alla inevitabilità della fatica in pressoché tutte le attività umane (nella misura in cui richiedono un dispendio di energie, di tempo, di motivazione ecc.), rendendola dunque una sorta di “male necessario”, il valore la colloca inequivocabilmente sul piano non certo di quanto si è obtorto collo costretti a sopportare, bensì di ciò che è desiderabile perché buono, utile, fruttuoso. Così come di non poco momento sono le implicazioni che interessano l’educazione – intesa nella doppia articolazione dell’educare e dell’educarsi – giacché ci interrogano sul senso e sulle finalità di qualsivoglia processo di insegnamento/apprendimento e, congiuntamente, sull’identità e sui ruoli dei suoi protagonisti, portando a chiederci che tipo di fatica è quella che si esperisce nell’educazione, chi riguarda, cosa produce, e, in ultima analisi: cui prodest? Per dipanare tali questioni e le loro reciproche influenze, crediamo occorra, innanzitutto, portare la riflessione ad un livello più profondo, ri-significando tanto il concetto di inattualità quanto quello di fatica.

Sulla fatica in educazione; necessità, valore, inattualità

Elena Marescotti
2021

Abstract

Il contributo pone all’attenzione cinque costrutti (fatica, educazione, necessità, valore, inattualità) di grande complessità, sia che li si consideri uno ad uno sia, maggiormente, nel loro intersecarsi e nella loro significazione dialettica. Presa nella sua accezione più immediata e superficiale, la inattualità di una questione non si connota positivamente: l’estraneità, la non rispondenza, la non conformità alle tendenze più macroscopiche e trainanti del contesto in cui ci si pone paiono, infatti, caratteristiche che scoraggiano, di primo acchito, dall’investire risorse in una proposta che, addirittura, può porsi controcorrente rispetto a concezioni e obiettivi ritenuti comuni e dominanti o – per introdurre una nota provocatoria – alla moda e vincenti. In questa prospettiva, poi, è oltremodo manifesto che individuare nella fatica un tema di rilevanza educativa in termini di necessità, quando buona parte della storia umana e delle sue invenzioni coincide con la progressiva tensione ad affrancarsi da essa, risulta disorientante. Ancora più disorientante è l’attributo di valore che qui si dà alla fatica: se la necessità, infatti, può essere in qualche modo ricondotta alla inevitabilità della fatica in pressoché tutte le attività umane (nella misura in cui richiedono un dispendio di energie, di tempo, di motivazione ecc.), rendendola dunque una sorta di “male necessario”, il valore la colloca inequivocabilmente sul piano non certo di quanto si è obtorto collo costretti a sopportare, bensì di ciò che è desiderabile perché buono, utile, fruttuoso. Così come di non poco momento sono le implicazioni che interessano l’educazione – intesa nella doppia articolazione dell’educare e dell’educarsi – giacché ci interrogano sul senso e sulle finalità di qualsivoglia processo di insegnamento/apprendimento e, congiuntamente, sull’identità e sui ruoli dei suoi protagonisti, portando a chiederci che tipo di fatica è quella che si esperisce nell’educazione, chi riguarda, cosa produce, e, in ultima analisi: cui prodest? Per dipanare tali questioni e le loro reciproche influenze, crediamo occorra, innanzitutto, portare la riflessione ad un livello più profondo, ri-significando tanto il concetto di inattualità quanto quello di fatica.
2021
978-88-3511-859-6
educaizone, fatica, inattualità
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