La città rivendicata. Isole di resilienza nell’arcipelago urbano. Uso Temporaneo e trasformazione in condizioni di emergenza [The Reclaimed City. Islands of resilience in the urban archipelago. "Temporary Use" and transformation in emergency conditions]

The crisis resulting from the effects of the pandemic has revealed more than just a financial impact, but also the inability of our cities to react to pressing changes that cannot be postponed. Only a portion of this can be traced back to the structural inertia in modifying a social framework founded on automatisms that involve both action (pràxis) and production (poiesis). The primary cause can be found in the deontic function of the Plan and its regulatory corollaries. In this restrictive context, the need for intervention in emergency conditions in our country required a dangerous dependence on the "state of exception". Some pioneering practices nevertheless demonstrated the existence of effective alternatives to extraordinary measures, legitimising the pre-eminence of the culture of design in urban transformation.

A partire dalla seconda metà degli anni ’70, il modello dell’“arcipelago urbano” è venuto a costituire un paradigma complementare a quello della cosiddetta “città per parti”, attraverso il quale la cultura del progetto ha inteso interpretare il processo dissolutivo della città post-industriale nei termini di un rinnovato “progetto di crisi” di manifesta radicalità. La rigenerazione urbana ne eredita lo spirito, invertendone tuttavia le polarità: ciò che allora veniva riconosciuto come frammento di senso dotato di forte identità e carattere, capace di sopravvivere alla crisi stessa, quale elemento costitutivo di un insieme, che il progetto intendeva semplicemente fissare nella sua metafisica sospensione, viene oggi ripensato come spazio di rivendicazione sperimentalmente, attraverso il coinvolgimento diretto di nuove forme di soggettività, al fine di ritrovare inedite forme di unità, alla ricerca del bene comune perduto.