Riflessione in memoria dell'amico e collega Claudio D'Amato Guerrieri. Dall’incontro con Claudio emergono, per la ricerca documentativa in corso, progetti e opere di architettura – dai disegni e dettagli esecutivi accuratissimi – come la Facoltà di Agraria della Mediterranea a Reggio Calabria (1986-1993) e, anche, micro spazi urbani come il Giardino delle Ore a Roma (1993); opere che, a un solo sguardo, evidenziano le “forme particolari”, la cifra stilistica del loro autore intrisa di linguaggio storicista, figlio di una “orientata” formazione universitaria e di una tendenza architettonica – “fortunata”, quanto “effimera” nella sua durata – che affondava le radici nel successo della “Via Novissima” inaugurata dall’influente maestro Paolo Portoghesi, nei lontanissimi – oramai – anni Ottanta del Novecento. La condivisione degli obbiettivi di fondo – ovvero l’aspettativa di riabilitazione del disciplinare stereotomico legato al materiale laterizio, unitamente all’impostazione della ricerca tesa a far convergere, all’interno di un inedito lavoro pubblicistico, architettura e costruzione fuse in un tutt’uno – fa passare in secondo piano ogni confronto, ogni discussione sulla natura della “vita delle forme” – “restaurative” (ovvero “storicistiche”), “re-interpretative” o “nuove” (ovvero “innovative”) – che il materiale avrebbe dovuto o potuto portare con sé nella sua auspicata “rivalorizzazione” e/o “rinascita” nel contemporaneo.
Affinità e distanze
Acocella Alfonso
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2020
Abstract
Riflessione in memoria dell'amico e collega Claudio D'Amato Guerrieri. Dall’incontro con Claudio emergono, per la ricerca documentativa in corso, progetti e opere di architettura – dai disegni e dettagli esecutivi accuratissimi – come la Facoltà di Agraria della Mediterranea a Reggio Calabria (1986-1993) e, anche, micro spazi urbani come il Giardino delle Ore a Roma (1993); opere che, a un solo sguardo, evidenziano le “forme particolari”, la cifra stilistica del loro autore intrisa di linguaggio storicista, figlio di una “orientata” formazione universitaria e di una tendenza architettonica – “fortunata”, quanto “effimera” nella sua durata – che affondava le radici nel successo della “Via Novissima” inaugurata dall’influente maestro Paolo Portoghesi, nei lontanissimi – oramai – anni Ottanta del Novecento. La condivisione degli obbiettivi di fondo – ovvero l’aspettativa di riabilitazione del disciplinare stereotomico legato al materiale laterizio, unitamente all’impostazione della ricerca tesa a far convergere, all’interno di un inedito lavoro pubblicistico, architettura e costruzione fuse in un tutt’uno – fa passare in secondo piano ogni confronto, ogni discussione sulla natura della “vita delle forme” – “restaurative” (ovvero “storicistiche”), “re-interpretative” o “nuove” (ovvero “innovative”) – che il materiale avrebbe dovuto o potuto portare con sé nella sua auspicata “rivalorizzazione” e/o “rinascita” nel contemporaneo.File | Dimensione | Formato | |
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