L’articolo si occupa della intimità analitica, tema del 50° Congresso IPA (Buenos Aires 2017), con un reportage di sintesi su alcuni dei principali contributi presentati e con un focus specifico sulla dialettica tra dolore e piacere dell’analista nel qualificare questa intimità. Stefano Bolognini considera l’intimità come una dimensione relazionale nel contesto della quale è possibile un interscambio di contenuti interni che rimandano, per equivalenza simbolica, alle fasi precoci delle esperienze primarie e ai corrispettivi processi di scambio inter-corporeo. Una sana intimità analitica si dispiega quindi nel campo dell’interpsichico e costituisce una condizione imprescindibile alla base dei processi di autentico cambiamento promossi dal lavoro analitico. Claudio Eizirik, soffermandosi sulle caratteristiche dell’intimità nelle diverse tappe della vita, si occupa della formazione analitica e dell’importanza che ha, per la crescita della psicoanalisi, la qualità dell’intimità che si realizza tra candidato e analista di training, condizione che permette di consolidare una buona intimità con l’oggetto psicoanalitico interno. Virginia Ungar fa riferimento al “conflitto estetico” di Meltzer, per il quale l’intimità è il contesto in cui può dispiegarsi l’esperienza emotiva che dà origine al pensiero e alla simbolizzazione, nella prossimità con l’oggetto che definisce un’esperienza a forte carica emozionale e sensoriale. Ungar sottolinea anche l’evidenza di una trasformazione del concetto stesso di intimità nel mondo contemporaneo, sempre più caratterizzato dall’istantaneità dei contatti e degli scambi nella comunicazione digitale e dalla sovraesposizione della vita privata sui social network. Nel contesto argomentativo sulla intimità analitica si collocano diversi contributi (Levy, Badoni, Guignard, de la Sierra) che convergono nel valorizzare il fatto che l’intimità analitica presuppone la presenza di un tono edonico di fondo che attiene agli investimenti libidici dell’analista e, più in generale, alle possibilità di un “sentire” dell’analista che ha nel dolore il proprio corrispettivo, al contempo, dialettico e costitutivo. “Capacità di soffrire il dolore” e “capacità di provare piacere”, quindi, sono da considerarsi come prerogative irriducibilmente sinergiche e complementari della persona dell’analista, nel riconoscimento dell’importanza del suo funzionamento psichico e della sua capacità di coinvolgimento nella relazione analitica.

50°congresso ipa - Buenos Aires 2017. Intimacy. l’intimità nella relazione analitica

Tugnoli S.
Writing – Review & Editing
2017

Abstract

L’articolo si occupa della intimità analitica, tema del 50° Congresso IPA (Buenos Aires 2017), con un reportage di sintesi su alcuni dei principali contributi presentati e con un focus specifico sulla dialettica tra dolore e piacere dell’analista nel qualificare questa intimità. Stefano Bolognini considera l’intimità come una dimensione relazionale nel contesto della quale è possibile un interscambio di contenuti interni che rimandano, per equivalenza simbolica, alle fasi precoci delle esperienze primarie e ai corrispettivi processi di scambio inter-corporeo. Una sana intimità analitica si dispiega quindi nel campo dell’interpsichico e costituisce una condizione imprescindibile alla base dei processi di autentico cambiamento promossi dal lavoro analitico. Claudio Eizirik, soffermandosi sulle caratteristiche dell’intimità nelle diverse tappe della vita, si occupa della formazione analitica e dell’importanza che ha, per la crescita della psicoanalisi, la qualità dell’intimità che si realizza tra candidato e analista di training, condizione che permette di consolidare una buona intimità con l’oggetto psicoanalitico interno. Virginia Ungar fa riferimento al “conflitto estetico” di Meltzer, per il quale l’intimità è il contesto in cui può dispiegarsi l’esperienza emotiva che dà origine al pensiero e alla simbolizzazione, nella prossimità con l’oggetto che definisce un’esperienza a forte carica emozionale e sensoriale. Ungar sottolinea anche l’evidenza di una trasformazione del concetto stesso di intimità nel mondo contemporaneo, sempre più caratterizzato dall’istantaneità dei contatti e degli scambi nella comunicazione digitale e dalla sovraesposizione della vita privata sui social network. Nel contesto argomentativo sulla intimità analitica si collocano diversi contributi (Levy, Badoni, Guignard, de la Sierra) che convergono nel valorizzare il fatto che l’intimità analitica presuppone la presenza di un tono edonico di fondo che attiene agli investimenti libidici dell’analista e, più in generale, alle possibilità di un “sentire” dell’analista che ha nel dolore il proprio corrispettivo, al contempo, dialettico e costitutivo. “Capacità di soffrire il dolore” e “capacità di provare piacere”, quindi, sono da considerarsi come prerogative irriducibilmente sinergiche e complementari della persona dell’analista, nel riconoscimento dell’importanza del suo funzionamento psichico e della sua capacità di coinvolgimento nella relazione analitica.
2017
Tugnoli, S.
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