Questo testo è dedicato all’educazione interculturale con i più piccoli, come recita il sottotitolo. Lo scopo è quello di offrire una comunicazione narrativa fra prima infanzia e culture. La proposta formativa che si rivolge agli inseganti della scuola dell’infanzia è dedicata a tutti i bambini, non solo a quelli che vengono da tradizioni differenti perché l’integrazione è sempre reciproca oppure è colonialismo. La prima parte, di carattere teorico, cerca di mettere a fuoco i congegni formativi ed epistemici della Pedagogia narrativa quale spazio di incontro e integrazione, ed è dedicata agli insegnanti della scuola della prima infanzia, ma anche ai genitori, ai nonni, a quanti vogliono entrare nel mondo bambino con le chiavi della differenza. La seconda parte è invece di carattere prassico. Sono storie che vengono da luoghi e tempi differenti. Storie che dovrebbero essere lette, interpretate, recitate, reinventate perché solo la mediazione dell’adulto può fare dello sguardo bambino una finestra sulle differenze. Ritengo che sia molto importante aiutare il bambino sin dai primi anni di vita a forgiare il proprio linguaggio sul paradigma della differenza perché il linguaggio e la sua struttura veicolano una visione del mondo, una sensibilità che è bene sia interculturale se vogliamo preparare un futuro di accoglienza e integrazione.
Fabulario arcobaleno. L'educazione interculturale con i più piccoli
Anita Gramigna
2020
Abstract
Questo testo è dedicato all’educazione interculturale con i più piccoli, come recita il sottotitolo. Lo scopo è quello di offrire una comunicazione narrativa fra prima infanzia e culture. La proposta formativa che si rivolge agli inseganti della scuola dell’infanzia è dedicata a tutti i bambini, non solo a quelli che vengono da tradizioni differenti perché l’integrazione è sempre reciproca oppure è colonialismo. La prima parte, di carattere teorico, cerca di mettere a fuoco i congegni formativi ed epistemici della Pedagogia narrativa quale spazio di incontro e integrazione, ed è dedicata agli insegnanti della scuola della prima infanzia, ma anche ai genitori, ai nonni, a quanti vogliono entrare nel mondo bambino con le chiavi della differenza. La seconda parte è invece di carattere prassico. Sono storie che vengono da luoghi e tempi differenti. Storie che dovrebbero essere lette, interpretate, recitate, reinventate perché solo la mediazione dell’adulto può fare dello sguardo bambino una finestra sulle differenze. Ritengo che sia molto importante aiutare il bambino sin dai primi anni di vita a forgiare il proprio linguaggio sul paradigma della differenza perché il linguaggio e la sua struttura veicolano una visione del mondo, una sensibilità che è bene sia interculturale se vogliamo preparare un futuro di accoglienza e integrazione.File | Dimensione | Formato | |
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