A dispetto dell’opinione corrente, il concetto di “patrimonio” (come l’etimo della parola ricorda in quanto composto di pater e munus, a indicare l’esercizio di un principio di autorità), presume che i valori di cui l’edilizia si fa testimonianza operante siano ancora riconosciuti e accettati dalla relativa comunità insediata. Per questa ragione l’uso del termine a indicare un immobile abbandonato, in attesa di trasformazione, non pare appropriato. Lo stato in cui esso si trova, infatti, risulta ontologicamente parlando “sciolto” da quel legame “significato” in cui la morfologia urbana identifica il carattere convenzionale del “tipo” edilizio. Priva di ogni specifica connotazione, ciò che resta a seguito di una crisi d’identità-politica, sociale, culturale ed economica- si offre come “nuda architettura”, in quanto tale disponibile a processi rigenerativi attraverso i quali ricominciare a significare. Ciò comporta che l’azione di riscatto dalla condizione di oblio e degrado a cui è stata condannata l’edilizia giochi un ruolo determinante nella riconquista di un significato inedito, attribuendo pertanto al soggetto coinvolto un ruolo dirimente. Quanto affermato consente di affermare che oggi il patrimonio non possa essere altro che un obiettivo a cui aspirare, per prove ed errori, attraverso la sperimentazione resa possibile dalle pratiche di riattivazione della città post-globale, in una logica di economia circolare.

Nude architetture. Patrimonio, abbandono e rigenerazione della città in crisi

nicola marzot
2019

Abstract

A dispetto dell’opinione corrente, il concetto di “patrimonio” (come l’etimo della parola ricorda in quanto composto di pater e munus, a indicare l’esercizio di un principio di autorità), presume che i valori di cui l’edilizia si fa testimonianza operante siano ancora riconosciuti e accettati dalla relativa comunità insediata. Per questa ragione l’uso del termine a indicare un immobile abbandonato, in attesa di trasformazione, non pare appropriato. Lo stato in cui esso si trova, infatti, risulta ontologicamente parlando “sciolto” da quel legame “significato” in cui la morfologia urbana identifica il carattere convenzionale del “tipo” edilizio. Priva di ogni specifica connotazione, ciò che resta a seguito di una crisi d’identità-politica, sociale, culturale ed economica- si offre come “nuda architettura”, in quanto tale disponibile a processi rigenerativi attraverso i quali ricominciare a significare. Ciò comporta che l’azione di riscatto dalla condizione di oblio e degrado a cui è stata condannata l’edilizia giochi un ruolo determinante nella riconquista di un significato inedito, attribuendo pertanto al soggetto coinvolto un ruolo dirimente. Quanto affermato consente di affermare che oggi il patrimonio non possa essere altro che un obiettivo a cui aspirare, per prove ed errori, attraverso la sperimentazione resa possibile dalle pratiche di riattivazione della città post-globale, in una logica di economia circolare.
2019
978-88-909054-9-0
rigenerazione urbana, usi temporanei, innovazione sociale
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