. Un approccio multidisciplinare basato su indagini geomorfologiche, geostrutturali e geofisiche ha permesso di valutare l’evoluzione morfodinamica e le tipologie prevalenti di instabilità di un versante in roccia ubicato nell'Appennino lucano, nei pressi dell’abitato di San Chirico Raparo. L’area di studio è rappresentata da un plateau di travertino posto a circa 810 metri s.l.m. che poggia su conglomerati quaternari appartenenti alla successione plio-pleistocenica del bacino di Sant’Arcangelo Auctt. e su un'alternanza arenaceo-pelitica oligo-miocenica ascrivibile alla Formazione di Albidona. Il litosoma di travertino è inciso trasversalmente da corsi d’acqua di basso ordine gerarchico che - in un intervallo temporale di circa 80.000-90.000 anni - hanno prodotto una parete verticale di 30 metri circa non in equilibrio con il sistema morfoclimatico attuale. Il versante in roccia evolve attualmente con meccanismi di rock fall, causando frequenti danni alle infrastrutture circostanti. Episodi di crolli sono stati registrati anche in coincidenza dell’evento sismico del Settembre 1998 con epicentro nella contigua area della Catena del Pollino. Rilievi geologici e strutturali hanno permesso di ricostruire la geometria e lo stato di fratturazione del corpo roccioso. I dati giaciturali sono stati elaborati con il metodo della sovrapposizione che ha rivelato i meccanismi di instabilità dominanti lungo la parete rocciosa e le famiglie di discontinuità cinematicamente attivabili. Gli aspetti relativi alla distribuzione ed all’andamento delle fratture in profondità e la geometria della superficie di appoggio dei travertini sono stati investigati tramite tomografie geoelettriche ad alta risoluzione, grazie alle quali è stato possibile riconoscere anche la spaziatura dei principali sistemi e dunque – unitamente alle misure sul campo - le volumetrie potenzialmente instabili. L'integrazione dei dati acquisiti con le diverse metodologie ha fornito un quadro sufficientemente chiaro sui caratteri morfoevolutivi del fronte roccioso nell'attuale contesto climatico ed in coincidenza di triggering sismico.
Caratteri morfoevolutivi e valutazione dei distacchi potenziali di un versante in roccia nei pressi di San Chirico Raparo (Basilicata): applicazione integrata di metodi geologici e geofisici
RIZZO E;
2003
Abstract
. Un approccio multidisciplinare basato su indagini geomorfologiche, geostrutturali e geofisiche ha permesso di valutare l’evoluzione morfodinamica e le tipologie prevalenti di instabilità di un versante in roccia ubicato nell'Appennino lucano, nei pressi dell’abitato di San Chirico Raparo. L’area di studio è rappresentata da un plateau di travertino posto a circa 810 metri s.l.m. che poggia su conglomerati quaternari appartenenti alla successione plio-pleistocenica del bacino di Sant’Arcangelo Auctt. e su un'alternanza arenaceo-pelitica oligo-miocenica ascrivibile alla Formazione di Albidona. Il litosoma di travertino è inciso trasversalmente da corsi d’acqua di basso ordine gerarchico che - in un intervallo temporale di circa 80.000-90.000 anni - hanno prodotto una parete verticale di 30 metri circa non in equilibrio con il sistema morfoclimatico attuale. Il versante in roccia evolve attualmente con meccanismi di rock fall, causando frequenti danni alle infrastrutture circostanti. Episodi di crolli sono stati registrati anche in coincidenza dell’evento sismico del Settembre 1998 con epicentro nella contigua area della Catena del Pollino. Rilievi geologici e strutturali hanno permesso di ricostruire la geometria e lo stato di fratturazione del corpo roccioso. I dati giaciturali sono stati elaborati con il metodo della sovrapposizione che ha rivelato i meccanismi di instabilità dominanti lungo la parete rocciosa e le famiglie di discontinuità cinematicamente attivabili. Gli aspetti relativi alla distribuzione ed all’andamento delle fratture in profondità e la geometria della superficie di appoggio dei travertini sono stati investigati tramite tomografie geoelettriche ad alta risoluzione, grazie alle quali è stato possibile riconoscere anche la spaziatura dei principali sistemi e dunque – unitamente alle misure sul campo - le volumetrie potenzialmente instabili. L'integrazione dei dati acquisiti con le diverse metodologie ha fornito un quadro sufficientemente chiaro sui caratteri morfoevolutivi del fronte roccioso nell'attuale contesto climatico ed in coincidenza di triggering sismico.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.