Introduzione. Il sorriso e il distress rappresentano due pattern espressivo-facciali cruciali nel corso del primo sviluppo, consentendo al lattante di manifestare i propri bisogni e regolando le prime interazioni madre-bambino. Queste espressioni sono osservabili molto precocemente, addirittura prima della nascita (Dondi, Agnoli, e Franchin, 2010; Dondi et al., 2014), ma soltanto tra il primo e il secondo mese entrambe iniziano a dipendere sistematicamente dall’attivazione di due sistemi emozionali fondamentali, quello del piacere (attivazione emozionale positiva) e quello del dolore (attivazione emozionale negativa). La presente ricerca ha come obiettivo indagare, attraverso il FACS (Facial Action Coding System; Ekman, Friesen e Hager, 2002) e il Baby FACS (Oster, 2015), la modulazione delle azioni facciali (AUs) associate al sorriso e al distress in un gruppo di lattanti di tre mesi nel corso dell’interazione faccia-a-faccia secondo le modalità che specificano il paradigma sperimentale dello Still-Face. Metodo. Due osservatori indipendenti, esperti nella microanalisi del comportamento facciale, hanno utilizzato il FACS e il Baby FACS per descrivere tutti i sorrisi (AU12 e AUs co-occorrenti) e tutte le espressioni facciali di distress (AU4 e AUs co-occorrenti) esibite da 40 lattanti (20 femmine) di tre mesi (M= 94.69 giorni; DS= 6.51) durante le fasi che caratterizzano il paradigma: una fase iniziale di interazione faccia-a-faccia tra madre e bambino (Pre-SF; 2 min.); una seconda fase in cui la madre assume un’espressione neutra rimanendo immobile (Still-Face; 1 min.); una terza e ultima fase in cui l’interazione faccia-a-faccia può riprendere (Post-SF; 2 min.). Risultati. I confronti statistici hanno evidenziato la presenza di numerose differenze significative con valori di p compresi tra .05 e .001. In particolare, è stata osservata una minore frequenza e una minore durata (media e totale) del le tipologie di sorriso (semplice, Duchenne, play/duplay) osservate nella fase di Still-Face rispetto alle altre fasi. Relativamente al distress (brow knitting, brow knotting, cry-face, pout) non sono emerse differenze significative sebbene sia evidente un andamento opposto rispetto a quanto registrato per il sorriso. Ulteriori approfondimenti, nonché le analisi statistiche che riguardano le differenze di genere e la relazione tra le due espressioni facciali, sono in corso. Conclusioni. I risultati hanno confermato la sorprendente quanto precoce competenza interattiva del lattante nonché l’efficacia del paradigma Still-Face per lo studio sistematico di tale competenza (Adamson e Frick, 2003; Mesman, 2009). In particolare, attraverso una sofisticata modulazione delle due espressioni esaminate, hanno mostrato, all’età di tre mesi, quanto il bambino abbia già sviluppato delle aspettative circa la reciprocità comunicativa che caratterizza l’interazione, e quanto sia in grado di rispondere alla violazione di tali aspettative attraverso cambiamenti significativi nel proprio comportamento espressivo-emozionale.

La modulazione del sorriso e del distress durante l’interazione faccia-a-faccia a tre mesi: il caso dello still-face paradigm

Dondi M
Primo
Conceptualization
;
Menin D
Secondo
Membro del Collaboration Group
;
Aureli T
Ultimo
Membro del Collaboration Group
2019

Abstract

Introduzione. Il sorriso e il distress rappresentano due pattern espressivo-facciali cruciali nel corso del primo sviluppo, consentendo al lattante di manifestare i propri bisogni e regolando le prime interazioni madre-bambino. Queste espressioni sono osservabili molto precocemente, addirittura prima della nascita (Dondi, Agnoli, e Franchin, 2010; Dondi et al., 2014), ma soltanto tra il primo e il secondo mese entrambe iniziano a dipendere sistematicamente dall’attivazione di due sistemi emozionali fondamentali, quello del piacere (attivazione emozionale positiva) e quello del dolore (attivazione emozionale negativa). La presente ricerca ha come obiettivo indagare, attraverso il FACS (Facial Action Coding System; Ekman, Friesen e Hager, 2002) e il Baby FACS (Oster, 2015), la modulazione delle azioni facciali (AUs) associate al sorriso e al distress in un gruppo di lattanti di tre mesi nel corso dell’interazione faccia-a-faccia secondo le modalità che specificano il paradigma sperimentale dello Still-Face. Metodo. Due osservatori indipendenti, esperti nella microanalisi del comportamento facciale, hanno utilizzato il FACS e il Baby FACS per descrivere tutti i sorrisi (AU12 e AUs co-occorrenti) e tutte le espressioni facciali di distress (AU4 e AUs co-occorrenti) esibite da 40 lattanti (20 femmine) di tre mesi (M= 94.69 giorni; DS= 6.51) durante le fasi che caratterizzano il paradigma: una fase iniziale di interazione faccia-a-faccia tra madre e bambino (Pre-SF; 2 min.); una seconda fase in cui la madre assume un’espressione neutra rimanendo immobile (Still-Face; 1 min.); una terza e ultima fase in cui l’interazione faccia-a-faccia può riprendere (Post-SF; 2 min.). Risultati. I confronti statistici hanno evidenziato la presenza di numerose differenze significative con valori di p compresi tra .05 e .001. In particolare, è stata osservata una minore frequenza e una minore durata (media e totale) del le tipologie di sorriso (semplice, Duchenne, play/duplay) osservate nella fase di Still-Face rispetto alle altre fasi. Relativamente al distress (brow knitting, brow knotting, cry-face, pout) non sono emerse differenze significative sebbene sia evidente un andamento opposto rispetto a quanto registrato per il sorriso. Ulteriori approfondimenti, nonché le analisi statistiche che riguardano le differenze di genere e la relazione tra le due espressioni facciali, sono in corso. Conclusioni. I risultati hanno confermato la sorprendente quanto precoce competenza interattiva del lattante nonché l’efficacia del paradigma Still-Face per lo studio sistematico di tale competenza (Adamson e Frick, 2003; Mesman, 2009). In particolare, attraverso una sofisticata modulazione delle due espressioni esaminate, hanno mostrato, all’età di tre mesi, quanto il bambino abbia già sviluppato delle aspettative circa la reciprocità comunicativa che caratterizza l’interazione, e quanto sia in grado di rispondere alla violazione di tali aspettative attraverso cambiamenti significativi nel proprio comportamento espressivo-emozionale.
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