The palaeolithic site of Isernia La Pineta yielded an exceptional abundance of palaeontological remains preserved within the impressive stratigraphic series, described by Coltorti and Cremaschi in 1983. The recovery of the first human remain, a deciduous incisor, in 2014, is the last major discovery. Archaeozoology has contributed to the reconstruction of the site’s palaeoenvironment in which hominins lived and adopted subsistence strategies. Faunal assemblages consist mainly of bison, rhinoceros and elephant. Less represented are megaceros, red deer, fallow deer, roe deer, thar and hippopotamus. Among the carnivores, bear is the most frequent. The taphonomic study of bone surfaces reveals significant information about human activities carried out at the site. The intentional fracturing on fresh bone is the most documented in particular through impact areas, morphotypes of fractures and percussion cones. The presence of cut-marks produced by lithic tools was found not only on shafts of large ungulates but also on some taxonomically identified remains.

Il giacimento paleolitico di Isernia La Pineta ha restituito un’eccezionale abbondanza di reperti paleontologici che si sono conservati all’interno di una complessa serie stratigrafica, descritta da Coltorti e Cremaschi nel 1983. Il ritrovamento, nel 2014, del primo reperto umano, un incisivo deciduo, rappresenta l’ultima rilevante scoperta. Gli studi archeozoologici hanno contribuito alla ricostruzione del paleoambiente nel quale l’uomo viveva e alla comprensione delle strategie di sussistenza che adottava. Gli insiemi faunistici sono composti principalmente da bisonte, rinoceronte ed elefante. Meno rappresentati sono il megacero, il cervo, il daino, il capriolo, il tahr e l’ippopotamo. Tra i carnivori, l’orso è il più frequente. Dallo studio tafonomico delle superfici ossee sono emersi dati importanti circa le attività antropiche condotte nel sito. La fratturazione intenzionale su osso fresco è la più documentata, in particolare sono state riconosciute aree di impatto, morfotipi di fratturazione e coni di percussione. La presenza di cut-marks prodotti dall’uso di strumenti litici è stata riscontrata soprattutto su diafisi di grandi ungulati ma anche su alcuni reperti identificati tassonomicamente.

Nuovi dati archeozoologici dal sito di Isernia La Pineta (Molise, Italia)

Ursula Thun Hohenstein
Primo
;
Sharada Channarayapatna;Francesca D’Argenio;Carlo Peretto
Ultimo
2019

Abstract

The palaeolithic site of Isernia La Pineta yielded an exceptional abundance of palaeontological remains preserved within the impressive stratigraphic series, described by Coltorti and Cremaschi in 1983. The recovery of the first human remain, a deciduous incisor, in 2014, is the last major discovery. Archaeozoology has contributed to the reconstruction of the site’s palaeoenvironment in which hominins lived and adopted subsistence strategies. Faunal assemblages consist mainly of bison, rhinoceros and elephant. Less represented are megaceros, red deer, fallow deer, roe deer, thar and hippopotamus. Among the carnivores, bear is the most frequent. The taphonomic study of bone surfaces reveals significant information about human activities carried out at the site. The intentional fracturing on fresh bone is the most documented in particular through impact areas, morphotypes of fractures and percussion cones. The presence of cut-marks produced by lithic tools was found not only on shafts of large ungulates but also on some taxonomically identified remains.
2019
978-88-8305-148-7
Il giacimento paleolitico di Isernia La Pineta ha restituito un’eccezionale abbondanza di reperti paleontologici che si sono conservati all’interno di una complessa serie stratigrafica, descritta da Coltorti e Cremaschi nel 1983. Il ritrovamento, nel 2014, del primo reperto umano, un incisivo deciduo, rappresenta l’ultima rilevante scoperta. Gli studi archeozoologici hanno contribuito alla ricostruzione del paleoambiente nel quale l’uomo viveva e alla comprensione delle strategie di sussistenza che adottava. Gli insiemi faunistici sono composti principalmente da bisonte, rinoceronte ed elefante. Meno rappresentati sono il megacero, il cervo, il daino, il capriolo, il tahr e l’ippopotamo. Tra i carnivori, l’orso è il più frequente. Dallo studio tafonomico delle superfici ossee sono emersi dati importanti circa le attività antropiche condotte nel sito. La fratturazione intenzionale su osso fresco è la più documentata, in particolare sono state riconosciute aree di impatto, morfotipi di fratturazione e coni di percussione. La presenza di cut-marks prodotti dall’uso di strumenti litici è stata riscontrata soprattutto su diafisi di grandi ungulati ma anche su alcuni reperti identificati tassonomicamente.
Isernia La Pineta, Archaeozoology, Taphonomy, Middle Pleistocene
Isernia La Pineta, Archeozoologia, Tafonomia, Pleistocene Medio
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